Scriviamo dodici ore dopo la fine della gara del San Paolo, che porta in dote zero punti, un centrocampo ormai decimato e il solito rituale della rete subìta quasi al tramonto del tempo di recupero.

Scriviamo perché noi, che dovremmo (?) dare delle piccole, modeste linee guida, degli spunti quasi imparziali di discussione, siamo presi tra due fuochi, parimenti meritevoli di ascolto.

Empatia? L’Udinese è squadra sfortunata: a Torino sbaglia tante reti e prende gol da Belotti nell’unico contropiede finalizzato dai granata, e nell’unica occasione dalla ripresa in cui Musso pare meno che perfetto. Perde Mandragora, poi Jajalo contro la Samp, e Walace ieri sera; contro la Lazio al 95’ abbondante il tiro del ‘diéz’ prende palo esterno, ieri sera Politano (ovviamente alla prima rete in azzurro) colpisce il montante corto e si infila sull’angolo opposto, una quindicina di minuti dopo che sullo scavetto del solito Rodrigo Koulibaly mandava goffamente la palla a carambolare fra palo e traversa.

Razionalità? Una squadra ‘normale’ nasconde la sfera, negli ultimi due minuti (lo ha fatto anche Matri, quasi già ex giocatore, a Udine nella vittoria rondinella al Friuli ormai un secolo fa) puntando alla bandierina. Una squadra normale attinge alle ultime stille di sudore (qualcosa in più per un neoentrato come ter Avest) e non lascia campo all’ex interista per la stoccata decisiva. Una squadra normale non concede un rigore (ma su questo parliamo più avanti) al 95’, toccando lo scarpino di un terzino che stava uscendo dall’area, puntando il centrocampo.

Come sempre, non ci decidiamo. Come sempre stiamo a metà: come il solito bicchiere né mezzo pieno, né mezzo vuoto.

A Napoli l’Udinese gioca l’unica gara che avrebbe potuto mettere in scena: lascia che i padroni di casa si accampino nella metà campo d’attacco, girando la palla con un tourbillon di passaggi, concedendo solo tiri da fuori. È vero infatti che i partenopei collezionano una messe di conclusioni, altrettanto però che Musso deve effettuare solo due parate vere, una delle quali aiutata dalla traversa sul fendente dello ‘zar’ Zielinski. Due errori difensivi ci sono stati (anche la prima rete scaturisce da un malinteso fra Nuytinck e Zeegelaar che permette a Milik di impattare la rete di De Paul), ma data la differenza di livello in campo (e l’Udinese di quest’anno) è il minimo sindacale. Davanti Lasagna e De Paul hanno sfruttato le occasioni (poche, ma anche questo era noto) concesse, frustrati solo da un sontuoso intervento di Ospina e dal recupero più fortunato che meritevole di Kalidou.

A Napoli l’Udinese perde i punti, e l’unico centrocampista centrale rimasto, ulteriore malasorte nel momento in cui Walace stava facendo vedere il meglio del proprio repertorio. Spero la spalla possa permettergli di saltare solo un paio di gare, quasi certamente contro la Juventus ed il Cagliari al suo posto Gotti schiererà Bram Nuytinck inserendo dietro uno fra Ekong e Samir, assieme ai confermatissimi Becao e De Maio.

Sconfitta brutta, dolorosa e fastidiosa che però cambia poco: sempre sette le lunghezze di vantaggio sul Lecce, terz’ultimo; tre sul Genoa, anzi quattro dato lo scontro diretto favorevole. E le gare che mancano sono solo quattro. Dispiace dover guardare alle gare delle altre invece che stare sulla propria nuvoletta, di mediocrità se volete, quella nuvoletta sparita a causa di punti persi in maniera a dir poco curiosa.

Ma la classifica che l’Udinese vanta al momento, secondo me, è più o meno quello che le spetta. Sì, forse qualcuna è andata più forte del previsto, ma non dimentichiamoci che la prima gara vinta nel girone di ritorno dai bianconeri è la corsara trasferta di Roma, ben dopo la ripresa post-pandemica. E questo qualcosa vuol dire.

Ci ripetiamo: l’Udinese riparta dai capisaldi. Il primo dei quali è Gotti: qualche tifoso(ide) ha avuto da ridire sui cambi effettuati ieri sera dall’adriese. Magari prima di sparare gratuitamente a zero provino a dare un’occhiata all’assortimento in panca di cui godeva mister Luca, fra infortuni e squalifiche varie. E qualche giocatore deve essere confermato, quando sappiamo che altri (De Paul in primis) lascerà il Friuli: sempre se arriverà il bonifico richiesto. La mia, di richeista, è di assortire una rosa qualitativamente di altra caratura. grazie.

Se invece di guardare alle cose con onestà e schiettezza Gotti si arrampicasse sugli specchi come una metà abbondante dei colleghi, tipo quelli che misurano le ore di riposo delle avversarie rispetto alla propria squadra (all’Udinese è capitato spesso di giocare per ultima un turno e per prima quello successivo mentre alla rivale succedeva l’opposto), forse godrebbe di miglior credibilità. È un segno del moderno che avanza? Allora mi dichiaro misoneista.

Dicevamo che avremmo fatto un richiamino al rigore di Zeegelaar su Biraschi, nella sciagurata gara (già vinta e gettata alle ortiche) contro il Grifone: tutti abbiamo messo in croce il trentenne olandese per la nefandezza, al grido di ‘il tocco è danno procurato, il danno procurato è fallo, il fallo è rigore).

Bene.

Ieri sera, a centrocampo, Kolarov trova lo scarpino di Lautaro che crolla a terra esanime (esattamente come Biraschi, che a Udine si rotolò dolorante per cento, cronometrati secondi dopo che l’avversario gli aveva sfiorato i tacchetti). La Roma pareggia sul proseguimento dell’azione. Di Bello viene chiamato al VAR, decide che il tocco è troppo leggero.

Il fatto che questo non sia più calcio non lo determinano temperature, mancanza di pubblico, stato atletico dopo una lunga inattività; per lo meno non solo questo. Questo è calcio da videogioco perché lo stanno trasformando in qualcosa di diverso. Qualcosa che, a me, non piace.

E lo dico affermando che ieri sera Chiffi, al netto dell’errore sul giallo a Walace, è sparito dalla gara. Segno che la sua partita ha rasentato la perfezione.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 20 luglio 2020 alle 14:16
Autore: Franco Canciani
vedi letture
Print