Alzi la mano chi non si ricorda con un sorriso Dino Fava Passaro, attaccante acquistato dalla Triestina e protagonista di due stagioni in bianconero. Correva la stagione 2003-2004 e sulla panchina delle zebrette sedeva un certo Luciano Spalletti. Il centravanti laziale, dopo 22 gol con la maglia alabardata, era approdato in Friuli per sostituire Roberto Muzzi. Ora, alla soglia dei 40 anni, Fava continua a gonfiare la rete nell’Eccellenza campana, con la maglia del Portici. Come racconta a gianlucadimarzio,com, l’idea di appendere le scarpette al chiodo l’ha sfiorato, ma poi l’amore per il calcio ha fatto il resto: “La mia passione per il calcio è talmente forte che ogni anno penso di dover smettere, ma poi arriva il momento di farlo e non ci riesco”.
Passare dai campi della serie A e B all’Eccellenza non è di certo facile ma Dino Fava ha saputo calarsi con grande umiltà nella nuova realtà, tanto da guadagnarsi il rispetto dei compagni e degli avversari: “Nei miei confronti c’è molto rispetto e questo mi fa davvero piacere e tanti miei avversari mi fanno i complimenti per l’umiltà e la voglia che ancora oggi ho. Tutti mi chiedono perché continui a giocare nonostante il mio trascorso ed io rispondo che la mia passione è così forte da non riuscire a stare a casa”.
Quando si pensa a Fava è inevitabile non aprire il libro dei ricordi e pensare ad un campionato italiano fatto di grandi nomi. “Sì, e questa è una cosa che noto ovunque vado. Soprattutto sui campi, quando gioco, ricevo tantissimi complimenti. Questo è un motivo d’orgoglio per me. Ho giocato nell’ultimo periodo in cui la Serie A era davvero meravigliosa, avendo la fortuna di affrontare Ibrahimovic, Figo, Ronaldo e tanti altri campioni. Che campionati che c’erano all’epoca! E’ un calcio che mi manca tantissimo, così come manca a molte altre persone. Oggi non vedi più quello spettacolo, quel gioco che c’era prima”.
Il buon Dino spegnerà le candeline del quarantesimo compleanno a Marzo. In serie A c’è ancora un suo coetaneo che non ha ancora smesso di stupire: Francesco Totti. “Ho la fortuna di avere la sua maglia. La scambiai in un Udinese-Roma e ce l’ho ben custodita a casa. L’ho affrontato quando era al top della forma, un fenomeno!”.
Ma chi è il giocatore più forte che l’attaccante di Formia abbia mai incontrato? Fava non ha esitazioni: “Cannavaro. Lo affrontai prima del Pallone d’Oro, era insuperabile. Giocarci contro era veramente impossibile”.
Ripensando alla sua serie A, vissuta con le maglie di Udinese e Treviso, affiorano tanti ricordi indimenticabili: “Ripensare a quando stavo in campo è divertente, perché io in quei momenti neanche immaginavo cosa mi stesse accadendo. Ricordo l’esordio a San Siro, giocai titolare: mi trovai di fronte Maldini, Costacurta, Kaka, Inzaghi, Shevchenko. Dopo pochi minuti Pirlo sbagliò una palla a centrocampo, partimmo in contropiede e segnai l’1-0. Quella partita la vincemmo per 2-1, fu un’emozione incredibile. Anche perché, nei momenti di pausa della gara, ritornavo alla realtà e pensavo ‘ma porca miseria, questo è proprio Maldini’! Sono ricordi che non svaniranno mai”.
Il suo più grande rimpianto, però, è di aver fatto una scelta sbagliata: “Il mio più grande errore è stato trasferirmi a Treviso. Ero all’Udinese, reduce da una grande esperienza. In quel periodo mi cercava anche il Napoli, che avevo già rifiutato in precedenza perché giocavo l’Europa League in bianconero e non me la sentivo di scendere di categoria. Gli azzurri poi mi hanno cercato nuovamente a distanza di un anno, però scelsi Treviso. Sbagliando, perché quella società non era attrezzata per fare la Serie A e retrocedemmo dopo un brutto campionato. E' lì che diedi addio alla Serie A, purtroppo feci una scelta sbagliata”.
Fava della serie A ricorda anche aneddoti divertenti vissuti nello spogliatoio dell’Udinese: “A Udine non ci facevamo mancare gli scherzi, soprattutto ai magazzinieri. Una volta riempimmo la cesta dei panni sporchi con dei pesi, che risate quando il magazziniere rimase bloccato. Il più burlone? Sicuramente Pinzi, era uno spasso”.
La sua esperienza all’Udinese gli ha permesso di mantenere a distanza di tempo rapporti ed amicizie: “Ultimamente sono stato a Milano, ospite di Handanovic agli allenamenti dell’Inter. Mio figlio è un tifoso nerazzurro e Samir mi ha permesso di fargli questo regalo. E’ un ragazzo fantastico, rimasto umile nonostante la grande carriera che sta facendo”.
Fava non ha vissuto solo momenti emozionanti, ma anche spiacevoli, che si potrebbero evitare. A Salerno la situazione fu simile a quella dell’odierno Pisa: “Accadde esattamente la stessa cosa. Da gennaio non prendemmo più un euro e, nonostante questo, arrivammo in finale play-off di Lega Pro perdendola contro il Verona di Mandorlini. All’inizio la piazza ci criticava, in poco tempo portammo i tifosi tutti dalla nostra parte. Lì fu decisivo il comune, perché la società fu completamente assente. Gattuso ha gli attributi a dire queste cose, è stato uno dei pochi a denunciarle. Talvolta i calciatori, pur di continuare a giocare, non dicono niente con la speranza di recuperare questi soldi. Sono problemi che sicuramente ci sono in più società, pur non venendo fuori”.
Il presente di Dino Fava è ancora sui campi di calcio ma cosa gli riserverà il futuro? L’ex bomber bianconero ha le idee chiare: “Il prima possibile farò il corso d’allenatore, anche se non so se mi dedicherò a questo tipo di carriera. Mi piacerebbe dedicarmi ad una scuola calcio fatta in un certo modo, perché nella mia zona non c’è nulla di buono per far crescere ragazzi con la mia stessa passione”.
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