Non parlo della gara, nel senso che non c’è stata. È parsa più che altro un’amichevole da precampionato, di quelle fatte per raccogliere palle in fondo al sacco e applausi dalle due tifoserie.

A chi dice che, avendo preso tre reti stasera, a Crotone le buschiamo rispondo che stando ai numeri i pitagorici hanno sinora realizzato undici reti subendone ventisei. Quindi sì, magari ne fa due ma se si espongono per realizzarsi ne prendono quattro. E allo Scida Nicola non può giocare in contropiede: quella è cosa che attaglierà probabilmente più a Lasagna e compagnia ripartente.

Ne ho viste diverse, di gare dei rossoblu. Inclusa quella persa in casa contro il Genoa, che li ha presi a pallate. Dico, il Genoa di Ballardini: a pallate.

E poi non dimentichiamo che storicamente l’Udinese per vincere deve fare una rete in più dell’avversaria: sin dall’epoca di Sanson la difesa non è stata proprio il nostro forte. E i difendenti bianchineri di oggi questi sono, questi rimangono.

Siamo onesti: al netto dell’amore per i colori (che non ho mai nascosto) sarebbe ingeneroso per Oddo e gratuito verso Gigi l’Aquileiense (ed io, mi ripeto, sono delneriano convinto) dire che non è cambiato nulla. Stasera Massimo ha provato a schierare Stryger nel terzetto difensivo; ha chiesto a Seko di difendere e Balic di offendere; ha spinto Pezzella e Widmer a pressare le due fasce avversarie, cosa che qui ci si era addirittura dimenticati. Okay: avversaria morbida, tentennamenti difensivi, ma non tutto è da buttare. Se poi a parlare sono sempre e solo i numeri con cui si mettono in campo i calcianti allora okay. A Madrid Ventura schierò il 4-2-4 e sappiamo com’è andata: dipende da chi e come gioca, soprattutto da chi hai di fronte. Oggi? Una modesta squadra di serie B che ha segnato perché l’Udinese ha mollato di testa dopo quaranta minuti. Andrebbe anche ricordato che nella ripresa, in surplace, ne ha sì presi due ma segnati cinque. Ciao.

Cosa dovremmo dire di Breda? Essere squadra di serie B non autorizza a giocare con la linea difensiva a centrocampo, permettendo all’avversaria di trasformare ogni azione d’attacco in una potenziale occasione da rete. Avrei consigliato un sano catenaccio, tipo Benevento a Bergamo, con Mustacchio e Falco a pungere in contropiede. Invece il prode ex-pretoriano del compianto Scoglio ha voluto giocarsela e dopo mezz’ora si era già tre a zero.

Dare giudizi sommari su Oddo e sui suoi dopo una pseudoamichevole è ingeneroso: bene fa il mister a tenere alta la tensione, ricordando ai suoi che dietro hanno giocato senza testa né concentrazione: ma ripeto che a fianco di un Danìlo di cui conosciamo bene pregi e (molti) difetti, di un Bram che stenta a ritrovarsi dopo un inizio positivo giocava un laterale volenteroso impiegato fuori ruolo (esperimento moderatamente riuscito): con Gabriele Angella sarebbe stata altra storia.

E su Oddo, chiedo quantomeno un periodo di grazia: è vero, avremmo tutti (tutti? Anche quelli che fecero festa alla sua ultima panca in bianconero?) voluto un Guidolin III, ma non è stato possibile. E unica alternativa possibile era un ragazzo giovane con idee, voglia, fame. Ricordo agli smemorati che quando arrivò un ragazzo di Meldola, al netto di molta gavetta ed una stagione importante a Cosenza, di serie A aveva in carniere nemmeno una gara. Diamogli tempo, specie in un campionato tanto scadente che probabilmente poco più di trenta punti basteranno per non avere pensieri. So anch’io che la società ha sbagliato diverse mosse durante il mercato estivo, ma che colpa ne ha Massimo? Se fra dieci gare avremo capito che non capisce, potremo “giudicare”. Adesso no. Ed io, stasera, di idee ne ho viste: azzardate, alcune non riuscite ma era un’amichevole di Coppa Italia. Tanto a Napoli si esce, per un verso o per l’altro. Ci siamo capiti.

Già: più rivedo il rigorino di domenica pomeriggio meno ne sono convinto. Ma almeno abbiamo fatta contenta una tifoseria colorata come quella partenopea (beh, tutti tutti colorati non erano): è andata, pensiamo a lunedì.

Si scende a Crotone: questa gara mi ricorda quella che l’Udinese dell’arrivato da poco Delneri disputò a Palermo. Andammo sotto per una sbavatura di Angella, poi dominammo in lungo ed in largo dilagando nella ripresa.

Perché? Perché l’Udinese scese alla Favorita con il piglio della formazione che si sente, ed è, superiore. La stessa attitudine che voglio vedere all’Ezio Scida lunedì: non fosse altro perché Tuttoudinese scenderà in Calabria in formazione tipo: già, ci crediamo.

Nicola è un signor tecnico, un uomo di calcio e soprattutto nel calcio (e fuori) è uomo. Per i pitagorici nutro stima e simpatia, ma lunedì non ci si faccia intenerire. Uscire con punti dal caldissimo stadio calabrese è troppo, maledettamente importante. E non c’è Budimir, Ajeti, Simy, Cordaz o Bruno Martella che tenga: se l’Udinese non cambia marcia dando un taglio col passato, dal punto di vista del gioco e del carattere, merita di retrocedere.

Resisto al facile calembour, “l’Udinese ne fa Oddo”. Preferisco un sobrio “all’Udinese l’amichevole di Coppa Italia”.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 01 dicembre 2017 alle 09:59
Autore: Franco Canciani
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