Ma ci sono anche aspetti positivi: una settantina di persone al seguito, sul pullman del Settore D e con mezzi privati; un’amicizia fra i tifosi bianconeri ed il gruppo locale, quel “Sota chi toca” formato davvero da belle persone, appassionate di basket, di Mantova e dei colori biancorossi; la prima diretta radiofonica streaming andata in onda su Effe Radio, nonostante i rustici mezzi messi a disposizione dalla volonterosa società locale (inviterei qualche collega, che ha sollevato obiezioni sulla tribuna stampa al Carnera, a consideare come in strutture italiane l’omologa postazione sia formata da tavolini e seggioline, di plastica rossa, provenienti da qualche stabilimento balneare e con il logo del noto cornetto gelato in bella vista...).
E in campo?
Vince Mantova. Meritatamente: perché sulla carta non è superiore a Udine, formazione nella quale gioca un certo Rain Veideman. Ma è squadra. Lo è già, e ieri lo ha dimostrato soffrendo il giusto ed avendo conferme dal ragazzo di Palmanova, Francesco Candussi, rivelatosi arma letale negli ultimi 5’ del quarto finale quando da un punteggio tutto sommato equilibrato si è passati ad un disavanzo, -10, maturato quando la GSA è progressivamente uscita dal campo lasciando l’inerzia finale ai mantuani.
Gara a strappi: le due squadre si equivalgono, Mantova prova un paio di volte a fuggire nel primo tempo ma Udine trova un Pinton formato incendiario che spara a canestro dal’arco come ai bei vecchi tempi. Più dura la lotta sotto le plance, dove Bobby Jones e soprattutto Candussi rendono la vita difficilissima ai lunghi friulani.
Nella ripresa sembra comandare Veideman, che ricuce da solo con dieci punti in striscia un disavanzo che pareva già preoccupante (37-46); Udine mette anche il naso avanti, ma al momento di infliggere all’avversaria il colpo decisivo si ferma, balbetta, batte in testa permettendo ai virgiliani di prendersi tutta la torta.
Udine paga una difesa a tratti fallosissima, a tratti imbarazzante; paga la mancata lettura del metro arbitrale, condotta dal signor Begnis, apparso non certo al massimo delle proprie capacità. Lui, Nuara e Barbiero dopo qualche minuto fischiano, ma gli ci vogliono un centinaio di secondi di consulto per capire cosa loro stessi abbiano visto. Da lì è un’escalation di errori che colpiscono le due squadre senza soluzione di continuità (nemmeno un’infrazione di passi fischiata a fronte di qualche entrata a canestro stile pallamano). Poi leggiamo che una squadra tira 29 liberi e l’altra 10 e, al netto di una difesa come detto non ineccepibile da parte udinese, qualcosa vorrà pur dire.
Non si è perso a causa della terna in arancione: si è perso perché nel primo tempo la GSA ha subito 12 punti con ribaltamento della palla sul lato debole, dove Brownridge (non in serata fenomenale), Jones e Timperi hanno trovato terreno fertile per le proprie velleità di realizzazione. Si è perso perché troppo spesso è mancata l’attenzione, come un mancato tagliafuori su un tiro libero supplementare(sbagliato) di Candussi caduto fra le mani di Jones, lasciato solo in centro all’ara pitturata.
Si è perso perché davanti la palla è stazionata spesso per lunghi secondi fra le mani del portatore, talvolta nemmeno arrivando al tiro entro i 24’’ concessi; si è perso perché si sono sbagliate due rimesse laterali, perché tutto il peso dell’attacco è gravato su Pinton e Veideman, perché KayDee non può aver vinto due volte il titolo di MVP, pur in un campionato inferiore come quello romeno, non prendendosi quasi mai la responsabilità del tiro ma scaricando palla su un compagno. Si è perso perché a lungo di schemi d’attacco non se n’è vista traccia.
Si è perso perché Mantova è squadra, Udine ci sta ancora studiando: e per ora siamo ancora a capitoli preliminari.
Mi sarebbe piaciuto parlare di Coach Lino e della gestione del roster: eviterò, poiché si è sentito male dopo la gara, nulla di grave ma abbastanza per confermare l’idea di gran persona che mi sono fatto conoscendolo. Ieri sa di non avere condotto la propria miglior partita in carriera, ne è conscio e ne soffre, esattamente come me. Che ieri, alla fine della gara, mi sono accasciato sulla sedia col marchio del cornetto gelato: senza risposte. L’incontro di stamane, con il Pres e il GM, non sarà certamente un richiamo all’ordine ma piuttosto la ricerca di una soluzione comune ad un problema che si sta radicando.
Perché si è perso per ragioni mentali, esclusivamente mentali: e le facce tristi di metà e fine gara, simbolizzate da quella del bravo Tommy Raspino, ne sono testimonianza vivente.
Udine domenica si troverà di fronte la Piero Manetti Ravenna di Rice, Grant e Giachetti: soprattutto di Antimo Martino, allenatore dalle caratteristiche comportamentali diametralmente opposte a quelle di Lardo. La GSA può vincere: l’A.P.U. vista ieri, no.
Ma le gare durano quaranta minuti e vanno giocate: io continuo ad avere fiducia. Forse perché sono inguaribile, o per l’affezione verso i colori udinesi da tanti (troppi?) anni. Alla squadra chiedo di onorare la casacca, e un Carnera che sarà probabilmente ancora pieno.
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