Dovevamo battere il Frosinone. Dico, il Frosinone. Niente da fare.

Avrei voluto…

Avrei voluto vedere una formazione garibaldina già dallo schieramento. invece no.

Avrei voluto vedere una formazione garibaldina nell’atteggiamento, nell’aggressività e nella determinazione: invece no.

Avrei voluto vedere, almeno una volta, quell’umreti u lepoti che noi amanti del calcio jugoslavo anni settanta tanto fa smaniare: invece no.

Avrei voluto vedere, dopo la rete al primo tiro in porta effettuato, un’Udinese schiacciare sull’acceleratore e matare l’avversaria in maniera definitiva e decisiva: invece no.

Avrei voluto che le squadre si arbitrassero da sole, tanto di cose gravi non ve ne sono state, invece di scorgere in fucsia un mediocre quarantenne romano, di speranze non più belle e oggi vieppiù indolente, pigro, presuntuoso ed impreciso: invece no.

Avrei voluto che la si smettesse di dare tutta la causa alla precedente gestione tecnica, come se l’anima del salmantinostesse ancora avvelenando le prestazioni di una squadra neanche poi tanto tale: invece no.

Avrei voluto vedere DePaul giocare con la motivazione che aveva quando a stimolarlo c’era l’entrenadòr, anziché toccare poche palle, farlo male e mangiarsi il colpo del k.o.: invece no.

Avrei voluto che l’allenatore (che stimo) non schierasse oggi Behrami, preservandolo per la gara di Ferrara ed al contempo dando all’avversaria la sensazione di voler offendere e non mai difendersi: invece no.

Avrei voluto, per una volta, una sola, che questa gestione tecnica (coi fatti e non a parole) mettesse i propri giocatori nell’area avversaria, non bastando (almeno a me) vederli di più ‘nella metà campo del Frosinone’: invece no.

Avrei voluto sentire uno dei miei punti di riferimento, il direttore sportivo, usare termini diversi per descrivere la situazione. Questo però è un desiderio mio, che conta zero: infatti invece no.

Avrei voluto, a fine gara, che capitàno ed allenatore si recassero sotto la curva Nord, sin troppo paziente, e come fece a suo tempo Maurizio Domizzi, si offrissero da uomini alla contestazione, anziché radunarsi a centrocampo con il resto della squadra guadagnandosi poi alla chetichella gli spogliatoi: invece no.

Avrei voluto che un anchorman della televisione societaria, di fronte a qualche messaggio magari meno oxfordiano, cercasse di capire e comprendere perché questo popolo, dopo ‘soli’ cinque anni di calcio pessimo, desse segni di pazienza quantomeno sospesa; anziché uscirsene con ‘vabbé, dite quel che volete, ma in questo momento è meglio piuttosto restare tutti uniti per uscirne’. Il popolo bianconero è unito ai colori, alla storia ed al blasone di una maglia e di uno stadio (Friuli), chi deve uscirne non è l’utente ma il protagonista dello spettacolo, secondo me: invece no.

Invece no.

Quante volte abbiamo scritto parole come queste? Quanti anni sono passati dalla prima volta in cui ci si rammaricava di qualche gara sottotono, qualche sconfitta interna, qualche giocatore non all’altezza della recente gloria biancanera? Non le ho contate, di sicuro centinaia.

Non è questione di vincere o perdere, ma come dicevo di morire di bellezza, almeno per una volta. Di giocare una gara gagliarda e volitiva: Invece no.

Nicola sostiene come questa squadra non possa dare di più: fosse così mi preoccuperei. E dico questo evitando di citare l’episodio-cardine della partita: Invece no, ne parliamo.

Il quarantenne romano indica il dischetto su un contatto estremamente dubbio fra Ekong e Ciano; il difendente tocca la palla, poi forse sullo slancio sfiora lo scarpino del frusinate che crolla al suolo come colpito da un ferale strale. Il quarantenne romano si mette in un cantuccio e ascolta il VAR-ista Ghersini: il quale, secondo me, qualche dubbio ce l’ha dato che il rigore è calciato tre minuti più tardi. Il quarantenne romano non si perita nemmeno di andare a vedere la televisione. Non indica neanche il dischetto di nuovo: a me è parso incarnare quel tipico esempio albertosordiano di appartenente al generone romano, quei medio-borghesi che vivono bene, sudano poco e se proprio una cosa la si deve fare, la faccia un generetto.

Ormai il progetto-VAR sta naufragando: una volta si va a vedere, un’altra si decide di no con la stessa situazione potenziale. Non c’è applicazione uniforme di protocollo: probabilmente non c’è più nemmeno un protocollo.

E il quarantenne romano apparterrebbe ai sostenitori del VAR?annamo bbene…

Purtroppo a suo carico la storia conserva alcuni episodi più che dubbi che in passato andarono in una certa direzione (sempre la stessa) e meno in un’altra. Pazienza. Quel che proprio non va giù è vedere il gioco fermato da un signore che non corre nemmeno più (ma li fate i test di Cooper?) per pallonate ricevute da ragazzoni allenatissimi. Cose che noi, che apparteniamo alla generazione streetball, ricevevamo senza nemmeno cadere in terra.

L’Udinese però non perde due punti per questo: il rigore (inesistente) doveva rappresentare la rete della bandiera per i giallazzurri. I quali meritano il pari, non certo la vittoria come sosterrebbe qualche collega che scrive con gli occhi pieni delle lacrime della delusione. Pareggia perché non tira mai in porta, permettendo a Sportiello di uscire con un ‘s.v.’ che in trasferta si vede di rado, e agli Ariaudo di turno (parsi tutt’altro che insuperabili) di passare un pomeriggio tutto sommato tranquillo; perché DePaul sta passando un (lungo) periodo di estrema magra, con estro limitato e precisione latente; perché Kevin Lasagna non tiene ‘su’ una palla che sia una, e ad una punta (centrale o laterale) la difesa della sfera, in una squadra macchinosa come l’Udinese di oggi, è esercizio necessario.

Appunto sul 15, leggo che non verrebbe servito a dovere: queste storie le sento da mesi. La verità è che questo non è l’anno di Kevin, ma si smetta di giustificarne prestazioni insufficienti. Oggi ha giocato da 5 per demeriti propri, oltreché per la scarsa propensione dei compañeros a supportarne il poco uzzolo di segnare.

Vincere oggi avrebbe significato allontanare il terzultimo posto di qualche pista, permettendo a tutti di passare un Natale sereno e una migliore preparazione verso Ferrara. La S.P.A.L. corre, e tanto, ed è avversaria fra le peggiori per l’attuale versione bianconera; il mister dice che alla fine siamo in media salvezza, gli rispondo che dei cinque punti ottenuti, nelle ultime tre gare ne ha fatto uno solo.

Cosa vi devo dire, amici miei biacca e carbone? Che auguro a voi ed alle vostre famiglie un Natale sereno: cercate di stare bene con le persone cui tenete, mangiate il giusto e soprattutto bene, bevete ancora meglio. 

Fottetevene del calcio e di cose così inutili. Sapete cosa sento? Tale la delusione, l’impotenza, che pare (di certo non sarà così) siano loro a fottersene di noi.

Buon Natale: ci sentiamo dopo-Ferrara.

 

 

 

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 23 dicembre 2018 alle 10:06
Autore: Franco Canciani
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