Intendiamoci: per esaltarci non basta così poco. Però almeno la squadra, subìta una rete tutto sommato ingiusta (errore di Behrami, triangolo troppo facile fra Toloi e Kurtic, rete dello sloveno e cuore mostrato con le mani alla tribuna), ha avuto una reazione veemente, decisa, meritando il pari giunto solo su rigore, causato da un disattento Spinazzola e dalle sue braccia larghe sul cross di Larsen.
Il vantaggio arriva su sassata di Barak, uno “titolare nella Cecoslovacchia, mica il Liechtenstein” (cit.); e negli ultimi dieci minuti difesa in trincea, con tanti udinesi sulle ginocchia e Behrami già fuori per infortunio.
Gli ospiti avrebbero l’occasione di livellarla, quando Lòpez stende(rebbe) Cristante in area sotto gli occhi di Rocchi. Il ragazzo di San Vito, però, si fa ipnotizzare dal portiere ex-Reàl e anche la rete che arriverebbe sul susseguente calcio d’angolo, convalidata dal solito, mediocre Rocchi (anche quando come oggi errori grossi non ne commette), è offside per guardalinee e VAR.
Sarebbe offensivo, ma qualcuno lo ha fatto e lo sta facendo, rammaricarsi per la vittoria: una sconfitta avrebbe determinato l’esonero automatico di Gigi. Un delneriano della prima ora come me non se lo sa permettere. Non dopo oggi, gara nella quale l’Udinese ha sconfitto un’avversaria più forte, più preparata ma anche più presuntuosa e lo ha fatto, non potendo contare su doti tecniche di livello, basandosi sulla propria capacità di soffrire.Trasmessa, sia chiaro, dall’Aquileiense.
Dopodiché onestamente Bizzarri, tolto il rigore, di parate non ne ha fatte; i bergamaschi si sono limitati a girare la palla cercando il varco giusto, senza accelerare né mettere sotto pressione una difesa che quest’anno proprio ermetica non è mai stata.
Ne è uscita una gara a tratti soporifera, nella quale ad un certo punto pareva materializzarsi un pareggino da “meglio due feriti di un morto”. Fino a quando Tonino Barak, ragazzone di Přibram, non decideva di risolvere la seconda gara di fila. Da solo.
Deludente Atalanta: continuo a non perdonare Percassi di stipendiare un traditore di tifosi, che per qualche euro si è venduto il derby di Bari. Oggi, tra l’altro, quando nella ripresa ha colpito di testa verso la propria porta mandando la palla in corner, ho per un attimo sperato si fosse giocato l’uno fisso nella gara di oggi. A parte questo, ed al netto dell’assenza di Alejandro Gòmez, la squadra di Gasperini è parsa svogliata, troppo sparagnina, ormai assorbita dagli impegni europei e poco inclìne a misurarsi nell’agone della sofferenza con i suoi cari inferiori: come l’Udinese.
Solo che l’Atalanta non è la Juve, e se gioca a tressette al meno perde le gare, e molte. Così è stato in casa Samp, lo stesso oggi. Lo sanno bene i loro dirigenti: stasera i nerazzurri sono stati spediti in ritiro, e dal quel che sembra nemmeno così “elastico” come quello bianchenero.
L’Udinese? A dispetto del risultato finale non condivido di giocare in casa così abbottonati. Qualcuno sosteneva che quattro punti in due gare (Sassuolo ed oggi) fossero i desiderata della società, e di conseguenza si sia comportato Delneri. Lasciare da solo Maxi Lòpez, però, è una crudeltà efferata se gli si chiede di lottare con avversari molto più giovani di lui usando solo il fisico. Io gioco sempre, sempre sempre con almeno due punte. Vere.
Benino Ingelsson: un po’ legnoso quando si muove, ma ha buoni piedi e discreta visione. Esordiente, si farà. Discreta la difesa, che chiude sempre e comunque tranne sull’imbucata vincente di Kurtic. Discreto Larsen, buono Behrami (ma sulla rete Toloi se lo perde proprio lui); a intermittenza DePaul, sballottato da sinistrav a destra; certe volte avrebbe bisogno di ragionare e non infilarsi in cul de sac, ma nel finale ha tenuto su la palla praticamente da solo. Bentornato all’idolo islandese, che oggi ci ha fatti respirare... Ma migliore in campo un inatteso mediorientale.
Abbiamo a lungo ironizzato sulla sua levantina presunzione, ma da un paio di gare Alì Adnan Al Tameemi è decisamente il migliore dei suoi. Anche oggi non ha sbagliato una palla, uscendo un paio di volte sfera al piede da situazioni spinose. Bravo: si è applicato, è maturato e migliorato. E bravo, lo dico chiaro, chi ha creduto in lui (oltre a sé stesso, che di sé stesso ha una visione al top).
Capitolo a parte Momo Seko Fofana: è vero, anche oggi ha sbagliato molto; ma ragione ha Delneri a difenderlo ad oltranza. Seko è un patrimonio, vero, di questa squadra e solo l’assist fornito a DePaul (senza commento il tiro) meritava il prezzo del biglietto. Alla fine è un giovane ragazzo francese di origini africane, che ha bisogno di tutto il nostro appoggio. Certo: l’anno passato di questi tempi aveva già realizzato reti di fattura spettacolare, ma non scordiamo che l’infortunio subìto ci mette un anno a saldarsi. Non parlo dell’osso, di per sé bastardo: parlo della testa. Io sto con lui, sempre e comunque: perché di tutti è quello col talento più chiaro.
Domenica “a” Lazio: che Eupalla ce la mandi buona.
Due incisi per chiudere.
Un abbraccio, virtuale, a Gino Bacci che ci ha lasciati a ottant’anni dopo un malore improvviso. Ultimamente non ero d’accordo con le sue intemerate: donne che non capiscono di calcio, africani che sono irruenti perché provengono dalla savana, tutte uscite messe lì ad uso e consumo dello spettacolo, al netto del suo impeto livornese tipico ancorché sublimato. Ho parlato con lui poche volte, capendo però quanto fosse un grande giornalista sportivo ed io un’infima testa di calcio. Mi mancherà, Ginone, con i quadernetti in cui erano annotati decenni di rose e risultati della serie A e della Nazionale.
Un abbraccio, ironico, alle vedovelle che mercoledì sera hanno messo in piazza la loro adesione alla ridicola campagna antirazzista messa pateticamente in atto dalla federazione. A codesta sbandierata del nulla avevo dato due giorni di vita, sbagliando poiché il giorno dopo già non se ne parlava più. A spazzare via tutti, dai dirigenti sportivi, al presidente della sceneggiata; dai giocatori che recitano paragrafi del diario di Anna come leggessero la nota della spesa in salsamentaria al giornalista di Raisport, iniziali G.B., che annunciava manifestazioni in difesa della memoria di “Ann Frénc”, ci ha pensato il giornalista Alessandro Piperno. Mi aveva folgorato con la sua opera prima, “Con le peggiori intenzioni” che mi ha ricordato, con più cattiveria positiva, il capolavoro singeriano “Die Familie Moskat”; l’articolo in cui elenca quattordici motivi per cui sia gli adesivi laziali che soprattutto l’ondata buonista successiva sono nient’altro che pagine grottesche è un pezzo straordinario di lotta all’antisemitismo con armi che codeste bestie non conoscono: umorismo, bella penna, sagacia tutta romana.
Ma non vi preoccupate: purtroppo, lo sostengo da tempo, l’umanità fa schifo. E presto, bontà vostra, sarete “je suis” qualcos’altro. Ed io, dopo mercoledì, ridivento un ferocissimo anti-antisemita, antirazzista ed antifascista. Per cacchi miei.
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