Mercoledì 7 dicembre alle ore 20,45 andrà in scena sul parquet del Palazzetto di Via Perusini la prima sfida tra Udine e Cividale nel campionato nazionale di serie A2 di Pallacanestro, primo incrocio nella storia a questo livello, tra due società della provincia di Udine. Inutile dire che l'attesa è molto grande nel mondo del basket friulano e non solo, con due squadre che arrivano alla sfida con il vento in poppa: Udine, la superfavorita alla vittoria finale del torneo per ambizioni e roster nonché fresca della conquista del primato in classifica, mentre Cividale respira a pieni polmoni l'entusiasmo per un avvio di campionato che la vede come la miglior matricola della categoria, per lo più reduce da una vittoria esterna in rimonta sul campo di Rimini. In qualsiasi altra parte d'Italia, e probabilmente del mondo, si parlerebbe tranquillamente di "derby" friulano, senza la necessità di ulteriori distinguo e di particolari cautele nell'uso della parola. Invece, già a partire da quando questo evento non era ancora certo ma solamente possibile prima della fine della scorsa stagione che ha visto la salita di Cividale in A2 e la mancata promozione di Udine nella serie massima superiore, i vertici delle due società hanno negato che l'incontro possa essere considerato un "derby" e che, se proprio di derby si deve parlare, quello è solo con i "cugini" di Trieste.
La questione, per chi scrive, è curiosa e merita senz'altro un approfondimento. Per comprendere il significato della parola "derby" dobbiamo fare qualche passo indietro e andare alla ricerca delle sue origini etimologiche e semantiche. Verso la fine del ‘700, Edward Stanley, dodicesimo conte di Derby decise di istituire un premio per una corsa al galoppo di cavalli di tre anni d’età, e visto che ebbe luogo presso la sua magione e che in Inghilterra l’ippica era (ed è) uno sport d’importanza capitale e questa sfida ebbe un successo impressionante per popolarità, l'eco si diffuse nel secolo successivo anche "al di là della Manica", dove gare dello stesso tipo vennero chiamate "derby" appunto. Verso la metà del ‘900 "derby" iniziò a trovare uno sbocco semantico al di fuori dell’ippica andando ad indicare tutte le sfide sportive che agl'occhi degli appassionati di una disciplina assumevano un'importanza eccezionale. Per cui, quando due squadre di una stessa città o di un ambito sovracittadino caratterizzato da usi socio-culturali simili si affrontavano, finivano prima per contendersi il tifo di un medesimo territorio e poi per sfociare in una rivalità più o meno accesa, conferendo un'importanza appunto eccezionale all'evento si parlava di "derby". Si pensi ad esempio alla sfida calcistica stracittadina tra Roma e Lazio, incontro in cui la vittoria per le singole tifoserie vale addirittura più del risultato finale di un'intera stagione sportiva. Difficile quindi dirimere la "vexata questio": che l'incontro di mercoledì rivesta un'importanza fuori dalla norma per il sentire degli appassionati del basket in Friuli, oltre che per le rispettive tifoserie, è circostanza indubbia e ampiamente testimoniata dal "sold-out" praticamente immediato dell'impianto di via Perusini da quando i biglietti sono stati messi in vendita.
Difficile negare che a Udine e a Cividale si parli d'altro con il medesimo trasporto, anche tra chi non è particolarmente interessato al mondo dei canestri. Per cui dovremmo concludere che, vista l'importanza eccezionale di un match tra due squadre di un medesimo territorio, Cividale - Udine è un derby a tutti gli effetti. Quanto però ai requisiti del "contendersi le tifoserie" e la conseguente "accesa rivalità", non ci siamo proprio. Almeno fino ad oggi. Udine è una piazza storica e consolidata nella tradizione cestistica italiana e per cui la quasi totalità di coloro che siederanno sui seggiolini di via Perusini l'hanno sostenuta o la sostengono ancora, mentre Cividale è una piazza "vergine" a questi livelli e nata tra l'altro per inziativa di un gruppo di dirigenti e appassionati udinesi purosangue, a partire dal Presidente Davide Micalich che, come noto a tutti, è stato uno degli artifici della risalita del capoluogo friulano dalle minors alla serie A2 nel corso del decennio passato. Sono veramente tanti coloro che sono abbonati quest'anno ad entrambe i club e magari anche all'Udinese Calcio, sintomo di una comune passione sportiva e culturale ed in più le due società hanno obiettivi stagionali differenti e sono costruite con filosofie progettuali assai diverse. Risulta pertanto difficile scorgere che nella stragrande maggioranza di chi si recherà a piedi da "Piazza delle Donne" di Cividale o prendendo la "littorina" da Udine esista "un'accesa rivalità", affermare il contrario sarebbe davvero una fuorviante forzatura. Siamo friulani, gente speciale a cui già mal si coniugano i termini coniati fuori dalla "marilenghe", figuriamoci una parola e una tradizione di Sua Maestà britannica. Naturalmente, friulani o non friulani, si tratta pur sempre di passione sportiva per cui vincere è assai meglio che perdere e da entrambe i lati, la sconfitta non farà per nulla piacere e siamo altrettanto sicuri che le ugole e fiato delle rispettive tifoserie non si risparmierrano nel sostenere i loro relativi beniamini, magari anche in una sorta di "consapevolezza inconscia" che oltre nell'onorare e sostenere i propri colori, rende indirettamente omaggio anche a quelli opposti.
La speranza è che dopo un match in cui giocatori, dirigenti, tecnici in campo e spettatori sugli spalti abbiano dato il meglio di loro senza risparmiarsi a favore della propria "causa", si trovino tutti insieme a bere birre nel palazzetto, come accade di regola da più di due anni a questa parte a Cividale. Visione troppo "british"? A mente di quanto visto al Palasport Carnera lo scorso settembre durante la sfida di Supercoppa, credo proprio di no, possiamo nutrire la ragionevole fiducia in una serata all'insegna del "fair-play" e della sana passione sportiva. Anche se non siamo inglesi, siamo friulani, gente unica appunto; per cui un derby può essere tale senza esserlo.
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