Scrivo qualcosa ora, del derby, dopo giorni. Scrivo ora perché mi hanno toccato duro al mento, oppure alla Hokuto è stato uno di quei colpi che dopo sette secondi muori.
E parlandone a caldo, il rischio più tangibile per me era di metter giù sensazioni che letti i numeri non fossero tanto veritiere. Altri colleghi hanno saputo dire la propria, io non ci sono riuscito.
È vero che Udine sotto canestro non ha grandi rotazioni, ma il criticatissimo Cuccarolo ha in sostanza raggiunto i suoi season high sia sui rimbalzi che nei punti segnati. E addossargli responsabilità per una sconfitta come quella di sabato sarebbe ingrato.
È vero che il derby è gara a sé, che ci siamo rimasti male e sarebbe stato bello ammutolire il PalaRubini: ma ammettiamo serenamente che ha vinto alla fine una formazione che ha giocato al basket meglio di noi per almeno trenta minuti.
C’è poco da pensare: domani si gioca a Mantova contro gli Stings di Albertino Martelossi, lanciati dopo aver espugnato Piacenza. Come Trieste sta mettendo in fila una serie di convincenti vittorie. Difficile? Sì.
Alessandro Pedone suggerisce di ripartire: dalla reazione finale, dall’attaccamento ai colori mostrato dopo aver preso un’imbarcata iniziale, ed un parziale che nel secondo tempo aveva scavato un divario di venti punti fra le due formazioni. Io suggerisco che sì, le cose positive debbano essere la base: ma si parta dall’analisi del perché ad ogni gara questa formazione prenda un’imbarcata che alla fine obbliga alla rimonta: qualche volta ci riesce (Verona), spesso no. E sabato sera la remuntada è iniziata troppo tardi. C’è chi dice “beh Trieste ha mollato”: palle. Semplicemente nell’ultimo periodo Udine ha giocato meglio e messo a nudo i limiti, evidenti, che l’Alma era stata brava a mascherare nei primi tre periodi, con una circolazione della palla veloce e precisa e una precisione al tiro quasi mortale, spintai dalle urla del bravo Dalmasson e da quelle del proprio popolo.
Quest’ultimo, peraltro, ha fatto match pari con i quattrocento udinesi: settore D in testa, dalla curva biancanera è stato un continuo e commovente sostegno, che nei tempi morti uno speaker “sfigato” (perdonatemi il francesismo) cercava di coprire alzando al limite della sopportabilità auditiva la musica... I cori di presa per i fondelli da parte delle due curve ci stanno, nel palazzetto non è successo niente di che. Al netto della maglietta del capitano di Trieste (scuse pronte di Marzini e Ghiacci, accettate senza rancori) che ha dimostrato poca lucidità in campo ed anche meno fuori. Pazienza, non siamo tutti uguali. E del gesto (?) del capitano di Udine contro i propri tifosi, di cui non so dire di più. Ragazzate.
Sono fiducioso, perché amo i colori e non potrei essere diverso. Perché l’abito del disfattista non mi si addice. Perché una “treccia” ben eseguita mi esalta anche sul -20.
Riparta, Lino Lardo, da un Allan Ray in formato Celtic: ma ciò non diventi un alibi per gli altri, non si pensi a “palla ad Allan e ci pensi lui” come schema di base degli attacchi friulani.
Riparta, il coach, da una difesa attenta che anche giovedì (spero non domenica contro Jesi!) dovrà fare a meno di Trickbox Truccolo, autentico sparigliatore di carte in attacco e attentissimo in marcatura.
Ripartiamo dall’orgoglio di questa gente e di un coach che deve motivare al meglio i suoi. Deve pretendere più attenzione sui “back door”; sui rimbalzi difensivi meno contesi, quelli sui quali il difendente si sente tranquillo e prima ancora di avere palla in mano pensa a come aprire il gioco; sulla rotazione della palla avversaria e l’equilibrio difensivo nei raddoppi di marcatura. Errori insomma che han causato sabato scorso più della metà dei punti subìti.
E contro Mantova, dicevamo, sarà tutt’altro che agevole. Martelossi ha messo assieme un’équipe agile ed equilibrata, in cui al tiro è impiegato LaMarshall Corbett, guardia di Raleigh con un passato europeo complesso ed una macchia comportamentale quando, difendendo i colori di Treviso, nascose il consumo di cannabis al povero Gracis, che lo dovette tagliare. Terminata la stagione con un paio di gare a Jesi, in quest’annata sembra avere trovato la propria dimensione nella Dinamica che lo usa come un’arma offensiva decisiva: punti nelle mani ne ha. Al suo fianco DeAndre Daniels, scelto con numero alto dai Raptors che per due stagioni lo hanno girato a Las Vegas, nel proprio Development team, dove non ha mostrato numeri sufficienti per diventare un Pro. Anche lui ha medie realizzative discrete e zero paura di prendersi la responsabilità del tiro. La regìa è affidata all’espertissimo Giachetti, trecento gare in massima serie con Roma e Milano, e a Lorenzo Gergati, nipote della celebre scarpetta rossa (ma anche canturino e mobilgirgino) Beppe e figlio del “nostro“ Pierangelo. Sotto le plance sgomitano il palmarino Francesco Candussi, dal recente passato a Trieste, e il centro italo-dominicano di lunghissimo corso Sylvere Bryan, duecentootto centimetri che avremo visto indossare una quindicina di magliette italiane diverse. Candussi mi fa obiettivamente “paura”: proveniente dalla cantera reyerina, è un lungo moderno di due metri e 11, veloce e atletico: insomma, al solito straordinari in vista per Supergino e soci.
Ma il vero valore aggiunto degli Stings è Alberto Martelossi, cinquantenne nato all’ombra del “ciscjél” e tecnico preparatissimo. Passato udinese fugace, nel 1998, poi tanta gavetta in giro per l’Italia. Spesso e volentieri è indicato come “allenatore del mese” dalla Lega Pallacanestro di A2, e gli onori se li merita tutti. Con il dovuto rispetto per le franchigie dirette dal nostro, visto il panorama di tecnici (anche d’importazione) tanto sbandierati in massima serie è incomprensibile non averlo ancora visto allenare una delle “major” italiane. Probabilmente pensa troppo ad essere un bravo tecnico e poco all’immagine e a dare interviste e conferenze stampa clamorose.
Okay: parola al campo. Udine deve finalmente dare prova di aver raggiunto un proprio equilibrio di squadra, a dispetto di infortuni ed episodi sfortunati. Fra i quali, sia detto, non vanno annoverate le due ultime sconfitte.
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