Sigla di una trasmissione calcistica passata da TMC, pare un secolo fa. ‘Goleada’. Anno 1998.

Usai questa sentenza quando Karnezis in un primo tempo di Bergamo salvò di tutto, permettendo all’Udinese di Zapata, Fofana e Théréau di vincerla 3-1. Anche questa sembra roba di un secolo fa.

L’Udinese gioca, gioca, gioca ma si inchina a Romelu. Il quale è persona straordinaria fuori dal campo, su di un cestistico ‘pitturato’ perdona pochissimo, anzi nulla ad una difesa sin a quel momento quasi irreprensibile.

I bianconeri perdono, e mi lasciano lì. Invidioso.

Invidio Antonio Conte, che si fa pagare un sacco di soldi (giustamente) e pretende ‘quel giocatore lì’, non uno che gli somiglia. A gennaio, dove nessuno o quasi fa mercato, convince il proprietario a prendere un campione dal Tottenham, uno non tanto campione (ma suo pretoriano) dal Chelsea, a far fuori Politano dopo, qualche settimana prima, essersi lamentato della mancanza di ‘soldini’ (il suo gruppo è uno dei più potenti al mondo, N.d.A.). sapendo che se vincesse lo scudetto potrebbe arrogarsi il diritto di reputarsi onnipotente, se lo perdesse sarebbe a beneficio della Juventus, prima per la nona volta consecutiva. Unico ed irripetibile. Anche nella faccia tosta di dire ‘ho vinto la Premier League al primo tentativo, Klopp al quarto’. Ah, già: le coppe europee non lo riguardano, le ha sempre snobbate.

Invidio meno una curva, quella ospite, che sciolta la tensione di una gara imbrigliata con bravura dall’Udinese non trova di meglio da fare che insultare Napoli ed i napoletani. Non splendidi. Mi piacerebbe la punizione ci fosse, e fosse pesante: per loro e non per la società, che non c’entra nulla: e non mi si dica ‘quattro maleducati’: il coro era potente e imponente, al massimo direi ‘poche centinaia di maleducati’. E lo dico convinto anche della sconvenienza nella curva opposta quando sottolinea la propria non-napoletanità.

Invidio di più chiunque debba arbitrare una gara del genere: al netto del fatto di dover spiegare al mister nerazzurro la (teorica) mancanza di una punizione a centrocampo, tranquillamente può soprassedere su due interventi in area interista, meritandosi comunque elogi da parte della stampa specializzata. L’Udinese ha avuto zero rigori in 22 gare, e nemmeno una chiamata VAR che ieri ci sarebbe potuta stare in queste due occasioni. Invece l’arbitrarietà delle cose dice che lo stesso intervento sia nulla a Lecce o Udine senza review, rigore a Torino con VAR solo per giudicare se il contatto (medesimo) fosse intervenuto in area o fuori. Un amico e collega interista ha chiamato il popolo a raccolta a difesa della fede, invocando difformità di vedute fra simili episodi a carico di Juventus ed Inter: gli consiglierei, per non diventare tifosoide (suo neologismo), di addurre agli atti anche gli episodi a favore. E taccio dello scivoloso Barella: gli consiglio più miti comportamenti contro il centrocampo giandujotto.

L’Udinese prepara bene la gara, e non è una sorpresa: gioca bene sulle lacune avversarie, inaridendo la fonte di gioco e ribaltando lo scenario con abilità e velocità. Paga, ovviamente l’avrete letto in tutte le salse, l’incapacità di scorgere con continuità quello spazio racchiuso da due pali e una traversa, vero ‘scopo’ del gioco.

Per la terza volta di fila (a Parma solo parzialmente) forse disputa una gara stilisticamente migliore dell’avversaria, ma per la terza volta di fila raccoglie zero punti. La classifica dice ancora bene, ma la gara di Brescia è un match-point che una squadra matura deve cogliere senza indugio. Faccio appello ai giocatori che (a ragione o torto) si reputano degni di grandi squadre: si prendano l’Udinese sulle spalle e la salvino loro.

Perché da Sema, Larsen, Nuytinck e compagnia mi aspetto quello che stanno facendo, un impegno indubbio e poco più; da Mandragora, Rodrigo, Fofana o Musso attendo squilli di tromba, gli spunti che possano sovvertire le meccaniche di una gara che, come ieri o Parma, si mette male. A Brescia li attenderà una squadra disperata, che non gioca peggio di tante altre ma è oggettivamente lacunosa in tante parti del campo. Le rondinelle sono ancora meno continue dell’Udinese, hanno un attacco non straordinario (rientra Mario con Donnarumma, fuori Torregrossa) e una difesa decisamente battibile. All’andata trovarono la peggiore recita bianconera e vinsero meritatamente, è ora di rendere la pariglia.

Il campionato dice che alle spalle delle prime ci sta mezza serie A in otto punti o giù di lì. L’Udinese ha adesso cinque gare che possono spingere la squadra bianconera verso una dimensione appagante, tranquilla o sofferente. 

A Brescia imperativo è fare punti; ricordando che, tanto, ha ragione chi fa gol. E l’Udinese delle ultime gare ragione, quindi, non ne ha.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 04 febbraio 2020 alle 14:21
Autore: Franco Canciani
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