Da Predrag ad Aleksandar. Dalle selezioni della Jugoslavia ai campetti del Bruseschi a caccia di quello sbarco nel calcio dei professionisti che è mancato al padre, ma che potrebbe concretizzarsi per il figlio. Gli amanti più viscerali del mondo del calcio probabilmente avranno già capito a chi ci riferiamo, per tutti gli altri basterà un nome per intuire che le due generazioni di cui stiamo parlando sono quelle della famiglia Arcaba.
Chi bazzica tra i dilettanti sa bene come questo nome indichi Predrag uno tra i più forti centrali di difesa che abbia calcato i terreni del nord est nell’ultimo decennio, mentre agli scout dei settori giovanili viene subito in mente quell’Aleksandar che da questa stagione gioca con la formazione allievi nazionali dell’Udinese guidata da Matteo Centurioni.
Passaporto. Tutti o quasi quelli che hanno visto dal vivo Predrag Arcaba si sono chiesti perché uno con il suo talento sia sempre stato snobbato dai professionisti. Semplice, perché il vecchio regolamento della serie C impediva, fino a qualche anno fa, ai giocatori extracomunitari di giocare in terza e quarta serie e “Arci” - come è soprannominato - è nato nel 1972 a Fiume, nell’allora Jugoslavia. Non solo perchè con la nazionale di Belgrado è arrivato sino alla selezione under 18 prima dell’arrivo della guerra.
Coloro che masticano un pizzico di lingue slave intuiranno subito dal nome e dal cognome dell’attuale allenatore del Kras non siano certamente riconducibili a un’etnia croata. Arcaba, infatti, è serbo e quando scoppia il conflitto è costretto a scappare per evitare di finire anche lui in quel tritacarne in cui si erano trasformati i Balcani nei primi anni ’90. “Arci” fugge e arriva a Cervignano. Vive in caserma e comincia a giocare in Terza categoria. Ci vuole poco, però, perché la gente capisca di avere tra le mani un gioiellino. Passa a Cormons, dove vince Promozione ed Eccellenza, quindi a Pordenone prima di Palmanova, Pozzuolo, Itala San Marco, Pro Gorizia, San Paolo Padova e Kras dove lo scorso anno chiude da giocatore-allenatore portando la squadra in D.
Figlio d’arte. Tra i professionisti, dunque, “Arci” non ci è potuto arrivare per colpe non sue. Ma il destino, che a volte regala seconde chance, pare aver trasmesso il talento di Predrag al figlio sedicenne Aleksandar. Il ragazzo, proprio come il padre, fa il difensore centrale e secondo gli addetti ai lavori può avere davanti a sé un futuro roseo.
Cresciuto nel vivaio della Pro Cervignano è transitato per l’Ancona Udine prima di spiccare il volo, due estati fa, verso Sassuolo. In Emilia ha giocato con gli Allievi regionali, ma quest’anno lo ha fortemente voluto l’Udinese che lo ha inserito nel team dei Nazionali.
"Per prima cosa il ragazzo deve studiare – ha commentato papà Arcaba –, poi se diventerà un giocatore vero sarò contento per lui". Chapeau e in bocca al lupo. Perché, magari, fra qualche anno se parleremo di “Arci” non penseremo ai Dilettanti, ma al centrale dell’Udinese in A.
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @FDigilio
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