Se quello del calcio al femminile è un mondo fatto di migliaia di tifose, il 54,8% delle donne italiane[1], l'immagine di una bambina che decide di indossare gli scarpini e scendere in campo è ancora considerata una sorta di tabù. Come se il calcio fosse parte di quei "mestieri" che gli stereotipi più radicati ancora considerano di esclusiva pertinenza maschile.
Eppure, le statistiche rivelano altro. Nel Paese in cui si impazzisce per i calciatori e in cui le donne, nel calcio, fanno notizia solo quando sono loro fidanzate, il numero delle ragazze che mettono gli scarpini e "sognano Beckham" negli ultimi 6 anni ha conosciuto un vero e proprio boom, con un aumento del 72%[2]. Ecco perché su questo mondo, poco conosciuto ma in grande fermento, è venuto il momento di accendere definitivamente i riflettori e far luce su un movimento che in Italia, a differenza degli altri Paesi europei, resta confinato all'ambito dilettantistico, dove le calciatrici per vivere sono costrette a svolgere un'altra attività ed indossare gli scarpini solo a fine giornata, per continuare ad inseguire il sogno di poter, un giorno, vivere di calcio.
«Gli allenamenti iniziano proprio quando finisce la giornata lavorativa. Così si torna a casa tardi e la cena slitta sempre dopo le 22. Cosa ci spinge? La passione e l'idea che senza di noi molte bambine non avrebbero avuto la possibilità di fare del calcio il proprio sport».
A parlare è Francesca Saponetta, Direttore Generale del Castelfranco Calcio Femminile. È proprio la squadra di Castelfranco di Sotto (PI), partecipante al Campionato di Serie B, ad averla spuntata tra gli oltre 2.000 team che hanno partecipato a "Dacia Sponsor Day - The Split", l'iniziativa lanciata da Dacia, main sponsor dell'Udinese Calcio, e patrocinata dal CONI, per premiare quell'Italia sportiva e poco nota che, con spirito di sacrificio e dedizione, riesce a distinguersi nella propria disciplina. A presiedere la giuria che permetterà alle ragazze del Castelfranco Calcio Femminile di vivere un inaspettato momento di visibilità è stato proprio il Presidente del CONI, Giovanni Malagò
In occasione della partita Udinese - Sassuolo, prevista domenica 24 maggio, quindi, Di Natale e compagni vestiranno una maglia speciale: metà con le tradizionali strisce verticali bianconere, l'altra metà con il gialloblu del Castelfranco Calcio Femminile[3]. Un modo insolito per offrire un palcoscenico d'eccezione, come uno stadio di Serie A, a ragazze che fanno dell'impegno e della passione la cifra del loro amore per il pallone, ma anche un'occasione per riflettere sulla scarsa considerazione riservata al movimento femminile ed invertire la tendenza, "dando un calcio" ai pregiudizi, alle idee secondo cui femminilità e leggiadria non possono coesistere con l'agonismo e la grinta necessari per vincere una partita di calcio.
«Chi ce lo fa fare? È quello che mi chiedo tutti i giorni! - afferma sorridendo Saponetta - In realtà, più di ogni altra cosa, a spingerci ad andare avanti è l'idea che per molte bambine siamo state e saremo un esempio, da seguire, un'opportunità per vincere un certo conformismo, per andare oltre e rompere schemi precostituiti».
La storia del Castelfranco Calcio Femminile inizia nel 1984, sulla scia del Trofeo Pallone Rosa, rassegna di calcio femminile organizzata in paese, diventata ben presto l'appuntamento estivo per eccellenza del panorama regionale femminile. Grazie all'entusiasmo generato dal Trofeo, un gruppo di ragazze, fino a quel momento tifose di compagni e fidanzati componenti la squadra maschile del luogo, decide di "scendere dagli spalti" ed indossare gli scarpini, iniziando un'avventura che le ha condotte fino ai campi della Serie A femminile, nel Campionato 2001/2002. Il culmine di una parabola che da quel momento inizia una graduale fase discendente, soprattutto a causa delle scarse risorse a disposizione.
«I problemi - racconta Saponetta - sono tanti, dal trasporto in occasione delle trasferte, ai materiali per l'allenamento, all'affitto che paghiamo per usufruire del campo sportivo. Non abbiamo una struttura di proprietà - spiega - e utilizziamo un impianto comunale che condividiamo con altre associazioni sportive. A tutte queste spese facciamo fronte grazie a piccoli aiuti che provengono da sponsor locali, quote associative, cene sociali, la vendita di piccoli gadget, spille, foto, organizzando feste e attraverso contributi diretti dei dirigenti che si autotassano».
Al Castelfranco Calcio Femminile, infatti, i dirigenti, sono i primi a contribuire di tasca propria, per dare ossigeno alle casse della Società. D'altra parte, nessuna della squadra viene stipendiata e solo quando c'è una leggera disponibilità economica è previsto un piccolo rimborso spese, specialmente in occasione delle trasferte. «Certo, tutto questo comporta impegno e sacrifici. Ma non possiamo evitarli se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo che, nel breve termine, è anzitutto continuare ad esistere e poi, chissà, far tornare un giorno il Castelfranco in Serie A, come siamo state capaci di fare in passato».
L'avventura delle ragazze del Castelfranco Calcio Femminile è anche su Twitter. Sul social network sarà possibile seguire tutti i momenti della giornata, attraverso i profili ufficiali di Udinese Calcio, @Udinese_1896, e Dacia Italia, @daciaitalia. Per interagire e seguire il racconto della giornata, l'hashtag da ricordare è #DaciaSponsorDay.
[1]Ricerca SportDNA by Repucom
[2] Women's football across the national associations, UEFA 2014/2015
[3] La maglia è stata realizzata per l'occasione da HS Football, sponsor tecnico dell'Udinese
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @FDigilio
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