Alessandro Gentile è ripartito da Udine, per rilanciarsi, per provare a trascinare i bianconeri in Serie A. Missione non facile, nemmeno per un campione del suo calibro ma nonostante un inizio di stagione difficile i bianconeri si affidano a lui per crederci ancora, per inseguire l'obiettivo promozione che oggi sembra essere più lontano rispetto ad un anno fa.
La guardia classe '92 ha parlato, nella conferenza stampa di presentazione, dei suoi obiettivi in bianconero, dei suoi sogni: "Vengo da un'estate davvero complicata a livello fisico, dovevo recuperare da un infortunio fastidioso. Quando capitano cose del genere riordini le priorità nella tua vita. Sono contento di essere tornato a giocare, per me è già una grandissima vittoria. E’ stato un episodio difficile da superare, che mi ha fatto crescere sotto tanti aspetti. Ora sto lavorando molto dal punto di vista fisico, giorno dopo giorno sto crescendo di condizione. Mi servirà ancora qualche partita prima di arrivare al 100% della forma.
Perché ho scelto Udine? Ha grande ambizione e ampi margini di crescita. Quando mi hanno contattato è avvenuto tutto in maniera molto naturale. Con Gaspardo sono cresciuto insieme a Treviso, con Cusin ho giocato tanti anni in Nazionale. Mi hanno dato delle motivazioni in più per venire a Udine. Ho trovato una società organizzata, che non ha nulla da invidiare a squadre di categoria superiore. L'Apu ha obiettivi precisi e spero di dare una mano per raggiungerli. C’è tanto lavoro da fare, ci sono stati alti e bassi, dei cambiamenti rispetto all’inizio della stagione ma stiamo lavorando bene. La squadra ha un grande potenziale fisico e tecnico. Cerchiamo di limare i nostri difetti. L'obiettivo è quello di chiudere la regular season in crescendo per arrivare pronti ai playoff.
Se mi sento il leader di questa squadra? Un giocatore non si si definisce da solo leader, è la squadra che si affida naturalmente. Io cerco di portare un’energia positiva ad una squadra che soffre un po’ troppo i momenti di difficoltà, che si abbatte quando le cose non girano nel verso giusto.
L'A2 è un passo indietro? No, è un campionato molto competitivo. Diverso rispetto all’A1 perché gli spazi sono più stretti, l’area è più intasata. Il girone è molto equilibrato, ci sono settimanalmente risultati inaspettati. Tutte le partite sono complicate. Noi dobbiamo pensare una partita alla volta, a prescindere da quale sarà l’avversario che avremo di fronte.
Etichetta di bad boy? Credo che arrivato a questa età non devo dimostrare agli altri se non semplicemente rendere me stesso orgoglioso di quello che faccio. Voglio aiutare la squadra a diventare vincente. L’unica cosa che conta è quello che dice il campo. Se riusciremo a raggiungere gli obiettivi saremo osannati, altrimenti le etichette si sprecheranno non solo per me ma anche per i miei compagni.
Il coach? Innanzitutto ringrazio Boniciolli. E' stata una delle presone che mi ha più voluto qui. Mi spiace molto che sia andato via, questa però è la legge dello sport. Finetti è un ragazzo giovane ma ha grande capacità, preparazione e personalità. A livello d’esperienza cercherò di dargli una mano ma penso sia già pronto per allenare a questo livello.
II futuro? L'obiettivo, lo ribadisco, è quello di arrivare in A1. Difficile nello sport progettare a lungo termine, viviamo nel presente. A fine anno vedendo quello che sarà finale tireremo le somme e prenderemo delle decisioni insieme. Sto anche per diventare padre, una felicità difficile da spiegare. Rende tutto più bello. Sono molto emozionato, vedremo se potrà nascere qui a Udine.
Il treno NBA? In due occasioni ci sono andato molto vicino. Ho fatto scelte più di cuore che di testa, ne vado fiero. Sono stato contento di essere rimasto a Milano, una parte importantissima della mia vita. Ci sono stati contatti concreti che Houston che mi ha scelto al draft. C’era quella possibilità ed è stata una mia decisione non coglierla".
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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