Non spenderò una sola parola per la non-prestazione di oggi. Cinque reti alla festa scudetto milanese sono solo lo specchio dell'inutilità. Di chi? Di cosa? Fate voi.

La verità è che scrivere di questa Udinese pesa. Pesa a chi, come me, ormai è vecchio, anagraficamente e del mestiere, e non vuole annoiare nessuno tra un 'però', un 'forse', un 'si dice'.

Rodrigo De Paul ha giocato l'ultima gara in bianconero? A memoria dovrebbe essere la quarta volta. Tutti gli fanno la corte, poi nessuno sborsa il dovuto e a luglio rieccolo qui, col suo 'diéz'.

Si merita di meglio, Rodri? Boh. Alle volte, pur tenendo conto del contributo che l'argentino ha dato alla causa biancanera, penso lo si meriterebbe anche noi, di meglio.

È finita, e nessuno se ne dispera. L'opinionista foresto, ad una televisione vicinissima alla società, pontifica da due mesi dell'inadeguatezza del mister adriese, quasi fosse lui l'unica causa di tutto. Oggi però ha commesso uno sbaglio, che ha prontamente cercato di coprire. Ha sancito un reciso 'adesso bisogna ripartire con logiche diverse'. Le logiche, caro illustre collega, non le dettano i giocatori, né l'allenatore ma la società. E se Lei sostiene questo, morde la mano che, credo, la nutra dato che non penso sia gratuita la sua partecipazione. Le parole hanno un peso, se lo ricordi bene.

Non so cosa succederà, chi arriverà, chi se ne andrà. E francamente oggi mi interessa poco. È vero che Gotti ha mostrato fin troppa fedeltà alla linea guida, ma dire che prima di lui a Udine si sono visti allenatori spavaldi è sbagliato ed ingiusto. Di offensivisti ricordo Pasquale Marino prima maniera, ricordo Don Jùlio e pochissimo d'altro. Anche Guidolin, oggi invocato ma maltollerato alla sua ultima stagione bianconera, godeva di grandi giocatori ma pensava molto a coprirsi ed ancor più a partire lancia in resta in contropiede.

Onestamente non so cosa augurarmi, ma di una cosa oggi sono certo: fra coloro che salutano, in questa piovosa giornata di falsa primavera, c'è il sottoscritto.

È una decisione maturata nel tempo, motivata dalla sensazione di esserne fuori, dal tempo; ogni anno tutti i giornalisti che si rispettino e che non godano di talento insostituibile (pochi) rimettono all'editore e al direttore responsabile il mandato. Oggi io non lo rimetto: rendo, orgoglioso, le password d'accesso al sito del giornale.

Lo faccio perché presto, faccio spoiler, questa testata avrà importanti novità; perché questo calcio ha bisogno di pupille fresche e meno legate delle mie alla tradizione, ai ricordi ed alle maglie uno-undici. Lo dico, faccio questo senza ombra di vittimismo né senso di colpa: urlare 'largo ai giovani' è doveroso, quando la redazione è piena di ragazzi talentuosi ed appassionati che possono raccontare fatti ed opinioni in maniera compiuta.

Cosa? Tempo per cambiare idea? Ma anche no. Parleremo con la direzione, a fondo, ma le mie convinzioni hanno radici profonde. Cosa farò? Continuerò a scrivere, magari per me e gli amici.

Di questa avventura, nata per caso, terza redazione cambiata in meno di quindici anni, mi resterà l'amicizia con Stefano, che potrà contare sempre su di me. La tribuna stampa della Dacia, alla quale non mi sono mai veramente appassionato. Le trasferte al seguito, per una volta non in curva, che hanno sapore diverso.

Di questa settimana mi resterà il volo in cielo del mio omonimo, cantautore siciliano, che tutti chiamano 'Maestro' nemmeno sapendo che Franco detestava questo appellativo. Mi resterà l'ultimo salto in alto, troppo in alto!, di Alessandro che ci lascia Silvia, il piccolo Elio e il suo sorriso, la sua amicizia e l'amara sensazione che il minuto di silenzio sarebbe dovuto essere nazionale, ed invece il nuovo presidente CONI, che festeggerà duecento anni in quella posizione, ha tracheggiato: magari si sarà distratto.

E mi resterà l'amore per l'Udinese. Due colori straordinariamente belli per chi, come me, non solo è nato sotto le insegne dei Savorgnan, ma è cresciuto assieme allo Stadio Friuli, nel quale ha assistito alla 'terremotata' inaugurazione troppi anni fa.

'That's all, folks', scrivevano alla fine dei nostri cartoni animati. È tutto, amici. Salvo il pezzo per caricarlo sul sito, chiudo il computer e saluto tutti, uno per uno, con un abbraccio a prova di virus.

Tanto siamo una piccola comunità. Ci si rivede.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 23 maggio 2021 alle 22:25
Autore: Franco Canciani
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