Lazar Samardzic è uno dei più brillanti pezzi della scacchiera bianconera e, allo stesso tempo, uno di quelli che più fa preoccupare i tifosi. Già, perché se è vero che quando scende in campo spesso la sua tecnica fa dimenticare ogni problema e dà la marcia in più alla squadra, alla vigilia di ogni finestra di mercato le voci che si rincorrono sul suo conto ingigantiscono le preoccupazioni dei supporters. E quando poi mister Cioffi decide di tenerlo a sedere, anche se solo dall'inizio, ecco che le polemiche si rincorrono e trascinano per giorni, alimentate da quelle voci di corridoio che servono solo a destabilizzare ambiente e giocatore.

Il numero 24 però non è uno da farsi mettere sotto facilmente. Nella sua vita ha scelto sempre con attenzione, mettendo senza fretta la propria carriera nella condizione migliore per esplodere, come ha raccontato in una lunga lettera pubblicata con Cronache di Spogliatoio

Il classe 2002 ha raccontato la sua vita con grande semplicità, partendo dalla sua infanzia vissuta a Berlino a giocare a calcio per strada con compagni del calibro di Kenan Yildiz. Sono le parole di un ragazzo genuino, semplice, che non ha problemi a parlare di come FIFA sia uno dei suoi modi preferiti per staccare la testa da un mondo che spesso tende a sovrastarlo o di come Lionel Messi sia il grande campione che più sogna di conoscere e sfidare, dopo aver affrontato mostri sacri come Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic. Il numero 10 ex Barcellona è da sempre la sua ispirazione, anche se non ha seguito le sue orme, rifiutando quando Patrick Kluivert ha provato a portarlo in blaugrana. A 16 anni era troppo presto, sia per i suoi genitori che per lui. Un anno dopo ci ha provato il Milan, con lo stesso esito, e solo dopo l'esordio con l'Hertha Berlino il talentino serbo ha poi scelto di muoversi, accettando la proposta del Lipsia di Dani Olmo, Sabitzer e Forsberg

Lo spazio però era troppo poco e l'Udinese è arrivata con i tempi e i modi giusti: "A Udine ho trovato uno stadio stupendo", ci dice, "ed è bellissimo quando in città mi fermano per dirmi: «Dai Laki, fai un altro gol come quello al Napoli!»". Quella è una delle sue reti preferite, "un gol come a FIFA!", ma per ripetere gesti tecnici del genere deve fare ciò che gli chiede mister Cioffi: "dice che devo prendermi più responsabilità e farmi trascinare meno dal risultato". Un gol che gli era valso i complimenti di un altro grande realizzatore, Dusan Vlahovic, suo compagno anche in nazionale. Infatti anche se Berlino è stata a lungo casa sua, il suo cuore è tutto serbo. E' stata una scelta delicata, ma presa con il solito equilibrio, come quando ha rifiutato di avere i riflettori puntati addosso troppo presto.

La Serie A è l'ambiente giusto, ma ciò non significa che vada sempre tutto per il meglio, come ricorda lui stesso ripensando all'estate scorsa: "Ho vissuto in prima persona una situazione spiacevole. Stavo trattando con l’Inter, ma poi non se n’è fatto di niente. Era agosto, ricordo bene, e non si leggeva d’altro. Quando sono sorti i primi problemi, ho aperto il telefono e ho trovato tantissimi insulti in chat. E ogni ora aumentavano. Ogni commento sul mio profilo parlava di quello". E' la reazione però che fa la differenza: "Mi sono subito detto: «Laki, calma. È normale»". Tutto quel caos non lo ha trascinato a fondo, perché lui sentiva di non avere rimpianti, né per il suo comportamento né per come poi si è chiusa la vicenda. E gli insulti sono presto diventati carburante: "Posso dire che quando vieni preso di mira dagli haters, non devi né cadere né mollare. Piuttosto prendila sul ridere, perché è normale che accada, purtroppo". A Udine, in fondo, sono stati tutti pronti a sostenerlo: "Infatti quando sono rientrato a Udine per allenarmi, nessuno me l’ha fatta pesare. Anzi, mi hanno accolto con il sorriso. Non era successo niente. Ed era ciò di cui avevo bisogno. Ne sono uscito più grande, questo sicuramente". 

Le sue ultime parole sono poi state proprio sul ruolo ricoperto con i bianconeri: "Io mi sento trequartista, ma sto crescendo anche come play e mezzala". E attenzione, che non è l'unico talento da seguire con cura: "State attenti a David Pejičić, è del 2007 e gioca qui con noi. Se sta calmo e ci mette la testa, può diventare fortissimo".

Sezione: Notizie / Data: Mer 13 marzo 2024 alle 12:24 / Fonte: Cronache di Spogliatoio
Autore: Gabriele Foschiatti
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