L'allenatore dell'Udinese Kosta Runjaic ha rilasciato un'intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport durante il Media Day del 23 luglio. Il tecnico tedesco di origine croata ha aperto parlando dal suo approccio alla nuova realtà: "C'è stato un sacco di lavoro! E ce n'è ancora. La cosa bella è che ho la sensazione che non sto lavorando solo, ma che stiamo lavorando tutti insieme. Questa è la base di tutto. Sono tornato dopo una stagione difficile e sono consapevole del mio compito. Le prime impressioni sono le più importanti e sono molto positive".
Alla sua prima esperienza nel calcio italiano, è inevitabile valutare le differenze tra la Serie A e i campionati tedesco e polacco. La direzione dell'allenatore dell'Udinese però è un'altra: "Indipendentemente dal paese, un club ha sempre successo quando ogni membro dello staff svolge il proprio lavoro al meglio e tutti cercano di collaborare".
Uno snodo cruciale sarà la scelta del sistema di gioco. Runjaic è un allenatore che si adatta molto al gruppo a sua disposizione, non parte volendo a tutti i costi adattare un determinato abito tattico e lo ha ribadito anche in quest'occasione: "Non sono un allenatore che dice che questo è il mio sistema e questo e ciò che dobbiamo giocare. Analizzo i giocatori che ho a disposizione e cerco il miglior sistema possibile per loro. Al Legia abbiamo iniziato con il 4-1-4-1 e il 4-3-3 e poi siamo passati al 3-4-2-1. Devo valutare i giocatori. Poi, se necessario, cambio".
Il mercato sarà grande protagonista nella costruzione della rosa e potrebbe persino privare la squadra di alcune pedine importanti. Ad oggi però l'attenzione del tecnico è tutta per il suo lavoro: "Mi sto concentrando sul mio lavoro quotidiano. Questa è la cosa più importante in questa fase".
Uno degli uomini più in palla di questo avvio di preparazione è Florian Thauvin, figura cardine su cui l'allenatore conta molto: "E' un grande calciatore, con tantissima esperienza. Finora non ha saltato nessun allenamento. Ha una gran voglia di rimettersi in forma il prima possibile. Per noi è un top player". Il francese è uno dei papabili ad indossare la fascia da capitano, come visto durante le amichevoli, ma per ora Runjaic non si sbilancia: "Sto parlando comn tutti. Non è la questione più importante in questo momento. Il gruppo dei capitani sarà annunciato prossimamente. Chi lo fa deve capire l'importanza del ruolo, delle responsabilità. Non è solo una questione della fascia che indossi al braccio. E soprattutto bisogna volerlo".
Altro giocatore importante nello scacchiere bianconero è Lorenzo Lucca: "E' molto motivato. Lavora tanto in campo e vedo che ha una volontà forte. E' un attaccante capce di fare buoni gol. Penso che possiamo trarre vantaggio l'uno dall'altro".
L'intervista è virata poi su temi extra campo, come regole, fattori mentali e famiglia. In primis l'allenatore ha parlato dei cambiamenti dovuti all'era digitale: "Devo modellare le regole. Quando eravamo bambini, le preoccupazioni dei nostri genitori e dei nostri nonni erano la troppa televisione, i troppi giornali. Oggi gli smartphone fanno parte della vita di tutti i giorni. E dobbiamo adattarci ai nostri stili di vita. Ogni generazione ha paura dei nuovi media e siamo soprattutto noi adulti a dare il cattivo esempio ai bambini e a usare troppo i nuovi media". Sulla questione relazioni si è poi parlato di lingua: "Per ora parlo in inglese. Alcuni giocatori capiscono il tedesco e io sono tedesco. Ma voglio imparare presto l'italiano e sto già iniziando a studiare anche se al momento il tempo è poco". E infine la famiglia: "Resterà in Germania. Vivono in una bellissima regione dove si produce un ottimo vino bianco, il riesling. Mia moglie lavora come dentista. Ho 3 figli, due ragazzi di 24 e 17 anni, e una ragazza di quasi 16".
Parlando della prossima serie A, il tecnico ha puntato l'attenzione sul fattore identitià: "I dati mostrano che le prime settte squadre sono state sempre quasi le stesse negli ultimi anni. Con qualche piccola eccezione. Negli ultimi 10 anni il milgior risultato dell'Udinese è stato il 12esimo posto. Non possiamo ripetere la scorsa stagione in nessun caso. Dobbiamo riuscire a stabilizzarci e per farlo abbiamo bisogno di un'identità chiara. Sono arrivato ultimo in classifica nel mio primo periodo all'estero come allenatore. Ma alla fine sono rimasto 7 anni in totale in Polonia. Cosa insegna? Come allenatore, non guardare troppo al futuro, ma essere qua e ora e concentrarmi sul lavoro quotidiano. Ogni nuova stagione ti fa fare un ulteriore passo avanti come allenatore e come persona".
Gino Pozzo lo conosce da tempo: "Conosco Gino Pozzo da molto tempo, ci conosciamo nel calcio professionistico, ma abbiamo parlato per la prima volta dell'Udinese dopo la fine dello scorso campionato di Serie A".
Autore: Gabriele Foschiatti
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