"Sembrava di giocare in casa, sembrava di essere a San Siro", d'altronde come dare torto a mister Inzaghi. Ieri sera del vero Friuli rimaneva davvero poco. A salvarsi dall'orda neroazzurra la sola Curva Nord e parte dei Distinti, dove comunque erano assiepati tantissimi interisti. Il resto dello stadio faceva il tifo per l'Inter, tribunette vip e sky box in maniera tutt'altro che elegante come invece il "rango" del seggiolino richiederebbe.
Peccato. Va detto che ormai tutto questo non fa più scandalo, purtroppo negli ultimi anni ci siamo dovuti abituare in fretta a questi scenari quando a Udine arrivano le cosiddette big. Non è stata la prima, non sarà l'ultima volta. Scelta societaria, utile sicuramente per le casse (circa un milioncino ha fruttato il monday match) ma che non tutela affatto il tifoso bianconero. Discorso fatto e rifatto più volte ma che è caduto sempre nel vuoto.
Lo stadio, per come lo intendo io, dovrebbe essere il cuore della comunità locale. Rappresentare un luogo in cui ci si riunisce non soltanto per sostenere la propria squadra del cuore ma anche per celebrare la propria identità e appartenenza. Tifare per l'Udinese e non per l'Inter ieri sera significava andare oltre i giocatori, i risultati e la classifica, e rappresentare con orgoglio collettivo la propria identità. Non è stato purtroppo così, la festa è stata completamente neroazzurra, tanto che perfino la nostra Curva (che da sola c'ha provato a tenere botto) a tratti nemmeno si sentiva, coperta dal tifo ospite degli altri settori.
Che poi, qualcuno me lo deve spiegare per piacere, ma senso ha cantare a squarciagola "Milano siamo noi" se sei di Pasian di Prato e la Madonnina l'hai vista probabilmente solo in foto. Non capirò mai.
Tornando a noi. Per molti in Italia siamo, tra l'alto, un pubblico inospitale eppure pericoloso. Al contrario a me sembra piuttosto che il pubblico friulano sia piuttosto aperto e corretto. Un'ospitalità e una pazienza davvero difficili da trovare altrove (girare gli stadi della Serie A per credere), che consentono ai supporter ospiti di sostenere la propria squadra in un contesto di rispetto, anche nei casi in cui esso non sia reciproco, e serenità al di là di ogni rivalità calcistica. Questo atteggiamento riflette i valori di quella friulanità purtroppo disonorata troppe volte in questi ultimi mesi. Il modo in cui vengono accolti i sostenitori delle squadre avversarie, qualsiasi esse siano, è un esempio. Nonostante gli eventuali sfottò (beceri come quelli di ieri sera) la priorità rimane sempre il rispetto reciproco e la celebrazione dello sport. Salvo rarissimi episodi a Udine si cerca sempre di convivere armoniosamente con gli avversari, e di creare un ambiente unico e inclusivo all'interno dello stadio. Punto.
Mentre gli avversari sono accolti con rispetto, dovrebbe essere dovere e privilegio dei friulani mantenere viva la fiamma del sostegno locale. Nel nostro stadio, il colore predominante dovrebbe sempre essere quello bianconero, simboleggiando l'unità e la passione per l'Udinese e per il nostro territorio.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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