Nella culla della tecnologia, quella che paron Pozzo invocò per primo e tradusse in un progetto solo distrattamente valutato dai reggitori mondiali del football, sono proprio i protocolli della Var e ancora la componente umana che l'occhio artificiale dovrebbe aiutare a produrre disastri: arbitri e Var, confusione e un casino dietro l'altro...
Non si sa se ridere o piangere a esaminare l'ultimo episodio capitato nell'infrasettimanale col Verona. Corre il minuto 83 quando, sulla immancabile lumacata di Walace, si verifica una situazione tutta da decifrare, non per l'arbitro che assegna il rigore agli scaligeri. Ma no, non è possibile! Si vede benissimo che Pereyra prende la palla anticipando Barak, sul quale poi - ma dopo, a palla non più giocabile - interviene Becao. Il Var chiama, l'imberbe Marchetti risponde e il
conciliabolo prosegue per due minuti buoni. Si scoprirà poi che il confronto verteva su un precedente presunto fuorigioco e non sull'episodio chiave del rigore lasciato alla discrezione - all'abbaglio diciamo noi - dell'arbitro ostiense.
Così sono rimasti in gola 2 punti, che fanno il paio con gli altrettanti perduti a Bergamo, dove la rete atalantina ha preso le mosse da un evidente fallo subito da Udogie. Ma la palla è uscita ed è cominciata un'altra azione! dicono gli esperti... Ok, signori, tuttavia il momento cruciale era quello del fallo: è palese l'ingiustizia e quelle il Var dovrebbe sanare.
Un saltino indietro ci porta al blitz viola al Friuli: qui l'arbitro vede bene ma il Var lo sbugiarda su un contrasto di forza che porta Walace, in vantaggio su Bonaventura, a colpire per primo di testa e a liberare. No, rigore invece che trasforma in sconfitta un pari scritto.
Ecco, con tutta la comprensione che si deve a un rodaggio tecnico e a una messa a punto che si sta rivelando infinita e minata da continue problematiche, prima tra tutte la sintonizzazione su un'uniformità al momento clamorosamente assente, il calcio comincia a restare sullo stomaco. Meno male che qua e là il calcio vero e genuino, quello che
amiamo, si prende la rivincita.
E qualcosa di bello si vede, come il primo gol di Success all'esordio da titolare: il torello ex Watford ha prodotto un gol fulmineo sfruttando la fisicità e la semplicità di un. movimento da attaccante di rango. E come tutto il primo tempo dell'Udinese, il migliore in assoluto di tutta la stagione, che avrebbe meritato almeno un'altra marcatura. Non è colpa il mancato replay del copione nella ripresa: Gotti non aveva in panchina ci riferiamo agli infortunati Pussetto e Deulofeu uomo di cristallo chi potesse dare una mano al battagliero Beto e mantenere la squadra alta, anziché lasciare campo ai bravi ragazzi di Tudor.
E domenica l'Inter a San Siro. L'Udinese non parte battuta: conoscendola, di sicuro farà bene mezza partita. Disponesse Gotti degli uomini per tenere i 90 minuti, può succedere ciò che oggi è follia sperar.
Non si sa se ridere o piangere a esaminare l'ultimo episodio capitato nell'infrasettimanale col Verona. Corre il minuto 83 quando, sulla immancabile lumacata di Walace, si verifica una situazione tutta da decifrare, non per l'arbitro che assegna il rigore agli scaligeri. Ma no, non è possibile! Si vede benissimo che Pereyra prende la palla anticipando Barak, sul quale poi - ma dopo, a palla non più giocabile - interviene Becao. Il Var chiama, l'imberbe Marchetti risponde e il
conciliabolo prosegue per due minuti buoni. Si scoprirà poi che il confronto verteva su un precedente presunto fuorigioco e non sull'episodio chiave del rigore lasciato alla discrezione - all'abbaglio diciamo noi - dell'arbitro ostiense.
Così sono rimasti in gola 2 punti, che fanno il paio con gli altrettanti perduti a Bergamo, dove la rete atalantina ha preso le mosse da un evidente fallo subito da Udogie. Ma la palla è uscita ed è cominciata un'altra azione! dicono gli esperti... Ok, signori, tuttavia il momento cruciale era quello del fallo: è palese l'ingiustizia e quelle il Var dovrebbe sanare.
Un saltino indietro ci porta al blitz viola al Friuli: qui l'arbitro vede bene ma il Var lo sbugiarda su un contrasto di forza che porta Walace, in vantaggio su Bonaventura, a colpire per primo di testa e a liberare. No, rigore invece che trasforma in sconfitta un pari scritto.
Ecco, con tutta la comprensione che si deve a un rodaggio tecnico e a una messa a punto che si sta rivelando infinita e minata da continue problematiche, prima tra tutte la sintonizzazione su un'uniformità al momento clamorosamente assente, il calcio comincia a restare sullo stomaco. Meno male che qua e là il calcio vero e genuino, quello che
amiamo, si prende la rivincita.
E qualcosa di bello si vede, come il primo gol di Success all'esordio da titolare: il torello ex Watford ha prodotto un gol fulmineo sfruttando la fisicità e la semplicità di un. movimento da attaccante di rango. E come tutto il primo tempo dell'Udinese, il migliore in assoluto di tutta la stagione, che avrebbe meritato almeno un'altra marcatura. Non è colpa il mancato replay del copione nella ripresa: Gotti non aveva in panchina ci riferiamo agli infortunati Pussetto e Deulofeu uomo di cristallo chi potesse dare una mano al battagliero Beto e mantenere la squadra alta, anziché lasciare campo ai bravi ragazzi di Tudor.
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