La Nazionale italiana si prepara a sfidare la Germania per i quarti di Nations League. Una doppia sfida che andrà in scena tra Milano e Dortmund e che storicamente è una sfida molto sentita da entrambe le Nazioni.
Per l'occasione, il tedesco Oliver Bierhoff ha parlato alla Gazzetta dello Sport delle sue esperienze passate e delle sue sensazioni per le prossime sfide. Volto noto del nostro campionato, Bierhoff tra le altre ha giocato anche nell'Udinese tra il 1995 e il 1998. Nel corso della stagione 1997-98 ha anche conquistato il titolo di capocannoniere vestendo la maglia bianconera con ben 27 gol. L'anno dopo è approdato al Milan, con cui ha conquistato lo scudetto.
Impegnato come calciatore nella Nazionale tedesca dal 1996 al 2002, Bierhoff vanta nel Palmares un titolo europeo - conquistato ad Inghilterra '96. La sua ultima partita in Nazionale coincide con la finale del Mondiale in Corea del 2002, persa dai tedeschi contro il Brasile. A partire dal 2004 resta protagonista in Nazionale, ma fuori dal campo: fino al 2022 è stato infatti team manager dei tedeschi.
Da dirigente, si è trovato ben tre volte a confrontarsi con gli Azzurri nel corso dei tornei e sommando questi ricordi a quelli collezionati da giocatore non ha dubbi: le partite tra Italia e Germania sono sempre tese, combattute.
Il primo ricordo di Bierhoff delle sfide tra Italia e Germania risale al Mondiale del 1982, vinta dall'Italia contro l'allora Germania dell'Ovest:"Avevo 14 anni nella finale del 1982. Collezionavo le figurine per l'album Panini, mi piacevano gli Azzurri: Scirea, Cabrini, Zoff, Paolo Rossi. Anche se la Germania ha perso contro di loro, questi grandi calciatori italiani mi avevano colpito. Così quando sono andato in Austria a giocare avevano già i numeri liberi, non da uno a undici come in Germania. E io, tedesco, presi il 20 come Paolo Rossi. Non l'ho più lasciato".
Il numero 20 che portava sulle spalle anche alla conquista del titolo europeo nel 1996, arrivato grazie ad un suo golden gol in finale. Italia e Germania si incrociarono anche nel corso di quel torneo, ma in occasione di quella sfida Bierhoff fu tenuto in panchina a causa...dell'Udinese:"Che rabbia. Restai fuori per colpa degli italiani, nel senso che il ct Vogts mi spiegò "Giochi nell'Udinese. Loro ti conoscono". Però dopo quella gara si fece male Fredi Bobic, ci fu spazio per me".
La qualità della squadra del 2006, il secondo gol di Balotelli che ha portato la Germania ad uscire nell'Europeo del 2012: due semifinali, la prima del Mondiale proprio a casa loro, che vivono ancora nella testa di Bierhoff e della Germania tutta. La seconda in particolare è stata una brutta botta per i tedeschi, che a differenza di sei anni prima sentivano di avere tutte le carte in regola per battere gli Azzurri.
Poi i quarti del 2016, una sorta di liberazione per la Germania. Da quel momento è cambiato tutto a dire di Bierhoff e l'Italia ha smesso di essere la squadra di cui si ha più paura, la bestia nera:"Senza offendere nessuno, però soprattutto nel 2006 c'era alta qualità negli azzurri. Io penso che sia stato un grandissimo risultato vincere l'Europeo del 2020, ma generalmente tanti nomi non sono al livello del passato".
Ciò che il tedesco crede faccia bene all'Italia, anche se manca della qualità di un tempo, è trovare quell'unione e quell'entusiasmo, quello spirito di squadra che da la spinta per affrontare al meglio ogni sfida. Andare in campo e capire che il risultato si può ottenere soltanto insieme, chiude così la sua chiacchierata con la Gazzetta.
Occhi puntati sulla prossima doppia sfida, quindi. E che vinca la migliore...o quella con più spirito di squadra.
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