E’ nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.” Dostoevskij ha ragione: tutte le grandi storie d’amore devono superare la prova della distanza per capire se sono veritiere. Anche Antonello Schiavello ha dovuto sottostare a questa crudele regola. Cuore friulano trapiantato a Levane, in provincia di Arezzo, Antonello è il più grande collezionista italiano di maglie e reperti storici dell’Udinese, oltre che un tifosissimo della squadra bianconera.


L’amore di Antonello per l’Udinese è da libro cuore. Sfogliando le pagine della sua vita in bianconero si capisce come la sua passione sia iniziata tanto tempo fa e non sia mai venuta meno, nonostante nel ’96 abbia deciso di lasciare il suo Friuli per seguire una ragazza che è diventata poi sua moglie: “Ho iniziato a seguire l’Udinese a 10 anni, con mio papà. Mi portava sempre allo stadio. La prima partita che vidi fu un’amichevole, Udinese- Milan del ‘73/’74. Si giocava ancora al Moretti. All’epoca non esistevano i controlli e io riuscii ad infilarmi nello spogliatoio del Milan. Mi buttò fuori Albertosi. Dopo venne lo stadio Friuli: mi ricordo ancora le gradinate di cemento e le curve fatte di prato, perché non ancora costruite. Da lì è iniziata la mia passione per il calcio e l’Udinese, che ora si è accentuata poiché stando lontano dalla mia terra sono molto più tifoso.”


COLLEZIONE. Per festeggiare i 120 anni della società friulana Schiavello ha organizzato a Montevarchi una mostra, Udinese 120, dove ha esposto i cimeli più significativi della sua collezione. Patrocinata moralmente sia dal comune di Montevarchi che da quello di Udine, ha avuto luogo dal 27 al 29 maggio scorso nella sala dell’hotel Valdarno della cittadina toscana. Lo spazio, coloratosi per l’occasione del bianconero friulano, ha ospitato solo una parte dei suoi cimeli: “E’ stata esibita al pubblico più o meno la metà del materiale. Ho dovuto selezionarlo perché tutto non ci entrava.”
Anche a casa Schiavello si sta iniziando ad avere problemi di spazio, come confermano le parole della moglie: “Devi scegliere Antonello, o l’ulteriore materiale o noi.” Il motivo si capisce subito: “Tengo tutto nel seminterrato, dove ho una taverna e un doppio garage con 9 armadi stracolmi di materiale. È tutto ordinato e catalogato. Ogni tanto devo fare il “censimento” per capire cosa ho. C’è sempre qualche pezzo nuovo, che scambio con i collezionisti o che mi mandano vecchi giocatori ed ex dirigenti dell’Udinese, con cui ho ancora contatti. Cosa conta la collezione? 370 maglie (tutte indossate dai giocatori), 200 distintivi, più di 1500 fotografie, statue, adesivi, sciarpe, palloni (anche autografati), scarpe, nonché tutte le figurine originali, ancora con la velina attaccata, di tutte le raccolte. Negli armadi ci sono anche portachiavi, tazze, gagliardetti, maglie d’allenamento, tute, borse, giacconi, polo…”


AUTENTICITA’. La lista è lunga e conta anche molti libri e riviste sportive, utili per gli scatti fotografici al loro interno, poiché permettono di verificare l’autenticità delle maglie. “Si capisce se c’è qualche imperfezione. Ho anche un database con tantissime foto, che mi permette di controllare tutto. Come si fa a capire se le maglie sono autentiche? Beh, oggi quelle che provengono dallo spogliatoio sono leggermente diverse da quelle che si compra allo Store. Sono piccoli particolari, che però non sfuggono ai collezionisti. La cucitura, la percentuale del tessuto utilizzato è diversa e non si usa la “plastichina” normale. Per le foto, invece, è più difficile. La differenza però si nota: le ristampe di oggi hanno un certo tipo di carta e di grammatura, totalmente diverse da quelle vecchie. Io comunque prendo foto che nel retro o nel davanti hanno la didascalia.”


MAGLIE. Le maglie della sua collezione spaziano dal classico bianconero ai colori più sgargianti delle seconde e terze divise. “La più vecchia? Risale alla stagione ‘56/’57. È tutta ricucita e strappata perché con il tempo e l’usura le vecchie maglie di lana si rovinano.”
Nonostante le nuove casacche siano di un tessuto più resistente, Antonello preferisce il passato : “Le più belle maglie di sempre sono quelle della stagione ‘80/’81: bianche con la banda centrale nera e con la testa della zebretta. Erano di lana e ricamate su tessuto: uno spettacolo. Poi ci sono quelle dell’era di Zico.”
Zico è stato, insieme a Di Natale, uno dei più grandi della storia ma Antonello indica Herbert Neumann (‘80/’81) come suo primo idolo: “Aveva delle potenzialità che purtroppo non è riuscito ad esprimere ma secondo me era più grande di quello che lo hanno definito.”


GELOSIA E NOSTALGIA. Guardare ma non toccare. Antonello Schiavello non si definisce scaramantico ma è estremamente geloso della sua collezione, la quale è off limits per la moglie: “Per lei l’accesso agli armadi è vietatissimo. Non deve metterci mano, né spostare nulla. Ci tengo: i miei cimeli sono come dei figli per me”
Come ogni papà, il tifosissimo udinese è orgoglioso suoi “pargoletti”. Accudirli gli porta via tanto tempo, ma gli permette di ritornare nella sua terra: “Quando guardo un pezzetto della collezione e vedo cose del Friuli è come se tornassi a casa mia. Mi manca andare allo stadio Friuli. Sopperisco quando l’Udinese viene in trasferta da queste parti. Certo, non è come essere ogni domenica ad Udine, sentendo parlare il friulano liberamente in qualsiasi settore e vedendo sventolare le bandiere bianconere. Però ho fatto una scelta di vita ed è giusto seguirla.”


MOSTRA. L’Udinese gli fa rivivere, di rimando, il Friuli. Perché allora non ritornare nella madrepatria ed organizzare la mostra ad Udine? “Tanti amici me l’hanno chiesto. Mi sono scontrato con delle problematiche pratiche: per trasportare tutto mi ci sarebbe voluto un camion. In più si sarebbe dovuto ottenere i permessi, trovare la location, i manichini e le bacheche in cui riporre le maglie e cimeli.”
Antonello, però, ha portato il suo Friuli in tavola: “Alla mostra ho organizzato un buffet a base di prodotti friulani. È stato molto gradito. Sono venuto in giornata ad Udine per comprare le prelibatezze della nostra terra”.


GRAZIANI E CALORI. La mostra ha comunque suscitato l’interesse dei toscani e non solo. “Sono contento. Solo sul libro firme ho contato più di 300 presenze. Sono venuti a farmi visita anche Ciccio Graziani e Calori, con il quale sono molto amico. Alessandro ha tenuto una conferenza con i bambini delle scuole calcio, spiegando la sua vita calcistica sia da giocatore che da allenatore. Oltretutto ha marcato i tempi dell’Udinese, facendola così conoscere ai più piccoli. Graziani, invece, doveva rimanere solo cinque minuti ma alla fine si è fermato quasi un‘ora e mezza. Non si staccava più dalle foto, dalle maglie, dai cimeli. Si è messo a fare la foto con tutti e mi ha raccontato molti aneddoti del mondiale ’82. Sia Calori che Graziani erano entusiasti, mi hanno detto di non aver mai visto qualcosa del genere e che la mia collezione dovrebbe essere vista da tutti i tifosi bianconeri.”


INVITI ILLUSTRI. Tanti campioni e personaggi illustri del mondo bianconero e non hanno dovuto dare forfait. “Avevo invitato anche Poggi, Pierini, Bertotto, Zaccheroni e altri grandi nomi come Paolo Rossi, Giacomini, Pizzul, più tanti altri. Purtroppo non hanno potuto esserci ma capisco benissimo le loro problematiche: faccio un avvenimento che riguarda l’Udinese a tanti km di distanza dal Friuli. Di Natale? Anche Totò purtroppo ha dovuto declinare l’invito perché in quel week end festeggiava la comunione della figlia. Comunque sarebbe stato bello avere lui e tutti gli altri, non tanto per me ma per la gente che è venuta.” E il Galinho? “Sinceramente non so nemmeno come contattarlo. Purtroppo non ci ho mai parlato di persona.”


DUE MITI A CONFRONTO. I due più grandi numeri 10 della storia bianconera, nonostante non fossero presenti, hanno comunque ricevuto una speciale standing ovation da parte dei visitatori: “Uno spazio della mostra che ho rinominato miti a confronto era dedicato a Totò e Zico. Nell’angolo del Galinho c’erano tutte le sue maglie, le scarpe, il biglietto dell’ultima partita giocata con l’Udinese, oltre che fotografie e gadget appartenuti a lui. Per Di Natale uguale: tantissime maglie, foto, gadget. È la parte della mostra che ha suscitato più interesse. Ho commissionato anche delle statue raffiguranti i due giocatori ad un artigiano siciliano che lavora la creta e la porcellana. Erano identiche agli originali!”


ULTRAS. A Montevarchi non sono mancati gli ultras dell’Udinese. “Mi hanno fatto la sorpresa più bella, a prescindere da ciò che mi hanno portato. Tra l’altro mi mandano sempre materiale: non so mai come sdebitarmi! A maggio mi hanno regalato una targa bellissima, oltre che sciarpe, magliette e altro. Non mi aspettavo che venissero, anche se mi avevano rassicurato che avrebbero fatto il possibile per esserci. Diversamente da quanto scrivono i giornali, che li additano solo quando succede qualcosa, posso assicurarvi che sono dei ragazzi fantastici. Nessuno sottolinea le iniziative positive che organizzano. A parte la violenza, ci tengo a dire che sposo pienamente il pensiero degli ultras. La loro presenza per me è stata emozionante.”
Antonello non si perde mai una partita in tv, ma il clima della curva gli manca un po’: “Quando guardo la Nord mi viene una fitta al cuore. Negli anni ’80 anche io ero un ultras, facevo parte dei Teddy Boys.”


MUSEO. La sua collezione racchiude la storia dell’Udinese. Una storia che Antonello vorrebbe condividere con tutti i tifosi bianconeri: “Ho un sogno: se un domani l’Udinese dovesse fare un museo all’interno del nuovo stadio vorrei dare tutto il materiale in mio possesso. Mi piacerebbe intavolare un discorso con la società per vedere se interessa. Sarebbe bello per far imparare la storia ai bambini e ai ragazzini che non conoscono i grandi miti del passato, oltre che a tutti i tifosi e sportivi che provengono da altre città per assistere alla partita. Non lo farei per vanto personale, anzi, preferirei restare nell’anonimato.” 


MASCOTTE. Fra il museo e donare un sorriso, però, Antonello sceglie un la seconda opzione. “Dal lato umano è più importante avere una mascotte che sappia regalare un sorriso a chi ne ha più bisogno. Sarebbe bello poterla sfruttare non solo nelle partite casalinghe, bensì durante tutta la settimana. Non sarebbe fantastico avere un pupazzetto bianconero che va a fare visita ai bambini malati negli ospedali o che fa compagnia agli anziani, risollevando un po’ il morale e portando un regalino?”


POESIA E BENIFICENZA. Non solo collezionista. Antonello a tempo perso è anche un poeta, anche se non gli piace definirsi così: “Poeta è una parola grossa”, afferma imbarazzato. “Più che poesie scrivo pensieri personali”.
Nel suo palmares di scrittore non ha solo concorsi vinti ma anche due libri, i cui proventi sono andati in beneficenza. Se non ci fosse stato l’incentivo di poter donare, però, non avrebbe mai reso pubblici i suoi quaderni. “Iniziai ad annotare questi pensieri nell’ 87, quando ero militare. Nel ’98, spinto da mia moglie e dall’idea di fare qualcosa di bello per gli altri, decisi di far confluire questi pensieri in un libro.” 
Fra le composizioni si trovano anche alcune sulla sua passione bianconera. L’Udinese sarà anche la protagonista del nuovo libro che ha in cantiere: “Sto lavorando ad un nuovo progetto, la maiute blanc e  nere, un libro sulla storia della maglia dell’Udinese. Vorrei sentire la società per il permesso e per capire se sono disposti ad accollarsi le spese di pubblicazione e, in seguito, a dare i proventi in beneficenza. Sarebbe un sogno mettere il nome dell’Udinese per fare qualcosa di bello per gli altri.”
I sogni da tifoso per l’Udinese sono semplici e genuini, distanti da successi e qualificazioni europee: “Vorrei solo vedere una squadra di 11 friulani. Pensando più in grande sarebbe fantastico che tutti gli stadi fossero pieni e senza barriere, con tanti tifosi e bambini di squadre opposte uno accanto all’altro”


BEST XI e UDINESE PIU’ BELLA. Antonello Schiavello collabora anche per Calcio 2000, bimestrale sul calcio che va in edicola. Gli piace scrivere di pallone e soprattutto di Udinese. Chi sceglierebbe se dovesse stilare la formazione più forte di tutti i tempi e con che modulo la farebbe giocare? “Opto per un 4-3-3 con dei giocatori che ho visto all’opera.  In porta Handanovic. Per il pacchetto difensivo Helveg-Edinho-Calori-Galparoli. (Calori lo devo mettere per forza altrimenti se legge l’intervista guai, dice ridendo). A centrocampo scelgo due mastini come Giannichedda e Rossitto accompagnati da Neumann. In attacco come non si può mettere Zico, Di Natale e Sanchez?
Sul condottiero più adatto per far volare questo ipotetico 11, Antonello non ha dubbi: “Scelgo un binomio: Zaccheroni-Guidolin.” L’Udinese più bella di questi 120 anni? “Quella del Zac. Era davvero un calcio spettacolare.”


ANEDDOTO DIVERTENTE. Di quella Udinese di Zaccheroni, il collezionista bianconero non ha conservato solamente tanti bei ricordi, bensì anche tante amicizie con i protagonisti dell’epoca. (Poggi, Calori, Pierini, etc). A modo suo ha anche lui lasciato il segno…con un autografo. “Quando Pierini ritornò nel 2002 all’Udinese mi misi d’accordo con lui per andare a bere qualcosa alla fine dell’allenamento. Il preparatore dei portieri però ci fermò, avvisando “Piero” che la squadra era stata invitata all’ Udinese club dei Rizzi per una festicciola. Ci andai insieme a loro. Pierini insistette per farmi sedere alla tavolata dei giocatori. Quando dei tifosi e dei bambini si avvicinarono con gagliardetti e maglie per gli autografi passarono anche da me. Stavo per confessare che non centravo nulla ma Pierini e Bertotto mi fecero l’occhiolino, annuendo con il capo di stare al gioco. Così firmai anche io”.


COSA NON E’ ANDATO. Dopo tante stagioni vissute sulla cresta dell’onda si sono susseguite le delusioni delle ultime tre stagioni. Cosa non è andato? “E’ mancato un principio di base: l’Udinese è composta da giocatori stranieri, di tutte le nazionalità. È importante mantenere un’ossatura di calciatori italiani, per amalgamare il gruppo e far inserire i nuovi arrivati. Ora mi riconosco nella maglia, nella storia, nella città ma non nella squadra. Gli unici italiani non giocano mai. Sarebbe bello se si facesse un piccolo passo indietro, ritornando alla mentalità di un tempo, quando eravamo invidiati da tutti. Sembra quasi che ci abbiano dato questo stadio a mo’ di zuccherino. Preferivo giocare nel vecchio Moretti, anche se cadeva a pezzi, ma con una squadra vera. Cosa è cambiato rispetto ad un tempo? Una volta c’erano persone attaccate alla maglia. Ora sembra che giochino esclusivamente per mettersi in mostra, per essere acquistati un giorno da un top club. Chi ci tiene? Perica, ci mette sempre l’anima. Anche Badu. Dopo tanti anni di militanza lo avrei fatto capitano. È un leader silenzioso.”
Con Gigi Del Neri sembra che la squadra abbia ritrovato lo spirito di un tempo: “E’ friulano, bisogna sostenerlo. Solo il tempo ora potrà dire se sarà l’allenatore giusto per questa Udinese”


RED BULL. Di bianconero e di storia il collezionista friulano se ne intende. E se l’Udinese venisse acquistata dalla Red Bull? “Sono favorevole solo se la multinazionale austriaca sa riconoscere la storia e la lascia intatta, senza cambiare i colori, il nome, lo stadio. Altrimenti preferisco i Pozzo. Già il nome Dacia Arena suona male. Per me è stato, è e rimarrà stadio Friuli. Ricordiamoci che è stato costruito nel ’76, nell’anno del terremoto. Il nome ha un significato importante. Se la Red Bull non cambierà la storia, allora si, sono favorevole. Portano soldi freschi per poter competere con altre squadre.”

Antonello Schiavello dedica la sua vita all’Udinese e spera di continuare a raccontare la sua storia attraverso la sua fantastica collezione per ancora tanti, tanti anni.

Sezione: Esclusive / Data: Ven 25 novembre 2016 alle 18:00
Autore: Arianna Forabosco
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