Lo fecero con Colantuono, ci provarono anche con De Canio. Lo rifecero con Iachini ed ora lo fanno con Delneri. Quando girano voci di esonero, quando la società non smentisce o manda a parlare persone senza potere decisionale, la squadra si disunisce. Scrivo che la partita non è ancora ufficialmente finita, ma è dal primo gol che l'Udinese ha smesso di giocare, anzi, forse non è nemmeno scesa in campo. Se un allenatore fa lavorare una squadra e la squadra non vuole lavorare, ecco che basta perdere qualche partita e questi viene esonerato. A Delneri daranno anche l'opportunità di giocarsela con la Sampdoria? O insceneranno l'ennesima pagliacciata, chiameranno un altro che andrà bene per qualche mese, li manderanno in ritiro in un hotel che la maggior parte di noi non può permettersi nemmeno in vacanza e alleggeriranno gli allenamenti? Dai su, bambini, fate i bravi. Comprategli i regali. Oggi è venuto meno addirittura Behrami, con errori pesanti sul primo e sul secondo gol. Pare aver emulato l'Hallfredsson di Ferrara e il Danilo di Milano. Ormai gli errori individuali li possiamo chiamare con i nomi dei protagonisti, come fossero opere d'arte... d'arte distruttiva ovviamente.
Se volete fare un conto, abbiamo preso 13 gol e su 7 c'è lo zampino di un giocatore sopra i trentanni, e cioè Hallfredsson, Danilo ed ora anche Behrami. Bisognerebbe avere il coraggio di chiedergli come mai. Nessuno lo fa.
Ma di diverso dalle altre partite, però, c'è qualcosa, e non conta nulla il gol alla fine, la traversa o l'errore sotto porta di Maxi Lopez. Oggi la squadra, rispetto alla sfida contro il Torino, non è scesa in campo. Contro i granata c'è stata una reazione d'orgoglio, agonistica, nervosa ma anche fatta di belle azioni e gol. Contro la Roma no, come se la squadra aspettasse il cambio in panchina. Come se ci fosse, ovviamente non consapevole, un filo diretto fra una società che non sa prendersi le sue responsabilità e una squadra di viziati che ormai, lasciatemelo dire, commettono errori con una naturalezza sospetta di menefreghismo.
A Udine manca un uomo forte, Gino Pozzo ha dimostrato di capire di mercato (tanti i giovani bravi arrivati) ma non di come si gestisce una squadra di calcio. Il Paron ha giustamente passato il testimone al figlio, e in società i tanti yes man che dovevano solo fare ciò deciso da Giampaolo, ora dimostrano tutta la loro inutilità in interviste sempre fuori luogo, inutili, inadeguate. Non ci vuole molto a capire che manca il manico, quando tutti parlano e nessuno si prende responsabilità, se non per fare lo scarica barile. Stramaccioni, Colantuono, De Canio, Iachini, Delneri e poi?
La partita di oggi non va commentata. Va demonizzata. Va detto che in campo ho visto molti che hanno disonorato la maglia, si sono venduti l'anima, hanno visto l'impegno come un inutile rito di passaggio per passare al prossimo mister. Chi comanda dirà che la colpa è di altri, dell'allenatore, che lo spogliatoio non lo vuole, che serve una scossa (tutta la solita infinità di frasi senza senso), chiamerà un altro e poi ancora un altro. Belle le parole di Costacurta sull'Udinese, prima della partita. Ve le riassumo: l'Udinese gioca bene ma prende gol per errori individuali che non ci stanno... è una squadra giovane che ripercorre lo stesso percorso fatto dal Bologna l'anno scorso. Devono maturare. Con una sola differenza, aggiungo io. A Bologna programmano, a Udine no.
Costacurta giocò nel Milan di Berlusconi, forse il più grande presidente del calcio moderno. Scelse Sacchi che faceva lavorare moltissimo i giocatori, i risultati non arrivavano. Allora, quando si parlava di esonero, andò negli spogliatoi prima di una partita e disse a tutti che lui stava con Sacchi (non con la squadra, con Sacchi!) poi si mise all'uscita degli spogliatoi prima della partita e guardò negli occhi i giocatori che uscivano in fila, uno a uno. Quello era un vincente. A Udine non c'è nessuno, c'è un procuratore che va a vedere gli allenamenti e non si capisce perché. A Udine sono rimasti solo i perdenti, lo dicono i risultati; e i perdenti si sa, danno la colpa ad altri.
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