Puntuale come una “cartella esattoriale”, nelle ore che precedono le gare fra Stings  e A.P.U., “Sota chi toca”  e “Settore D” si incontrano-scontrano a colpi culinari. Le disfide, è sempre così, si concludono in parità e tutti felici.

Scherzi a parte, è stato bello condividere la nostra prima trasferta assieme al Settore D, promessa già l’anno passato, proprio sul torpedone (da quanto non sentivate questo termine?) che ci ha guidati nella città virgiliana, ammantata da un bel sole d’inizio autunno.

Di questa amicizia, nata nel recente passato, avevo visto gli effetti nel palazzetto di Cividale (cori di reciproca stima) e qualche foto; al massimo qualche messaggio baskettaro scambiato con tifosi biancorossi.

Non sono una verginella: da ragazzo, per ragioni diverse, non ho certo frequentato stadi e palazzetti nei settori più nobili; da sempre, quindi, penso che qualche collega dovrebbe tenere nel taschino giudizi recisi con un colpo di spada quando massifica centinaia di teste, alcune delle quali potrebbero essere pure censurabili. Esattamente come in qualsiasi altro àmbito, compreso il nostro.

La conferma è giunta ieri: a Mantova ho conosciuto delle belle persone. Alessandro, Matteo e soci hanno accolto quelli che loro chiamano “fratelli friulani” a braccia aperte, come si fa appunto tra “fradis. Una giornata che va ben oltre una gara di basket, un canestro realizzato, una vittoria o una sconfitta: occasione per virgiliani e friulani per stare bene assieme.

Le tavole imbandite, di cui parlavo, sono conseguenza o più semplicemente una scusa: una sfida che si chiude immancabilmente nel pareggio sancìto da sbrisolona, gubana e grappa di un friulanissimo ed abbreviato “Francesco”; gli occhi di Alessandro che brillano quando ci guida nella sua città, descrivendone le (oggettive) bellezze prima di condividere un caffé nella centralissima piazza delle Erbe, è sintomo del legame territoriale che unisce i ragazzi della curva Stings alla loro terra; ad una squadra di calcio che fu grande, che incontra qualche difficoltà ma risorgerà; ad una di basket che invece va benissimo. Troppo simili a noi: A Giangi, a Teo, a Nicola, a Thomas ed agli altri ragazzi che seguono il basket udinese su e giù per la penisola e, tranne qualche inevitabile ed atavico campanilismo, si fanno volere bene quasi dappertutto; troppo simili a noi per non trovarsi bene insieme.

Qualche occhio lucido ai saluti; la nostra tristezza per una gara andta male, quasi le scuse virgiliane per essersi accaparrati la vittoria: io sono una “testa di calcio” (nel senso ovviamente peggiore ed assonante del termine) montata su un cuore a spicchi come una palla da basket, e quando vedo striscioni che inneggiano alla città ospitante, o le tifoserie che applaudono inneggiando la squadra avversaria mi vengono ancora i brividi e mi sale il groppo in gola. Ancora, lo ripeto, anche se gli anni avanzano lasciando inequivocabili segni.

Ciao frùs: vüaltar a si bela zent. Non so se si scriva così, ma sicuramente si capisce. Ci vediamo fra un girone, o quando vorrete venire a farvi un taglio all’ombra del ciscjel.

 

Sezione: Focus / Data: Lun 09 ottobre 2017 alle 21:53
Autore: Franco Canciani
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