Otto anni non si cancellano. Così, ancora adesso, quando parla dell’Udinese, Riccardo Guffanti ha un’increspatura nella voce. In fondo, è difficile pensare che possa essere diverso per chi ha trascorso tanto tempo in un club a cui ha dato tanto e dal quale ha ricevuto molto. Ai nostri microfoni, l’ex scout della società friulana ha dato un suo giudizio al mercato bianconero ed ha raccontato quali sono i suoi ricordi più piacevoli all’interno di queste otto stagioni.
Riccardo, qual è il Suo giudizio sul mercato dell’Udinese?
“Devo essere sincero: il mercato dell’Udinese mi ha lasciato un po’ perplesso. In particolare, mi hanno stupito le ultime operazioni, come l’addio di Thereau e l’arrivo di Maxi Lopez. Non riesco a definirle bene. Poi, non essendo più in società, non so dare una risposta alla reale strategia di mercato dell’Udinese. È ovvio che ha una base di squadra miscelata tra giovani e meno giovani, giocatori presenti ad Udine da diversi anni. Ha lasciato Karnezis ed è un’operazione sensata perché così facendo il portiere greco ha trovato una sua collocazione e ha lasciato spazio a Scuffet, permettendogli di inserirsi e di diventare a tutti gli effetti un talento di prospettiva. In questo caso, l’Udinese ha rispettato la sua politica, puntando sui giovani, addirittura su un ragazzo proveniente dal proprio vivaio. È stata un’operazione in perfetto stile della società friulana. Non posso dire lo stesso dell’addio di Thereau e dell’acquisto di Maxi Lopez. Potrebbe comunque essere un’opportunità per Perica. Sono contento che sia rimasto ad Udine Jankto: credo sia un giocatore bisognoso di un’altra stagione in Friuli per potersi definitivamente affermare come un calciatore importante per fare il salto di qualità. Sono sincero: mi aspettavo in entrata qualcosa di più”.
Secondo Lei, la cessione di Thereau, unita agli addii di Karnezis e Felipe, non potrebbe rientrare in un processo di generale svecchiamento della rosa?
“Sì, se questa è la strategia concordo con te. Tuttavia, strategicamente, si potrebbe analizzare la situazione del calcio italiano e dire che ci sono 6-7 club di fascia medio-alta in grado di concorrere per i posti Champions e UEFA. Per il resto, dietro c’è un grande livellamento. In questo livellamento, come dimostrato dall’Atalanta o dalla stessa Udinese quando ero presente anch’io e riusciva ogni anno a raggiungere la qualificazione europea, c’è un distacco ancora più forte fra le formazioni. Di conseguenza, squadre come quella friulana potrebbero pensare a qualcosa in più della semplice salvezza. Dal momento che io ritengo che Udine è una società modello sotto questo punto di vista, ecco perché mi aspettavo che ci fossero entrate diverse e che rafforzassero maggiormente una squadra con dei valori per non rimanere in una situazione di sofferenza”.
Ha accennato alle qualificazioni europee dell’Udinese di Guidolin. Si può affermare che quelli siano stati i ricordi più belli dei Suoi 8 anni in bianconero?
“Per me sono stati 8 anni importanti anche sotto l’aspetto della formazione personale. Udine mi ha aiutato e devo ringraziare Gino Pozzo, Andrea Carnevale, il direttore generale Collavino. Io ho avuto modo di imparare tante cose ad Udine. Tante cose non le conoscevo: la capacità di saper osservare a video, di avere riferimenti, di alzare l’asticella della qualità. È più quanto Udine ha dato a me che quanto io ho dato ad Udine, in linea generale. I ricordi più belli, è vero, sono stati le qualificazioni ai preliminari di Champions. Sono stati momenti straordinari, anche per il lavoro dei tecnici, di giocatori straordinari, su tutti Totò Di Natale, e di scouting con una selezione di giovani veramente eccezionale. Mi auguro che l’Udinese possa continuare questo lavoro straordinario. Ecco perché, senza polemica, pensavo ad un ricambio di qualità più alta”.
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