Intervenuto ieri ai nostri microfoni, l’ex bandiera dell’Udinese Valerio Bertotto ha analizzato la situazione in casa bianconera. Queste le sue parole.

Contro il Parma si è visto un piccolo passo indietro rispetto alle prestazioni messe in campo nelle ultime partite: “C’è da analizzare probabilmente la ancora non maturità di questa squadra nell’approcciare un periodo positivo. Sono state fatte tre vittorie, poi è arrivata una sconfitta immeritata a Milano, dove sei andata a giocartela a viso aperto, con grande serenità e tranquillità, uscendo dal campo sconfitto ma anche con una grande prestazione. Parma diventa un crocevia per dimostrare che sei cresciuto, se invece crolli diventa una partita persa e lasci un punto interrogativo per l’Inter. Probabilmente in questa squadra ancora non si è sedimentata la convinzione che la costanza di rendimento è fondamentale, siamo in un ambiente tranquillo, serve questo passo avanti a livello di mentalità”.

Diversi errori nella prima mezz’ora, soprattutto quello di Ekong ha pesato: “Gli errori ci sono stati, errori tecnici, anche nella respinta iniziale centrale, che ha generato poi l’azione da gol, te lo insegnano da subito che la respinta va fatta o laterale o a cento metri. Quello che emerge da i dati però è la pochezza offensiva. Fatti tramite rigore o su azioni poco importa, il fatto però che non ci sia nemmeno un gol medio a partita pregiudica un po’ la classifica, servirebbe la predisposizione forse ad avere un atteggiamento più propositivo forse”.

Alcuni elementi non stanno dando quello che ci si aspettava: “La società inizia l’anno con un progetto tecnico preciso, in estate vengono presi giocatori funzionali a quel progetto. Tizio, Caio o Sempronio sta alla società decidere i nomi, poi il campo dà il giudizio sulla bontà del lavoro, però visti i cambi e le defezioni forse si può iniziare a pensare di proporre qualcosa di diverso, per come vedo io il calcio cambierei il modulo. Il mio calcio è molto più arioso, offensivo e propositivo, al di là del modulo e dei numeri, ma con un’organizzazione diversa puoi sfruttare in modo diverso alcuni singoli”.

Come si può far nascere la voglia di puntare più in alto? “Si costruisce, ci vogliono all’interno della squadra delle persone che insegnino, che creino quel senso di appartenenza e quella voglia di spostare l’asticella sempre in alto. Poi c’è la parte tecnica, l’allenatore e lo staff che devono creare empatia e in questa squadra c’è, Gotti ha creato un buon clima. Poi chiaramente, con qualche italiano in più forse sarebbe facile costruire questo nucleo, ma in una società così globalizzata è una considerazione che lascia abbastanza il tempo che trova, se un giocatore ha contenuti che sia italiano o straniero cambia poco, anche all’Udinese abbiamo avuto tanti stranieri di grande spessore”

Chiosa finale sul mercato di riparazione: “Il mercato invernale ci deve essere, ma deve essere fatto nelle settimane di vacanza. È utile, perché magari io da allenatore so di poter cambiare magari un paio di elementi, ma con un mercato di un mese magari invece mi arrivano quattro elementi uno per settimana e lì diventa complicato poi fare un lavoro di amalgama, perché a campionato in corso il lavoro deve essere rapido”.

Sezione: Esclusive / Data: Mar 28 gennaio 2020 alle 08:00
Autore: Davide Marchiol
vedi letture
Print