La partita stava finendo, l'Udinese perdeva 1 a 2 e i giocatori in campo avevano undici maglie diverse mentre sullo sfondo si vedeva il prezzo di quelle maglie. Penso sia l'immagine di questa stagione.

Non seguo il marketing della società perché non sono interessato all'ambito e non me ne intendo. Spero vivamente che gli introiti di quelle maglie vendute vadano in beneficenza. Sta di fatto che sono maglie del record, un record negativo venduto come se fosse positivo. E' un record che porta vari nomi: formalmente quello di Oddo, sostanzialmente quello della società.

Questa settimana Udine è parsa, più che una società di calcio, un laboratorio di arte comunicativa. Dopo due o tre articoli della carta stampata (non voglio prendermi io il merito di avere dato il “la”...), la società ha diramato un comunicato molto scarno ma netto, nel quale si accollava la responsabilità del momento e assicurava che avrebbe fatto di tutto per uscirne. Poi, i fischi contro la Fiorentina, pochi e a fine partita, sono stati definiti “giusti, ma...”. Dopo sette sconfitte i fischi e i cori di protesta (peraltro sempre molto civili) o sono giusti o non lo sono. Il sì ma è un qualcosa che richiama alla politica, alle mediazioni. Arte nobile, se fatta a fin di bene. Ma nel calcio non serve.

Nel calcio il sì ma è come dire non ho colpa, è come dire sbagli tu. Ho sentito altre parole, quelle del Paron e quelle di sua figlia. Viviamo a Londra ma portiamo l'Udinese nel cuore è un po' come dire che tutto va bene così com'è.

E' anche stato organizzato un confronto fra tifo organizzato e società, ma la società non c'era. E qua preferisco essere più netto. Chi mi legge sa che io considero il Paron un grande uomo di impresa e di calcio, non lo conosco personalmente e non mi interessa. Lo giudico per quello che ha fatto a Udine. Ha preso una provinciale che una gestione irresponsabile aveva portato vicino al fallimento e la ha fatta diventare una squadra d'Europa, che proprio in Europa, molto spesso, arrivava davanti ad altre squadre italiane. Giampaolo Pozzo ha la sua età, ed è giusto dargli rispetto. Non ci si può aspettare che risponda lui al tifo, che si prenda lui la responsabilità di quanto succede. Andare ad un incontro con la società e non trovare Gino Pozzo è come andare a Roma in udienza dal Papa senza il Papa. Era in Sud America. Mi par di sognare.

C'è qualcosa di onirico in quello che succede a Udine. Tutto passa, pare che si consideri più importante il marketing che il calcio, peccato che l'Udinese è una squadra di calcio. Il tifo organizzato emette un comunicato, con linguaggio molto diplomatico, nel quale afferma di fatto che tutto va bene. Come se fossimo al primo anno del post Guidolin, con Stramaccioni in panchina che azzecca una partita su tre ma tutto sommato si salverà.

Tempo fa Gino Pozzo ha definito le critiche come qualcosa di non troppo importante, proveniente da tifosi da tastiera (mi scuso se non cito l'espressione alla perfezione, non ho l'abitudine di segnarmi le cose). In settimana ho provato a chiedere a chi critica su una tastiera se va mai allo stadio: la maggior parte sono abbonati da una vita. Presenti nei punti di massima come nei punti di minimo, nelle annate in B, in C, così come nelle notti europee.

Tutto questo passa come l'acqua del Ledra, sembra immobile non fosse per qualche alga sul fondale che tradisce una certa corrente. Oggi l'Udinese ha preso due gol lasciando libero, in entrambe le occasioni, Ciro Immobile, il capocannoniere della serie A. Sul secondo gol Immobile ha preso palla poco fuori l'area di rigore, era spalle alla porta. Si è girato, ha guardato l'inserimento del compagno e gli ha passato il pallone. Così... una cosa che devi guardare due o tre volte in televisione per chiederti come mai nessuno è uscito sull'uomo. Anzi, non sull'uomo, genericamente, ma sul loro giocatore più forte.

Non metto in dubbio che in molti in campo abbiano dato l'anima. Oggi non mi va di parlare di meriti e demeriti dei singoli. Quando perdi l'ottava partita consecutiva i colpevoli sono tutti. Anche e perfino Oddo, che di colpe ne ha poche come poche ne aveva Delneri e compagnia cantante.

Ed ora? Ho notato che spesso, quando in settimana certe persone seguono gli allenamenti, se si perde subentra un altro allenatore... un altro giro di giostra. E ai tifosi che hanno fame di gioco e vittorie? Beh... se hanno fame, che mangino brioches.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 08 aprile 2018 alle 21:14
Autore: Giacomo Treppo
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