Novantotto milioni il valore della rosa bianconera. Trentaquattro per il Watford, cinquantasei per il Granada, almeno secondo i dati di Transfermarket, sito dedicato ai valori e alle statistiche delle squadre. In tutto i Pozzo, proprietari delle tre squadra, possiedono un valore di circa 180 milioni, non male davvero.
Purtroppo avere tanti giocatori e un valore così ampio oggi come oggi per l’Udinese non è proprio favorevole. Da quando sono state soppresse le comproprietà il mercato è stato rivoluzionato. Non serve Einstein a comprendere che un club o compra un giocatore oppure lli cerca di ottenere in prestito con obbligo o opzione di riscatto a seconda dei casi. In B è più facile un prestito secco, ma i soldi per gli ingaggi sono pochi in caletterai e, quindi, non sempre si riesce a cedere.
Molte società, Udinese in testa)si erano opposte a questa rivoluzione. Uno tsunami vero e proprio e lo vediamo col caso Lopez. Il giocatore non è contento, sa che a Udine ritagliarsi un posto da titolare è un’impresa (anche se è sbagliato che un giocatore ragioni così). L’Udinese non vuole scontenti e potrebbe anche darlo in prestito, ma il Verona non lo vuole di certo crescere per poi, magari, farlo esplodere e ritornarlo gratis. Per questo cerca l’obbligo di riscatto a prezzo fissato. Ma il valore attuale è di circa 4 milioni, l’Udinese per accettare la proposta scaligera ne vuole almeno 12. Capite perché la società preferisce tenerlo e farlo ragionare (si spera) che se si impegna nessun posto in squadra è precluso?
Tornando alle comproprietà per l’Udinese si tratta di un vero e proprio cataclisma, visto che negli ultimi 10 anni oltre 50 giocatori sono stati ceduti o acquistati con questo metodo, con chiari vantaggi economici stimati in circa 160 milioni (ma potrebbero essere di più, visto che le cifre mote v oltre sono ’nascoste’)
La compartecipazione tra club per la gestione di un giocatore, va detto innanzi tutto, era una eccezione giuridica tipicamente italiana. E l’Udinese l’ha cavalcata con successo: il club bianconero con giocatori come Cuadrado, Candreva, Isla e Armero hanno portato circa 50 milioni.
Ma ci sono anche altri casi emblematici: Abel Aguilar, centrocampista colombiano, dopo essere stato ceduto per 1,5 milioni all’Hercules per la metà del cartellino, l’anno scorso è finito al Tolosa per il triplo della cifra, grazie alla valorizzazione avuta in Spagna. Altri esempi che hanno fruttato parecchio sono quelli di Barreto e Tissone (riscattati per 2 milioni in più di quanto valutati all’inizio).
La comproprietà è servita anche per valutare certi giocatori, per poi scegliere se riscattarli o meno: Domizzi è forse il caso più emblematico, ma anche Pasquale e Lazzari sono stati presi con questo escamotage.
L’esempio più esplicativo, però, per capire perché per l’Udinese questa formula sia non solo necessaria, ma vitale, rimane quello di Fabio Quagliarella: Mr. Nessuno a Udine, poi esploso alla Samp e riscattato dalla comproprietà per 8 milioni prima di consacrarsi in Friuli ed essere venduto per il doppio al Napoli.
Da oggi tutto cambia e i bianconeri dovranno adeguarsi: la loro politica, questo è certo, deve cambiare radicalmente e verranno premiate le squadre che puntano sui vivai.
L’Udinese saprà cavalcare anche questa rivoluzione o sarà l’inizio di un ridimensionamento? Difficile a dirsi, anche perché con Tavecchio non ci saranno cambiamenti nelle regole, anzi lo status quo rimarrà e il calcio italiano, impoverito e derubato dei vivai, è sempre più povero di soldi. L’Udinese punta all’estero con Granada e Watford, ma lo stratagemma quanto sta portando a livello tecnico? Certo a livello economico molto, non sottovalutiamo che avere soldi oggi in Italia è una (quasi) garanzia di successo, ma poi serve anche riuscire a vendere. E’ la legge del mercato, non solo quello calcistico.
Autore: Salvatore Ergoli
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