Durante la pausa per le Nazionali inevitabilmente, pur amando tantissimo l’Italia, c’è tanta noia. Si ferma quasi (le categorie minori continuano a giocare) tutto, le voci assurde impazzano pur di riempire le pagine dei giornali e il week-end, per noi calciofili, è surreale. È però forse il momento migliore per qualche elucubrazione mentale, quelle analisi che forse portano a poco, ma che possono essere belle per sognare o per rivivere certi spezzoni del passato. In questa rubrica ho deciso di analizzare il secondo decennio degli anni duemila dell’Udinese, dove si è vista forse l’Udinese più bella della storia, ma forse anche una delle più brutte (in A), ma dove, soprattutto, è avvenuto il passaggio di testimone tra Giampaolo Pozzo e Gino Pozzo.
Stagione 2012/2013, altro giro altra corsa. Stavolta l’Udinese sarà nel gruppo delle teste di serie per i Play-Off di Champions. L’occasione è ancora più ghiotta rispetto all’annata precedente, ma ancora una volta la società si muove in maniera conservativa sul mercato, senza puntare a giocatori magari non di altissimo livello, ma pronti ad affrontare partite importanti. Addio ad Handanovic, Isla, Asamoah e Denis, dentro Maicosuel (arrivato con il soprannome di “Mago” per le sue capacità balistiche e nell’uno contro uno), il rientrante Muriel (che ha già l’etichetta di nuovo Ronaldo), “Pitbull” Willians, Brkic per la porta e Lazzari (che aveva fallito a Firenze), più la solita infornata di giovani. L’urna della Champions dice Braga. Avversario alla portata, anche se Guidolin deve ancora una volta rifare la squadra. In Portogallo le zebrette partono bene, vanno in vantaggio, ma poi è un monologo dei biancorossi, che trovano il pareggio. L’1-1 in vista del ritorno al Friuli sarebbe buono, ma in casa la squadra spreca una quantità incredibile di occasioni colossali, nonostante il vantaggio firmato Armero, grazie a un Fabbrini insolitamente in palla (il tanto atteso Muriel resterà fuori per infortunio). Gli ospiti, sfruttando un errore in collaborazione tra difesa e portiere, trovano il pareggio con una delle poche azioni create. Visto che il muro portoghese non crolla, si va ai rigori. Qui avviene uno dei “drammi” sportivi della storia bianconera. Siamo sul 3-3, sul dischetto va “O Mago” Maicosuel, che dovrà essere spalla di Di Natale e Muriel, per far restare l’Udinese nell’Olimpo delle squadre italiane. Il brasiliano però va e sforna un cucchiaio orrendo che il portiere avversario blocca senza problemi. Non c’è più il pararigori Handanovic e finisce 4-5 per il Braga. Stavolta la delusione è enorme. Guidolin per un mese non vorrà più vedere il Mago e la squadra stavolta psicologicamente subisce il colpo.
Guidolin prova nell’ennesimo miracolo, ma stavolta ci sono troppe cose da riassemblare e diversi innesti vengono subito bocciati. Willians si rivela essere dannoso, mentre Brkic non è da Serie A. Resta il solito Totò Di Natale, affiancato da un Pereyra sempre più in crescita ed un Allan che è la vera sorpresa della stagione. In Europa League il girone dice Liverpool, Anzhi (quella volta tenuto in piedi da un miliardario) e Young Boys. Pareggio in casa con i russi e poi la grande impresa di Anfield, con quel 2-3 celebrato ancora oggi, visto che sono state pochissime le squadre italiane capaci di compiere un’impresa del genere. Poi però arriva una doppia clamorosa sconfitta contro lo Young Boys, con Bobadilla che, in due match, rifila cinque gol ai friulani. La squadra è sottotono e, oltre alle debacle che condannano all’eliminazione in Europa League e in Coppa Italia, alla fine del girone d’andata la squadra è nona. La magia sembra rotta, ma arriva un ultimo incantesimo, chiamato Luis Muriel.
Nel girone di ritorno infatti il colombiano torna finalmente a disposizione ed è una furia. Guidolin inventa un 3-4-2-1 che diventa micidiale, con Muriel che mette a segno 11 gol solo nella seconda metà del campionato, Pereyra cinque e Di Natale di nuovo 23 (più di 100 gol in quattro anni, solo per dare uno stralcio della sua grandezza). L’Udinese scala la classifica e infila nelle ultime otto giornate otto vittorie di fila, altro record assoluto ottenuto da questa squadra, con un 2-5 finale in casa dell’Inter che corona una rincorsa che porta al posto per i preliminari di Europa League. Guidolin rifà dunque il miracolo, ma inizia a dare segni di stanchezza, così come alcuni elementi della rosa iniziano a far notare che qualcosa non gira più nel verso giusto. Il progetto per avviare i lavori dello stadio procedono, mentre gli introiti però continuano a dipendere solo dalle cessioni, qualcosa scricchiola e il passaggio del testimone è ormai alle porte, visto che anche il paròn sembra dare segni di stanchezza, come il mister.
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