Lo dice la storia. La Juve è risorta quando è arrivato Pirlo. Il Barcellona ha vinto tutto sì perchè aveva Messi, ma anche perchè ad innescarlo erano Xavi e Iniesta. Il Brasile ha rimediato una figura barbina al Mondiale perchè non aveva un uomo in grado di dare qualità alla sorgente della manovra a differenza della Germania che ha Kedira e Schweinsteiger. Ancelotti ha fatto quadrare i conti al Real quando ha piazzato davanti alla difese assieme a Xabi Alonso anche Modric.

Insomma, se è vero che le partite si cominciano a vincere a centrocampo è altrettanto innegabile che per giocare bene una squadra ha bisogno di un uomo d’ordine, di colui che sappia dettare i tempi di gioco e riesca ad alzare il livello qualitativo di chi gli sta attorno.

L’Udinese, dopo la cessione di Inler, non è riuscita mai a tappare questa falla. Stramaccioni in questi primissimi giorni di lavoro ha provato la squadra con il 3-5-2. Sia chiaro: niente di definitivo, semplicemente si è deciso di ripartire da dove si era cominciato. In rosa, però, manca, un giocatore con le caratteristiche del regista. «Cerchiamo un giocatore che abbia gamba, sappia inserirsi ma anche fare anche il playmaker», ha detto il ds Cristiano Giaretta. Qualche tempo fa Gino Pozzo sottolienò come «non ci fosse grande scelta sul mercato per quel ruolo».

Ora sembra che si punti sul brasiliano Guilherme. L’augurio è che abbia le caratteristiche giuste e un’adattabilità al nostro calcio diversa rispetto a quella di Willians. Anche lui brasiliano, doveva essere il regista della squadra di Guidolin che affrontò il secondo preliminare di Champions con il Braga.

In rosa un giocatore con le stimmate del regista non c’è, Stramaccioni spera che la società gli metta a disposizione l’uomo giusto. Anche perchè la storia dice che le Udinese più belle e più vincenti hanno quasi sempre fatto affidamento su un regista. Dando un’occhiata agli ultimi vent’anni se ne possono indicare tanti. Il primo, in ordine cronologico, è stato Stefano Desideri, uomo faro del centrocampo nella prima Udinese di Zaccheroni disegnata con un classico 4-4-2.

Un salto di qualità arrivò in coincidenza dell’arrivo in Friuli del belga Johan Walem. Fu il regista dell’Udinese che riscì ad arrivare terza in classifica lottando quasi per lo scudetto. Al suo fianco aveva uno straordinario portatore d’acqua come Giuliano Giannichedda che compensava a eventuali carenze dinamiche del belga. Mancino naturale, Walem aveva il suo peso in campo anche nell’esecuzione dei calci piazzati.

In bianconero giocò tre stagioni, la migliore forse fu quella nel campionato ’98-’99 con Francesco Guidolin in panchina. Il miglior regista dell’Udinese dell’era Pozzo, però, rimane David Pizarro. “El Pek”, dopo un avvio traumatico sotto la guida di Gigi De Canio, fu rilanciato da Roy Hodgson e si consacrò sotto la gestione di Luciano Spalletti che gli affidò le chiavi del centrocampo friulano.

Quella era un’Udinese che giocava un 3-4-3 molto spinto alternato a un 3-5-2. Pizarro faceva il centromediano metodista nella linea a cinque, quando Spalletti decideva di giocare con il tridente aveva al suo fianco un giovane Giampiero Pinzi che macinava chilometri su chilometri. Ceduto Pizarro l’Udinese non trovò un degno erede fino all’arrivo di Gaetano D’Agostino, bravo a riciclarsi da trequartista a metronomo fino a conquistarsi l’interesse del Real Madrid. Gokhan Inler per un paio di stagioni giocò al fianco del mancino siciliano, poi, con l’arrivo sulla panchina friulana di Francesco Guidolin venne piazzato davanti alla difesa e con Pinzi e Asamoah formò uno dei migliori centrocampi della storia friulana.

Poi è stato il tempo di Pinzi e Allan bravi, più il primo che il secondo a dire il vero, nell’applicarsi in un ruolo non loro. Serve un regista vero, Strama lo aspetta.

Sezione: Calciomercato / Data: Gio 10 luglio 2014 alle 15:15 / Fonte: Il Messaggero Veneto
Autore: Salvatore Ergoli
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