Mettetevi nei miei panni. O credete alle favole oppure è difficile scrivere qualcosa sul nuovo arrivato, il mister Oddo. Delneri è stato esonerato, i risultati sono impietosi. Questo doveva essere l'anno della costanza nel rendimento ed invece contiamo 8 sconfitte (la nona saltata per il diluvio sull'Olimpico) e 4 vittorie, mai un pareggio, mai più di due partite senza perdere. E pensare che contro il Cagliari, in ultima analisi, sarebbe bastato anche uno 0.0, per andare avanti, per dare quella continuità che Gigi da Aquileia professava, ma che poi veniva smentita da una formazione che di continuità ne aveva poca.
Io, fosse per me, abolirei le presentazioni degli allenatori. Oddo ha rifilato alla platea una serie di luoghi comuni ai quali mancava solo “voglio bene alla mamma” e “spero nella pace nel mondo”. Che altro poteva dire? Non sai dove sei capitato, ma visto che hai firmato un contratto devi dire che la società è organizzata e ambiziosa, anche se questa Udinese non è minimamente ambiziosa e magari ha una buona struttura organizzativa, ma è soltanto lo scheletro morto della cultura dei risultati che fu. Che Oddo non abbia ben capito dove è finito lo testimonia la sua foto dello stadio di Londra, sponda Watford of course, sul proprio profilo social. Non la considero una caduta di stile perché forse qualcuno deve ancora spiegargli che aria tira, confido faccia un corso acellerato.
Oddo è un buonissimo allenatore per la serie B: è riuscito a portare in A una squadra che aveva una difesa da play out. Il suo Pescara da subito ha avuto un buon gioco, propositivo, in pieno stile Milan d'altri tempi. Poi non ha saputo reinventarsi nella massima serie; quando il presidente gli ha venduto il parco attaccanti e non li ha sostituiti, sarebbe stato meglio puntare a una squadra più solida, più scontrosa e difensiva. Ora è venuto a Udine dove la casella gol subiti segna 23 con una partita in meno di Crotone, Verona e Benevento (peggio di noi). Ora è venuto in una squadra dove manca equilibrio, tanto che le uniche partite tatticamente “solide” sono state impostate con panchinari senza mezzi e con tanta voglia di sgarfare.
L'Udinese esonera un allenatore di calcio propositivo e al suo posto ne prende un altro di calcio d'attacco, l'estetica al potere. Peccato che senza equilibri l'estetica muore. Lo dico a chiare lettere, avrei preferito un Bortoluzzi, che l'anno scorso aveva fatto bene a Palermo (guarda caso quando la società latitava, per sua stessa ammissione), che è un guidoliniano e che sempre l'anno scorso aveva come vice un certo Fabio Rossitto, garanzia di scuola fedeliana (o corri o stai a casa).
L'impressione di questo editoriale impossibile è che la società ancora una volta sia lontana dalla realtà della situazione contingente, che abbia chiamato un allenatore che in altri momenti, forse, sì, sarebbe stato adatto. Ma non in questo, dove la difesa fa acqua da tutte le parti e il gruppo non esiste. Possono farmi vedere tutte le foto di giocatori sorridenti in allenamento; la prova del nove è sempre e solo in campo, alla domenica. Andato via Bonato ed arrivato Gerolin, ecco che Delneri ha reso meno. Una coincidenza? O Gigi era un uomo solo, o chi sta in società non sa fare il suo mestiere.
Se si perde la colpa è dell'allenatore e dei giocatori, ma la responsabilità è sempre, sempre, sempre della proprietà. Ancora una volta, abbiamo la dimostrazione che chi sta in alto è scollegato dalla realtà dei tifosi; ancora una volta, l'attenzione non è verso la sfera tecnica, ma verso quella degli equilibri interni. Chissà perché si esonerano così tanti allenatori e i risultati non cambiano...
Rimango sempre in attesa di avere risposte a quelle dieci semplicissime domande, ma forse fra un viaggio da Londra e una difesa del proprio datore di lavoro, nessuno ci ha pensato.
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