Unghie, denti, voglia; carattere, cazzimma, voglia. Insomma, voglia di portarsela a casa.
Tecnicamente forse da rivedere, la partita di San Severo appare la classica ‘sliding door’ che Udine deve sfruttare. Assomiglia tantissimo a quella di Cagliari, esattamente un anno fa, non a caso l’unica gara in cui Spanghero, come stasera, tirava da oltre l’arco come si sentisse Harden.
Udine vince perché, sostanzialmente, in una partita da ‘vincere o (sportivamente) morire’ fa valere la migliore qualità. I padroni di casa hanno tantissimo, oltreché dall’amico Spongy, anche dall’americano in uscita Kennedy, autore di 24 punti e 12 rimbalzi; ha molto da Saccaggi, che nel momento nevralgico mette otto punti in fila rimettendo i suoi col naso avanti; ha commovente apporto dal nostro Chris, che lotta come un leone, utilizzato spesso da secondo lungo nei venti minuti di impiego; poco dal resto della truppa, apparsa una squadra che stasera avrà anche disputato una bella gara, ma è parsa la meno attrezzata delle squadre affrontate sinora da Udine. Non pervenuto Tre Demps.
Udine vince perché, giubilato Cortese, per puro caso escono allo scoperto i tiratori Fabi e Cromer (40 minuti in campo, impiegato in ogni posizione da esterno), 57 punti di fatturato assieme al neocapitano Antonutti che chiude la gara in debito di ossigeno. Beverly e Zilli non riescono a reggere l’urto di Kennedy e sono sostenuti dalla garra virtussina di Giulio Gazzotti, eccellente nella sua prima udinese con un ottimo 7+7. Lo dicevamo: acquisto azzeccatissimo.
Udine vince perché gioca senza playmaker per 26’ (Amato, scavigliato, nemmeno impiegato e Penna steso sotto canestro non rientra più dopo il 4’ del secondo periodo) ma ha il merito di non disunirsi quando, ripresa dopo l’ennesimo allungo, si vede sopravanzata dall’avversaria. È Vittorio Nobile a mettere, di cattiveria, la penetrazione che sovverte l’inerzia. Soprattutto, ‘Basiliano’ piazza un’epica difesa su Tre Demps, che shakera molto ma tira male, proprio per la pressione del nostro, l’ultimo e decisivo tiro.
L’uscita di Riccardo pare aver messo i ragazzi di Ramagli, che oggi vince nettamente il confronto con l’amico Damiano Cagnazzo (che mi piace tantissimo e che saluta, probabilmente, la sua ultima panca giallonera), di fronte alle proprie responsabilità: secondo me, stante ancora la non integrazione di Jerkovic nel roster, l’ingresso di Gazza ha ristabilito degli equilibri. A Fabi si sono chiesti immensi sacrifici, sinora; messo nelle condizioni di fare quel che sa, ha risposto con un 5/9 dall’arco. Idem per Teejay, del quale so di una precisa assunzione di responsabilità: sbaglia qualche sottomano comodo, ma diversi tiri fuori coordinazione segnati di puro talento. Michele da Colloredo, con Gazzotti, trova minuti di riposo senza patemi d’animo né sbilanciamenti di squadra; idem per i centri, che nel bolognese trovano un supporto ai rimbalzi (notevole un tap-in di Giulio a rimorchio nel momento più importante della gara).
Tutta colpa di Cortese? Non azzardatevi nemmeno a pensarlo. Riccardo è un signor giocatore che, a Udine, ha iniziato male, continuato peggio e finito non certamente in gloria. È stata una correzione in corso, non certo solo colpa sua, a permettere a Ramagli di avere la squadra che probabilmente indossa meglio.
Adesso due gare in casa, contro la cenerentola Orzi e la pericolosissima Roseto del neoarrivato Bobby Jones, per poter riaffermare, sulla sponda A.P.U., la volontà di fare qualcosa di importante. Per sé e per il pubblico.
Parte del quale, i nove del settore D, si sentivano anche nella bolgia della palestra (non chiamatelo palazzetto) di San Severo. Inviterei chi, per antipatia personale, addossa ad un solo settore del palazzo la responsabilità (a volte nemmeno condivisa) della contestazione a giudicare, come facciamo noi, le cose come stanno. Scevre dalle amicizie: lo so io che ho, recentemente, criticato quanto successo proprio lì sotto, con la figlia di Cortese. E non solo.
Teniamoceli stretti.
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