Anticipo chi ci aspetta al varco: De Paul si è comportato da sciocco, e uso un termine volutamente benevolo che non si meriterebbe: quello ‘schiaffo’ andava punito con il rosso, senza ‘se’ né ‘ma’. E due giornate non gliele toglierà nessuno.
Per questo, oltre che per 35’ di modesta levatura, considero Rodrigo, stasera, l’uomo in più.
Bravo Sensi, gran bel giocatore che beffa Becao e realizza la rete che sblocca la gara cinque minuti dopo l’espulsione.
E Candreva? intende la serata tesa del diéz friulano, lo provoca, lo colpisce (ma i colleghi di una televisione lombarda dotati di teledinamòmetro lo giudicano colpo irrilevante); si prende lo schiaffo sul retro della testa ma si tiene, dolorante, la faccia come colpito da Mohammed Alì, rimane a terra (per sicurezza) fino a rosso estratto. Missione compiuta. Decisamente giocatore ritrovato. Anche quando, a tredici dalla fine, atterra Lasagna lanciato a rete e si rigetta a terra, dove rimane per un minuto, con le mani sulla faccia. Chissà, forse sperava nel rosso al capitano friulano. Scherzo, ovviamente. Forse.
Comunque quel giallo, unito a quello risparmiato nel primo tempo, avrebbe consegnato agli archivi un quarto d’ora in parità numerica. A San Siro, lo so, certe cose non si possono neanche pensare. Ci sta. Miedo Escénico.
Avranno poco da raccontare, le schiere grondanti ambrosiano orgoglio, di quel barcelonista che fece espellere Thiago Motta rimanendo a terra come colpito da uno strale. Uno a uno (quantomeno), pari e patta. Gli resteranno triplete, mai stati in B, squadra più onesta d’Italia: che non è poco. Peccato per il differente trattamento riservato tre settimane fa a Mertens dai loro commentatori. Anche loro, de relato, i più onesti d’Italia. Mi si dirà ‘episodi differenti’: un atleta in forma non si dispera per un buffetto. Il quale, ripeto, meritava il rosso. Anzi, rossissimo.
Taccio del pessimo direttore di gara. Anzi no: il rosso comminato è sacrosanto, lui non vede ma lo correggono. Alla televisione però ignora il primo colpo (da cartellino giallo) dell’ex-Udinese (mai granché rimpianto, in tutta sincerità) col numero 87. Soprattutto perdona il prode Barella che stende De Paul con un piede a martello da antologia. Il sardo protesta l’innocenza, Mariani sorride e il VAR tace (come non fece a suo tempo per Mandragora e Behrami). Conte non è un pirla, anzi la sa lunga e dopo 45’ Barella è già in doccia. Nel finale perdona ancora Candreva che cintura Opoku. Si vede che gli vorrà mostrare generosa indulgenza. Chiude in gloria fermando un contropiede 4 contro uno dell'Inter per un infortunio (?) a Becao. Gravemente insufficiente, anche se non al livello del numero dieci friulano.
Mi soffermavo a pensare cosa avrebbero detto, quelle televisioni (tantissime) che vivono alle spalle delle due formazioni milanesi, se i protagonisti fossero stati invertiti; peggio ancora se l’episodio avesse avuto, ad esempio, Bonucci o De Ligt come responsabili.
Tutto ciò premesso, vince l’Inter che è più forte, ma per tranne un inizio furibondo non lo dà a vedere. L’Udinese è spigliata, concretizza poco (quanto mancava oggi Stefano Okaka!), si arrende di fronte ad un grande Samir Handanovic che mette in angolo una caparbia azione di Lasagna; i nerazzurri giocano a ritmi lenti tipo maestro Gàmbara, ruminando calcio lento e vincendo perché forti sono l’allenatore (trionfatore alla Juventus, giova ricordare) e tanti suoi giocatori.
Soddisfatto? Quando si perde, mai. Io però mi tengo stretta una prestazione buona della squadra. Di certo i nerazzurri avrebbero pensato ad una gara più semplice, tipo Lecce. Invece (al netto della nefandezza depauliana) Tudor indovina il 3-5-2-a specchio, che toglie all’avversaria spazi e possibilità. Lukaku esce senza aver visto una palla, molto meglio Politano, secondo me migliore dei suoi assieme (ovviamente) a Sensi ed al portiere sloveno; e dietro un Godin che se ne frega dell’età e gioca meglio dei suoi due compagni di reparto.
Mi tengo la convinzione di una salvezza che si raggiungerà con meno fatica dell’anno scorso, perché il gruppo c’è. C’è un’idea di gioco, un mister che i giocatori seguono, e che oggi (a differenza di settimana scorsa) si comporta bene quanto il proprio antagonista.
Il quale porta la propria squadra, a punteggio pieno, in testa alla classifica. Complimenti a loro.
Neanche una riga su Alexis, direte. Confesso, confesso, confesso: mi fa male vederlo con quella maglia. Speriamo duri poco, poi venga a chiudere la carriera con noi.
Oggi insufficienze, per chi ha completato la gara o è stato sostituito, non se ne possono dare; fa pensare, però, come l’uomo in più, quello con più classe non riesca a fare la differenza. Forse, lo dico a malincuore e sperando di essere smentito quando il giudice sportivo ce lo riconsegnerà, stasera tutti noi abbiamo capito perché nessuno abbia voluto pagare la cifra richiesta dalla proprietà. Detto, a onor del vero, che ‘mister 50 milioni’ dall’altra parte ha fatto vedere quello che già l’anno scorso si era manifestato a casteddu: foga, trance agonistica e l’incapacità di controllarsi. Un parallelo.
Mi direte che l’Inter avrebbe vinto lo stesso: boh, non faccio il mago. Secondo me però è asseverato che se Rodrigo non fosse cascato con tutti gli scarpini fluorescenti nel trappolone (qualcuno, nella televisione di cui sopra, ha sostenuto ‘bravo Candreva, vecchio mestierante’) al riposo si sarebbe andati 0-0 e nel secondo tempo avrebbero dovuto lasciare, loro!, spazi al contropiede friulano e non viceversa.
Poco altro da dire. Testa alla prossima gara, cui si arriva con un punto in meno dell’anno passato ma molte, moltissime certezze in più. Le quali però si debbono tramutare in punti, ad iniziare dal prossimo turno.
Aspettando il rientro di Okaka, che potrebbe essere il fattore decisivo per la rinascita della truppa di Igor Tudor. E con De Paul uomo in più: ma non diciamo per che squadra, almeno stasera.
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