Se c'è una persona che ha contribuito ad arricchire notevolmente questa rubrica senza dubbio scegliamo Luciano Gaucci. L'ex presidente del Perugia spesso e volentieri ha spiazzato tutti con acquisti quanto meno originali. Gli è andata anche bene, con Hidetoshi Nakata; meno con Ahn, Ma o Kaviedes, primi rappresentanti del proprio paese a sbarcare in Italia. Per non parlare dell'ingaggio di Carolina Morace, prima donna nel calcio maschile, come allenatore della Viterbese.
Nel 2003 però Gaucci si è superato: se da una parte il tentativo di tesserare un calciatore donna, nella fattispecie Brigit Priz, fallì; dall'altra riuscì a portare a casa il primo figlio di un capo di stato, tra l'altro ben noto: Saadi Gheddafi.
Inutile parlare di qualità tecniche. Saadi gioca a calcio per hobby ed è anche capitano della Nazionale. Cosa piuttosto semplice, dal momento che è anche presidente della Federcalcio libica. A tenergli testa, almeno calcisticamente, è il compianto Franco Scoglio: "Non amo subire i ricatti di nessuno" dirà il tecnico di Lipari, nel 2002 ct della Libia nel motivare le mancate chiamate del figlio del Colonnello Muhammar.
Il suo ingresso nell'Italia calcistica è già stato fatto prima del 2003, acquistando il 7,5% delle azioni della Juventus (di cui è membro anche del CdA), il 33% della Triestina e siglando un accordo commerciale con la Lazio. Quando però arriva come giocatore a molti pare uno scherzo.
E invece anche stavolta Gaucci fa sul serio. Decisivo per l'accordo col Perugia è l'ok d papà Muhammar. "Riuscirà ad imporsi in Italia come un giocatore di valore. Quello che può fare lo ha già fatto vedere con la sua nazionale. Sarà comunque determinante Cosmi: in questi ultimi anni è riuscito a migliorare giocatori che arrivavano dai dilettanti, farà lo stesso con Gheddafi, il quale vanta già un buon potenziale tecnico e ha una grande intelligenza" sono le parole del numero uno dei grifoni.
Lo stesso Gaucci ammetterà anni dopo che l'operazione era stata fatta per l'immagine. E infatti tv e stampa per settimane non parlavano d'altro. "E poi se il suo acquisto poteva aiutare un po' a migliorare i rapporti nel Mediterraneo, ero ben felice".
Evidentemente Serse Cosmi non riesce a migliorare i piedi decisamente poco nobili del rampollo, il quale si allena senza nemmeno la soddisfazione di una convocazione. L'ingaggio, per fortuna del Perugia, non intacca il budget degli umbri e a riprova di come il calcio per Saadi sia solo un hobby va tutto in beneficenza.
Pur non mettendo piede in campo Gheddafi riesce nell'impresa di farsi squalificare all'antidoping, alla prima convocazione. La partita è Perugia-Reggina del 5 ottobre. Gheddafi (che quel pomeriggio lo passa in panchina) viene trovato positivo al norandrosterone: scatta una squalifica di tre mesi.
Rientra in tempo per il finale di stagione e Cosmi decide di premiarlo. Lo fa nella gara per Saadi più significativa: al Curi contro la Juventus di cui è tifoso e azionista (ma dimissionario dal CdA per conflitti d'interesse). Il tecnico lo getta nella mischia nell'ultimo quarto d'ora in una partita decisiva per la salvezza che gli umbri vincono per 1-0. I famosi 15 minuti di celebrità, nei quali tocca palla per nove volte.
Il figlio del Ra'is resta al Perugia, nel frattempo retrocesso in B, ancora un anno senza metter piede in campo. Nel 2005 il sorprendente passaggio all'Udinese, chiamato proprio da Serse Cosmi. Anche qui un solo gettone di presenza a fine stagione, tredici minuti nella partita contro il Cagliari dove tra l'altro riesce a tirare in porta in un'occasione. A Udine era molto conosciuto per i suoi eccessi stravaganti, per le auto di lusso blindate, lo shopping in elicottero e con vetri oscurati, per le mastodontiche ville e per le feste più pazze, una vita che poco coniciliava con quella dell'atleta.
Nuovo giro, nuova corsa: è gennaio 2007 e Gheddafi passa a sorpresa alla Sampdoria, in un momento dove si parlava della Erg, compagnia di proprietà dei Garrone, vicina ad acquistare la libica Tamoil. Circa le prestazioni in campo non pervenuto: a Genova nemmeno il quarto d'ora avuto con Perugia e Udinese.
A fine stagione termina anche la carriera calcistica di Saadi, ormai 34enne. Per lui inizia una parabola discendente che nulla ha a che fare col calcio: scoppia la guerra civile in Libia che porterà all'uccisione del padre e alla fuga in Niger dello stesso Saadi, estradato a marzo in Libia e attualmente detenuto a Tripoli.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @@PontoniStefano
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