Prima di tutto un pensiero doveroso alle vittime di Genova, alle loro famiglie come alle famiglie di sfollati. Io sono uno di quelli per i quali il calcio non deve mai fermarsi. Era giusto rinviare le partite delle genovesi per lutto, ma il resto del campionato, a mio modesto avviso, deve continuare. Tutto deve continuare, la vita, il lavoro, e anche e specialmente il divertimento che possa far pesare anche un grammo in meno una tragedia di tonnellate e tonnellate di cemento armato. E lasciatemi dire a chiare lettere che gli eroi non scendono su un campo di calcio, ma vanno a scavare macerie, a recuperare morti, a lavorare nel caldo e nella tragedia come accaduto a Bologna due settimane or sono e come accaduto a Genova ultimamente. Sono gli eroi silenziosi.

Detto questo, vengo alla partita. Pensavo che il nostro difetto maggiore, e l'Udinese di stasera ne ha evidenziati vari, fosse il mister che siede sulla nostra panchina. Pressare alti significava regalare la partita. Invece Velazquez mi ha sorpreso, positivamente, con una squadra messa in campo con equilibrio. Se abbandoniamo le idee piuttosto adolescenziali di pressare alto con una squadra che ha preso caterve di gol l'anno scorso, possiamo vedere una squadra discreta.

Bene specialmente la reazione. Dopo il secondo gol del Parma la partita sembrava finita, ma i nostri hanno buttato il cuore oltre l'ostacolo e alla fine si poteva anche vincere. L'Udinese di questa sera aveva due facce: una collettiva e l'altra fatta di individualità. Scuffet dopo un primo tempo egregio ha commesso un errore. Sempre più penso che il bravissimo portiere ammirato con Guidolin e poi in Coppa Italia (su tutte ricordo una partita favolosa a Napoli) abbia bisogno di giocare. O si punta su di lui per farlo crescere o farebbe bene ad andare in una piazza di B dove possa finalmente avere quella continuità che gli faccia da trampolino. Malissimo Samir, che sì fa un buon cross, ma in difesa non ne azzecca una. E' in generale la nostra difesa dove si contano più errori individuali. E questa volta non dipendono dal centrocampo o dalla disposizione, che questa sera ho trovato buona, ma per l'ennesima volta abbiamo regalato due gol, facendoci uccellare sul primo e con un errore di insicurezza sul secondo.

In positivo vedo De Paul: se togli l'argentino in questa squadra nessuno sa aprire il gioco, cercare l'assist e “portare la croce”: il salvataggio nel primo tempo con Samir che andava a farfalle è l'emblema di una partita combattuta fino a che aveva gamba. Non so se l'anarchia con la quale si è inventato la sua posizione in campo dipenda da Velazquez o da lui, sta di fatto che il calo peggiore dell'Udinese si è avuto quando non gli arrivavano palloni, il momento migliore quando poteva aprire il gioco sulle fasce anche con cambi di campo per un buon Machis, ma ancora troppo egoista.

La faccia del collettivo invece è positiva: una squadra che reagisce bene ad un doppio svantaggio è un segnale confortante. Manca ancora un po' di gerarchia perché a Lasagna sono arrivati troppi pochi palloni, ma la squadra si muove bene e Mandragora (spesso lasciato colpevolmente solo da Fofana) può essere un buon collante. Non ci tocca che sperare nel miracolo e cioè che Behrami possa giocare tutti i novanta minuti per molte partite.

Siamo una squadra da salvezza, non sarà facile, ma possiamo farcela. Il mercato non pare aver risolto i problemi palesati l'anno scorso, specialmente in difesa e quindi non possiamo aspettarci la parte sinistra della classifica. Ma almeno sappiamo che sotto la cenere degli errori e dei gol subiti arde ancora il fuoco della voglia e della grinta. E specialmente, nota lieta della serata, abbiamo visto un allenatore che pare essere sceso a patti con il proprio ego offensivista e ha messo in campo una squadra molto equilibrata tatticamente.

Ci sarà da lottare, ci sarà da sudare e c'è molto, ancora molto, da correggere. Ma l'Udinese vista in campo nel secondo tempo mi ha lasciato buone impressioni, la strada sembra quella giusta. Non ci resta che sperare...

Sezione: Editoriale / Data: Dom 19 agosto 2018 alle 22:54
Autore: Giacomo Treppo
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