Ancora lui, sempre lui. Alexis Sanchez scrive un’altra pagina della storia della Roja cilena: 38 gol in 71 presenze, meglio anche di un mostro sacro come Marcelo Salas, “El Matador”. È l’ennesimo primato del calciatore più rappresentativo di questa generazione fenomenale, capace di portare a Santiago due Copa America consecutive. Un percorso iniziato per il Nino dieci anni fa, con l’esordio con la casacca rossa nell’aprile 2006, in un test contro la Nuova Zelanda, mentre la prima marcatura arrivò in un’amichevole contro la Svizzera.

Tuttavia, nonostante il fisico portentoso e la tecnica prodigiosa, Alexis non era ancora il fenomeno capace di spaccare in due le difese con la sua corsa ed i suoi dribbling. Il suo percorso di maturazione ha richiesto tempo. Sono serviti quattro anni, un’esperienza nel tatticismo italiano e la conoscenza di un maestro di calcio e di vita come Francesco Guidolin. Con l’allenatore veneto, il ragazzo classe 1988 ha imparato a valorizzare e sfruttare un repertorio tecnico notevole. L’Udinese lo ha coccolato e ne ha goduto i primi frutti. Probabilmente, il vero Sanchez si è intravisto il 27 febbraio 2011: in un pomeriggio primaverile, i bianconeri demolirono il Palermo al “Barbera” con un sonoro 7-0. Il Nino siglò addirittura 4 gol, ma il secondo ed il terzo furono due perle da fuoriclasse assoluto. La marcatura che valse il tris friulano fu confezionata da un assist pregevole di Di Natale, ma la velocità di punta e la facilità con cui il cileno mise a sedere il portiere Sirigu scioccarono il pubblico. Un doppio passo esasperante, simile a quello con cui un certo Ronaldo stordì Marchegiani nella finale di Coppa Uefa 1997/98. E che dire della rete successiva, quella del momentaneo 5-0, in cui Alexis saltò la marcatura ed in totale tranquillità andò ad incrociare sul primo palo, beffando nuovamente l’estremo difensore? Un’altra perla ronaldesca, da fuoriclasse vero.

Unica pecca di questo straordinario giocatore? La discontinuità. Se ne sono accorti a Barcellona, dove il fenomeno sudamericano alternava pallonetti da favola contro il Real di sua Maestà Ancelotti a prestazioni opache. Discorso simile all’Arsenal, nonostante le consuete giocate d’autore. L’ultimo Sanchez ha evidenziato un cambiamento tattico che forse rappresenta solamente l’apice di quanto appreso in Italia. Lentamente, si sta avvicinando sempre di più verso la porta. Sta diventando sempre più decisivo sotto rete, facendo sia da finalizzatore che da perno offensivo. L’ennesima trasformazione di un campione forse incapace di ottenere quanto il suo talento meriterebbe, ma comunque in grado di scrivere pagine epiche.

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 23 giugno 2017 alle 08:00
Autore: Federico Mariani
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