Costava tanto giocare così anche ad Empoli? La domanda sorge spontanea. Oggi l'Udinese riesce a confezionare la partita perfetta. Non perché sia bella o giocata magistralmente, ma perché riassume in se tutto il mondo del calcio. E' stato uno scontro fra ali: da una parte Suso che ha fatto vedere i sorci verdi a Samir, dall'altra De Paul e Thereau che hanno deciso la partita. Era una battaglia all'ultimo colpo che non è finita 4.4 come anni fa solo perché le due squadre mancano di prime punte che sappiano fare gol. Bacca è stato assente ingiustificato (e sopravvalutato), Zapata ha sbagliato l'impossibile dimostrando che il suo non è un problema di piede, ma di testa. Il colpo, il passaggio, il tiro, era sempre costantemente ritardato di pochi decimi. Quando pensavi “ora fa questo movimento o questo passaggio” passava un minimo lasso di tempo per il quale il milanista che aveva di fronte si preparava e lo neutralizzava.
E' stata la partita perfetta perché la palla è rotonda e la squadra più debole può vincere contro quella più forte. Perché l'Udinese è riuscita nella titanica impresa di prendere un gol fotocopia o quasi rispetto a quello subito ad Empoli. Là a pochi minuti dalla fine, qua a pochi minuti dall'inizio. Simile e speculare. Lo abbiamo visto tutti che la testa era andata da un'altra parte. Quasi pareva che i nostri aspettassero la fine del primo tempo per tornare negli spogliatoi e chiedersi cosa era successo. La farfallata di Faraoni aveva mostrato l'abisso dell'ennesima stagione buttata via da una squadra con poca attenzione e poca dedizione.
E' stata la partita perfetta perché nel calcio come nella vita conta la spina dorsale: in campo c'erano Karnezis, Felipe, Hallfredsson e Thereau. Il francese è in calo di forma e appare evidente, ma questa volta aveva motivazioni da vendere. Facile... davanti c'era il Milan. Sta di fatto che se Jankto è fortissimo in avanti ma molto debole dietro, il gigante buono islandese ha un senso tattico ottimo. Non ha il piede di Walem o di Pizarro, nemmeno quello di D'Agostino, quindi se la squadra non gira diventa inutile, ma in partite dove bisogna lottare e dare sostanza al centrocampo fa la differenza. L'Udinese ha due mezzali molto brave a inserirsi e creare, ergo il regista deve saper fare la fase difensiva, altrimenti i quattro dietro rimangono scoperti.
E' stata la partita perfetta perché l'alpino di Tarcento, al secolo Felipe, ha fatto vedere a chi è nato dopo il 1994 come giocava Baresi. La sua è stata una partita senza alcuna sbavatura, saggia, fredda, precisa.
E' stata la partita perfetta perché il gol del pareggio nasce da una palla recuperata, la “Sgarfo Philosophy”, con De Paul che passa a Hallfredsson che passa a Thereau. I tre protagonisti di tutta la partita. Come in un film, come nella sceneggiatura classica e ben fatta nella quale si svela l'argomento, il climax e la sfida di un film.
E' stata la partita perfetta perché il calcio non è un gioco per signorine, lo sa bene il milanista Ambrosini che cadde sulla gamba di Isla e gli pregiudicò la carriera. Questa volta le ha prese De Sciglio e tutti gli facciamo gli auguri di pronta guarigione. Spero vivamente, per il calcio italiano, sia una cosa da poco. Sì, De Paul andava espulso, ci stava. Eppure è rimasto in campo, il Milan ha fatto un errore fra panchina, medici sociali ed allenatore, un errore che solitamente si fa nelle serie minori e il cowboy De Paul, quello che ha solo due espressioni, con il cappello o senza il cappello, ha trafitto Donnarumma, vetta magnifica di una prestazione magnifica. L'argentino sta diventando un'ala, non avrei mai detto, e mi pare che anche Delneri abbia capito che ogni tanto bisogna lasciarlo accentrarsi. Tenere De Paul troppo largo sulla destra è come avere in cantina un buon refosco e non stapparlo mai, nel timore che l'avvenimento per festeggiare non sia abbastanza importante.
E' stata la partita perfetta per un pubblico perfetto. Non sono mai stato un uomo di curva, ma dalla partita contro il Carpi, il saluto a Totò, Domizzi e Pasquale in poi, una parte del mio cuore sta là. La guardo, la cerco, a volte tolgo l'audio di Sky per sentire i loro cori. Tempo fa ho scritto che erano il dodicesimo uomo in campo. Sì, lo sono: all'uscita dal rettangolo verde di Faraoni, reo dell'errore che ci è costato il gol subito, invece di fischiarlo lo hanno applaudito. Perché il ragazzo ha fatto un errore, ma ci mette l'anima.
E' stata la partita perfetta perché da queste parti c'è un 4.4 da vendicare, sempre, ad ogni incontro. Oggi si sono fronteggiati due pistoleri. Non contano i meriti, conta chi la sbatte dentro, e l'Udinese ha vinto.
Ultime due postille. Primo, abbiamo ritrovato la squadra? No, contro le grandi tutti sono sempre motivati, è contro il Chievo domenica che vedremo se i giocatori hanno capito cosa società, allenatore e tifo, finalmente all'unisono dopo tanti anni, gli chiedono. Secondo, a pochi minuti dalla fine un Angella fuori ruolo, che si è autenticamente fatto un mazzo tanto (scusatemi il francescismo) ha incitato curva e distinti al tifo, a sostenere la squadra anche sulla melina classica in un finale di partita in vantaggio. Ha vinto tutti i contrasti di testa, ha corso su e giù per la fascia senza sentirsi “demotivato” per un ruolo non suo. Ha guidato la curva... guarda caso è un italiano. Meditate gente, meditate...
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