>Era il 15 maggio 2016, una serata di pioggia a concludere una stagione totalmente scialba per l'Udinese di Colantuono prima e De Canio poi, una salvezza risicata raggiunta solo la giornata precedente con un pareggino in quel di Bergamo, ma quella notte i risultati stagionali non contavano niente, quella notte lo stadio Friuli era stra colmo solo ed esclusivamente per un motivo, per omaggiare, per salutare per l'ultima volta IL Capitano, probabilmente il giocatore più forte di tutti i tempi in maglia bianconera (il grande Zico spero mi possa perdonare), si parla ovviamente di Antonio Totò Di Natale, un giocatore straordinario in grado di segnare 191 gol con la maglia bianconera, 209 gol in Serie A, il sesto marcatore di sempre del campionato italiano, tutto questo non con la Juve, il Milan o l'Inter, ma con la nostra piccola ma amata Udinese, che con i suoi gol Totò ha portato a toccare picchi di gloria chiamati Champions League ed Europa League. 
Quella sera di quattro anni fa sarà per sempre impossibile da dimenticare, Di Natale parte, inspiegabilmente, dalla panchina, l'attenzione per la partita è limitata, tutti gli occhi erano per la panchina, tutti quanti aspettavano che il Capitano si alzasse e andasse a riscaldarsi, tant'è che risulta difficile dimenticare il coro della Nord rivolto a mister De Canio che intonava "fai entrare Totò", il momento del bomber arrivò circa a metà ripresa, tutto lo stadio in piedi, tutti i 25mila friulani ad urlare il suo nome per l'ultima volta e come in una favola, arriva anche il lieto fine, ingresso in campo da Re e dopo appena un minuto calcio di rigore trasformato che fece letteralmente esplodere la Dacia Arena, che quella sera proprio non voleva smetterla di urlare a squarciagola "Diii Naaatale" con le gambe che tremavano e con un groppo in gola che a poco a poco ha fatto anche scendere lacrime vere a tantissimi tifosi. 
Indimenticabile è anche quel senso di vuoto, di assenza che penso tutti i veri friulani hanno provato la mattina dopo, quando forse hanno realizzato veramente che da lì in avanti l'Udinese sarebbe dovuta andare avanti senza il suo capitano, senza il suo fuoriclasse, colui che tante, troppe volte ha tolto le castagne dal fuoco, colui che rifiutò la Juventus nel 2010, scegliendo la piccola Udinese rispetto ad una serie di scudetti e rispetto a stipendi molto più corposi, colui che segnava ogni domenica e, le poche volte che non lo faceva, ti faceva uscire dallo stadio sorpreso e soprattutto non del tutto sazio, perchè esultare per un suo gol era diventata una piacevole abitudine domenicale, sempre costante. 
Sono passati quattro anni e anno dopo anno la nostalgia di Totò cresce sempre di più, soprattutto visti i scarsi recenti risultati delle punte bianconere, quante volte avremmo pensato in questi 4 anni "con Totò questa partita sarebbe finita 5-0"...chiaramente sarà impossibile trovare un nuovo Di Natale, soprattutto in un calcio di oggi in cui i soldi comandano e dominano qualsiasi scelta personale, un nuovo Totò a Udine non si vedrà più, ma almeno per tutta la vita i friulani che hanno potuto ammirarlo potranno essere orgogliosi di aver avuto in squadra per 12 anni uno dei più forti attaccanti italiani di sempre, per essere precisi, il sesto miglior cannoniere della Serie A, semplicemente un Re, una leggenda, semplicemente Totò. 

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 15 maggio 2020 alle 16:00
Autore: Stefano Fabbro
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