L’Udinese ha fatto cassa, è vero. Ma lo ha fatto rinunciando a un patrimonio offensivo fondamentale. Con le cessioni di Lorenzo Lucca al Napoli e Florian Thauvin al Lens, i bianconeri hanno perso in un colpo solo 20 gol della scorsa stagione (12 dell’azzurro, 8 del francese), oltre che due titolari inamovibili. Un doppio addio che pesa e lascia scoperto un reparto già di per sé fragile. E la domanda sorge spontanea: ora chi segna?
Davis, l’enigma della continuità. Il punto fermo – almeno sulla carta – è Keinan Davis, l’attaccante inglese protagonista dell’eroica salvezza di due stagioni fa a Frosinone. Un giocatore con potenziale, forza fisica, spirito di sacrificio. Ma anche con una tenuta atletica che continua a preoccupare. In due anni in Friuli, Davis ha collezionato 3 gol totali, a causa di continui stop fisici e un minutaggio sempre limitato. Fidarsi ciecamente di lui, oggi, è un azzardo. La società ci crede, Runjaic pure, ma la realtà dice che al momento l’inglese non offre garanzie.
Iker Bravo e Atta: le scommesse. Accanto a lui, ci sarà per ora Iker Bravo, classe 2005. Lo spagnolo ha segnato due gol nella scorsa stagione, entrambi al Venezia, all’andata e al ritorno. Un talento interessante, sì, ma ancora acerbo per caricarsi tutto l’attacco sulle spalle. L’Udinese spera nel suo salto di qualità, ma pretendere che diventi un bomber di Serie A da un giorno all’altro è una forzatura.
E poi c’è Atta, la grande scommessa di questa estate. Per la dirigenza è l’ago della bilancia, il potenziale crack del mercato del futuro. Il francese ha mostrato lampi interessanti, ma è ancora tutto da decifrare: è un trequartista? Un esterno offensivo? Una mezzala di qualità? Se davvero deve essere lui l’erede di Thauvin, come pare suggerire la strategia societaria, allora sarà fondamentale capire dove e come valorizzarlo. Il rischio, però, è caricarlo di aspettative troppo grandi troppo presto.
Un attacco rivoluzionato (e indebolito). La verità è che, a venti giorni dall’inizio del campionato, l’attacco dell’Udinese appare profondamente rivoluzionato ma anche indebolito. La squadra che nella scorsa stagione si aggrappava alle giocate di Thauvin e alla fisicità di Lucca, oggi non ha certezze là davanti. Basti pensare alle partite di fine stagione, quando i due non c’erano: una povertà offensiva evidente, che ha messo in luce tutte le lacune strutturali di un reparto troppo dipendente da pochi uomini.
Pozzo e le scommesse (pericolose). Pensare che basti un Davis a mezzo servizio, un Iker Bravo in crescita e un Atta da scoprire per reggere tutto l’attacco della Serie A è un’illusione. Anche per una proprietà, come quella dei Pozzo, che da sempre ama scommettere. Serve di più, serve un colpo vero. Il nome circolato nelle ultime ore è quello di Axel Witsel, ma il belga non è certo un attaccante. È l’ennesima pedina di esperienza, importante ma non risolutiva per il problema gol. Se davvero si vuole puntare a migliorare il dodicesimo posto dello scorso anno, non si può prescindere dall’arrivo di un centravanti vero, con esperienza, gol e personalità.
Il tempo stringe. Mancano venti giorni al debutto in campionato. C’è ancora margine per intervenire, per correggere, per rafforzare. Ma servono certezze, non solo potenziali. E serve farlo in fretta, per non ritrovarsi ancora una volta a inseguire, con la speranza che qualche giovane esploda e il timore che, invece, l’attacco resti muto e inoffensivo come lo è stato nelle ultime, tristi uscite estive.
La palla passa ora al mercato. E alla proprietà. Perché l’Udinese non può permettersi di sbagliare.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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