A margine della presentazione del libro di Paolo Condò "La storia del calcio in 50 ritratti" abbiamo avuto il piacere di intervistare Francesco Repice, storica voce della RAI. La partenza, con la serata dedicata agli anni '80 è ovviamente dedicata a Zico: "L'impatto fu tanta roba, dimostrò che anche società che non fossero Juventus, Milan e Inter potevano permettersi certi campioni, quindi c'era una parificazione del livello che oggi non c'è. In secondo luogo ebbi un'incazzatura mostruosa perchè Zico si era promesso alla Roma e non venne da noi, anche se ci consolammo con Cerezo (ride ndr). Terzo, Zico è brasiliano, viene dal Maracanà non c'è niente di più focoso, di più entusiastico e però come è lui sceglie una terra che è pacata, che è riservata, che è timida, talvolta definita fredda, quindi in questo senso lui era un brasiliano atipico. molto poco carioca. In Brasile c'è una distinzione tra carioca e paulisti, i paulisti sono al sud e sono un po' come i milanesi in Italia, i carioca sono i più casinisti e vengono da Rio de Janeiro. Lui invece sembrava fatto apposta per il Friuli".

Dopo il primo decennio degli anni duemila dove l'Udinese lottava per le coppe europee c'è ora un periodo di difficoltà. Cosa succede? "Succede un processo che non sta succedendo solo all'Udinese, squadre che potevano permettersi una competitività maggiore sono stritolate da dei colossi che non lasciano possibilità alla concorrenza, ma, ripeto, non  sta accadendo solo all'Udinese, sta accadendo alla Roma, al Napoli, al Milan, squadre che per blasone potrebbero elevarsi tra le prime e in realtà non possono farlo perchè non hanno il fatturato della Juventus, per fare un esempio. L'Udinese però in questo senso se mi si permette la trovo comunque un'eccezione, perchè ha alle spalle una famiglia che riesce con pochissimi soldi a garantirsi uno stadio di proprietà, un futuro non dico solido, ma comunque senza il rischio che hanno società anche più blasonate di non riuscire a iscriversi ad un campionato o addirittura di sparire".

C'è un po' di timore che quest'anno la "favola Udinese finisca male con una media punti e dei numeri poco rassicuranti: "La "favoletta" non può finire male per due semplici motivi: primo perchè, ma ci auguriamo tutti di no, anche se l'Udinese dovesse toppare il campionato risalirebbe la china nel giro di un anno forse meno, secondo non è detto che vada a finire male quest'anno. Ovviamente devi prendere adesso le distanze dall'ultima che è il Brescia e staccarti da un' ipotetica terzultima, perchè Napoli e Juventus le incontri adesso, ma il Napoli e la Juventus le incontri adesso, le altre che lottano per non retrocedere le incontreranno più tardi. Quindi piedi per terra, siamo solo alla fine del girone d'andata, l'esperienza e la storia ci insegnano che il campionato si decide nelle ultime quattro giornate, sopra, in mezzo e sotto".

Capitolo Gotti, un tecnico che non vuole fare il primo allenatore, pur con l'appoggio di tutte le componenti dell'Udinese. Da fuori che sensazioni dà? "Più che da fuori è da dentro, io mi immagino dei calciatori che lottano per salvarsi che sentono dire dal proprio allenatore "io non me la sento", sembra quasi un'ammissione di resa o comunque un'autovalutazione non in linea con quelle che sono le esigenze della squadra, quindi vanno bene umiltà e sincerità, ma bisognerebbe essere in certi frangenti e in certe situazioni un pochino più cazzuti".

Sezione: Esclusive / Data: Ven 06 dicembre 2019 alle 11:04
Autore: Davide Marchiol
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