C’era una volta la numero 10. Bella, desiderata, ammirata. Era il simbolo di fantasia, estro, diversità. Era propria di quei calciatori capaci di cambiare le sorti di una partita con una giocata d’autore, una prodezza memorabile. La dieci era elitaria, per pochi, ma quasi tutti, da ragazzi, hanno sognato almeno una volta di indossare la maglia più prestigiosa ed emblematica. E chiunque ha avuto almeno un idolo con quella cifra sulla schiena. Ora, il numero 10 vecchia scuola sta vivendo una fase di profonda crisi d’identità, incapace di stare al passo con un calcio diverso, in cui l’imprevedibilità lascia spazio alla polivalenza, alla capacità di adattarsi ad ogni situazione, al saper mischiare tecnica e fisicità. Di conseguenza, pochi giocatori si distinguono per ecletticità e spesso il significato della targa con la doppia cifra si è smarrito.

Un piccolo esempio di questa rivoluzione sono i due 10 di Udinese e Bologna, ossia rispettivamente Rodrigo De Paul e Mattia Destro. Il primo, sulla carta, è un calciatore in possesso dei requisiti ideali per far parte della ristretta schiera dei fantasisti. È dotato di un buon dribbling, ha una bella visione di gioco, sa servire i compagni con passaggi illuminanti. Un “diez” meno protagonista, ma fondamentale nello scacchiere per la grande quantità di soluzioni tattiche nel suo bagaglio. Il secondo è l’emblema del recente passaggio della numero 10 dalle spalle dell’improvvisatore a quelle del risolutore. Destro è una prima punta veloce, atipica, con movimenti guizzanti ed un’ottima puntualità con il gol.

Modi diversi di vestire la stessa maglia. Il vero problema sta nel rendimento dei due ragazzi, effettivamente in possesso delle caratteristiche sopracitate, ma incapaci di mostrarle con continuità. Se poi ci si aggiunge anche la stagione nata sotto una cattiva stella, ecco aumentare le difficoltà ed il conseguente incupimento. In questo momento, Rodrigo e Mattia sono due calciatori da ricostruire. L’argentino sembra aver perso totalmente smalto e bussola in campo. Clamorosi gli errori sotto porta, scarso il suo apporto alla costruzione del gioco. Per di più, tatticamente, persistono i dubbi sul ruolo in cui inquadrarlo per permettergli di rendere al meglio. Insomma, De Paul è un vero e proprio rebus. Destro, invece, sembra aver perso da tempo l’entusiasmo con parte della piazza felsinea, forse ingrigito dalla relazione assai conflittuale con il gol. Se poi il rapporto con il tecnico Donadoni diviene drammaticamente ingestibile, diventa complesso far svoltare la stagione. E allo stesso modo ne risente anche il futuro, eventualmente lontano da Bologna.

Per entrambi, la gara di domenica diventa un’occasione per chiudere nel miglior modo possibile un campionato disastroso. Un gol potrebbe essere la soluzione ideale per rilanciarsi e dimostrare di avere ancora molto da raccontare in Italia. Udinese-Bologna è un’ultima spiaggia non solo per la classifica, ma anche per i due numeri 10, in cerca di identità, reti e conferme.

Sezione: Focus / Data: Gio 17 maggio 2018 alle 10:00
Autore: Federico Mariani
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