Addio decimo posto.Il sogno di un piazzamento che sarebbe stato record della gestione Giulini svanisce sotto la pioggia, sopportata pazientemente dai tifosi sardi sotto un mare di ombrelli colorati. Alla fine a cantare sono stati i pochi friulani che hanno accompagnato la squadra fin qui e hanno chiuso in bellezza. Diciotto punti in 12 gare, questo il ruolino di marcia di Igor Tudor. L’unica cosa buona nella serata del Cagliari è il sedicesimo gol di Leonardo Pavoletti, che colpisce ancora di testa e batte il suo primato personale. Ma è una magra consolazione per una squadra che ha perso troppi punti per strada.

Aria di festa Nonostante il clima all’inizio c’è aria di festa. I giocatori del Cagliari entrano in campo con i figli, c’è persino Giorgino Pavoletti, otto mesi, imbacuccato per bene, a fare la sua comparsa sull’erba della Sardegna Arena. E la festa continua appena arriva il fischio d’inizio: il Cagliari va a ondate, verticalizza in fretta, utilizza le fasce come si deve e l’Udinese, già salva come gli avversari, sbanda. Sembra una partita con un copione scritto e rispettato: il Cagliari va in vantaggio al 18’, il cross di Srna è perfetto, Pisacane fa da sponda e Pavoletti implacabile batte Musso. Arrivano altri cross, altre occasioni su calcio di punizione, Barella piazzato dietro le punte spinge con la consueta qualità e l’Udinese sembra destinata a restare all’angolo, tenuta sveglia soltanto dalle volate di D’Alessandro sulla sinistra. Il campanello d’allarme però suona al 39’, quando Cragno si allunga su un diagonale di Teodorczyk.

Parti rovesciate E il secondo tempo comincia a parti rovesciate: l’Udinese cambia marcia, il Cagliari è confuso, non riesce più a creare una trama di gioco decente. Pussetto dà l’illusione del pareggio, ma si va al silent check e Volpi annulla per fuorigioco. Questione di centimetri, questione di minuti: a sorpresa tocca a Hallfredsson pareggiare, beffando Cragno con un pallonetto mal giudicato dal portiere. Pareggio e tutti contenti? Macché. Portata a termine la missione al minuto 14, l’Udinese si scrolla di dosso il peso della pioggia che continua a cadere inzuppando il campo. Tudor ha una squadra dimezzata e una panchina cortissima, ma i suoi ormai hanno preso coraggio e si autopremiano al 24’: punizione di Mandragora, testa di De Maio e i tre punti tornano nelle tasche dei friulani. Il Cagliari, stordito, si butta avanti in maniera confusa, e lo specchio del secondo tempo sta nei minuti del lungo recupero (sei minuti), con Birsa a fare il tergicristallo per battere quattro calci d’angolo consecutivi. Il pallone del pareggio alla fine capita sui piedi del deludente Joao Pedro. È un sigillo alla delusione

Sezione: Notizie / Data: Lun 27 maggio 2019 alle 09:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @Sbentivogli10
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