Scriviamo, di nuovo, dopo un silenzio che ha tanti padri. Non lo nego, la poca verve friulana delle ultime settimane ne è il principale genitore.

Parto da lontano, da Via del Mare in quel di Lecce: più che obiettivi, per guardare gare come quella dello scorso weekend ci vuole coraggio. Abbraccio una ad una le persone che sono volate in Salento: consolazione non magra, in ogni caso, l'amicizia del popolo locale e la bellezza dei luoghi. Sull'enogastronomia non spendo inutili parole.

Un Lecce terrorizzato dal filotto negativo, infatti, è stato blandito da un'Udinese partecipe dei timori giallorossi, fino all'errore di Udogie; a tempo quasi scaduto Nestorovski ha la palla del pari, non centra lo specchio. Marchetti fischia, Lecce in festa, a Udine se ne fregano in molti. Purtroppo.

E stasera? Uno Stadio Friuli imbandito di azzurro attende di festeggiare lo scudetto partenopeo, alloro che da quelle parti manca da prima che molti degli spettatori nascessero. La gara nel primo tempo sembra vera: Udinese 'cazzuta' che tiene a bada un Napoli nervosissimo a cominciare dal proprio allenatore, che arriva all'altezza dell'area friulana per protestare su una mancata ammonizione di Udogie: per la cronaca, l'ineffabile Abisso non ammonisce neanche lui. Gol bellissimo di Lovric, vantaggio meritato.

Rete di Osimhen in mischia a inizio ripresa, fine delle ostilità, se si eccettua una beklla parata di Silvestri e un paio di contropiede non finalizzati dai bianconeri.

Da lì in poi le squadre fanno capire che la festa può cominciare, e siamo all'ora di gioco. Dai, ci sta.

Non ci sta, però, quel che succede a fine gara.

Invasione 'ospite', se ospite si può chiamare una tifoseria che stasera ha fatto sentire il Napoli a casa; le autorità lasciano fare, e forse era tutto inevitabile; inevitabile anche che qualche tifoso ospite si sentisse in diritto di scendere sotto la curva Nord e faccia capire ai tifosi dell'Udinese che anche stasera di gemellaggio non si può parlare.

Ammetto di non essere pratico di sicurezza, però forse qualcuno poteva prevedere che migliaia di sostenitori napoletani, dopo trentatre anni di attesa, potessero smettere di pensare invadendo il campo; pensavo, però, che nel 2023 in un campo privo di recinzioni per gran parte dell'anello ci fossero in campo strategie tese ad evitare, quantomeno, che le tifoserie venissero in contatto. Sì, perché ad un certo punto anche dalla 'Nord' qualcuno, sentitosi offeso, è sceso sul campo di gioco.

Sapete cosa penso? Che siamo stati fortunati. Che nulla è accaduto, forse qualche insulto ma poco di più. Penso che tutto sommato vedere una delle reti divelta dagli euforici tifosi azzurri, zolle di campo strappate e brandite a mo' di souvenir è nulla; che tutto sommato il fatto che nessuno si sia fatto male (a fine gara un tifoso si è sentito male, ma questo esula da quanto successo al triplice fischio), per chi è credente, è da ascrivere al Superno.

Mi piace pensare però che le autorità, una delle quali mi è simpatica perché autodefinitosi 'molto napoletano', non si affidino all'Altissimo per evitare ogni problema. Ne sono certo: sono certo che stasera avessero previsto tutto.

Ma si sa, sono solo una testa di calcio e capisco poco. E per inciso non sono nemmeno granché credente.

Complimenti al Napoli, che riporta 'a casa' lo scudetto, il primo conquistato senza quel riccioluto angelo dalla faccia sporca che aveva vinto quasi da solo i precedenti due.

Meno complimenti ad altri. Siete bravi, Voi che ci leggete. Di certo sapete a chi mi riferisco: e non è una persona sola.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 04 maggio 2023 alle 23:41
Autore: Franco Canciani
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