La conclusione del campionato dell'Apu Udine è una chiusa amara perché in due serate di fine primavera la squadra ha bruciato il suo sogno e quello di un'intera città. E lo ha bruciato per una formula ingiusta, i playoff che prevedono gare snervanti al termine delle quali possono essere riservate impensabili situazioni.

Siamo sinceri, nessuno di noi aveva ipotizzato alla vigilia della serie un simile epilogo. La convinzione era quella di, nella peggiore delle ipotesi, giocarsi la promozione tra le mura del Carnera in Gara 5.  E invece no. La Verona di Ramagli - coach che si è preso una personale rivincita nei confronti di Udine - ha conquistato la promozione in A1 grazie a una settimana perfetta, grazie a un giugno giocato ad un livello superiore rispetto a quello dell'Apu. 

Oggi è il giorno della delusione, della tremenda amarezza. Impossibile e forse insensato fare un'analisi tecnica di cosa sia funzionato e cosa no in queste quattro gare contro gli scaligeri. Potremmo dire di aver visto una squadra impaurita, a tratti demotivata, scarica anche fisicamente. Due americani, Lacey e Walters, che hanno tradito le aspettative. Un gioco che è venuto improvvisamente a mancare e la cui assenza non poteva essere sopperita soltanto dal talento di Cappelletti. Potremmo puntare il dito anche contro alcune scelte di Boniciolli o contro la convinzione della società di avere per le mani la squadra perfetta a cui non serviva alcun rinforzo. Potremmo dire di tutto e di più, trovare mille ragioni a questo fallimento, perché purtroppo di fallimento si tratta.

Qualcosa si è rotto dentro lo spogliatoio, questo è innegabile. Il tempo chiarirà tutto. Dopo una Coppa Italia messa in bacheca e un campionato da leader dalla prima all'ultima giornata, per una sbandata di una sola settimana, la squadra migliore è parsa la peggiore. Questo playoff rappresenta la conclusione di un campionato diabolicamente orchestrato con sadismo raffinato, dal quale emerge vincitore non il più forte ma quello che si è presentato meglio alla settimana decisiva.

Rimane l'ingiustizia della formula e la nostra impotente rabbia.

Il futuro? Tutto da decifrare. Dopo due finali promozione perse bisognerà ripartire con nuove motivazioni e altri uomini. Probabilmente con un coach nuovo. La sicurezza resta ancora una volta la società.

Incomprensibili gli insulti alla proprietà. Senza il presidente Pedone dove sarebbe oggi Udine? Forse in qualche lega minore. Se l'Apu è arrivata per la seconda volta di fila ad un passo dall'A1 è molto merito di chi ha investito parecchio di tasca sua. La speranza è continui a credere ancora in questo progetto, che continui ad inseguire il sogno. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 13 giugno 2022 alle 15:43
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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