Dopo quattordici mesi una notizia ha soppiantato la pandemia dalle prime pagine dei giornali.
Le testate sono monopolizzate: nascerebbe, dicono, la Superlega composta da tre squadre spagnuole, tre italiane, sei britanniche con inviti, qualificazioni, ricchi premi e cotillon per un totale di venti formazioni.
Lo dico subito: non sono necessariamente contrario, non essendo un misoneista ma piuttosto un conservatore critico. Capisco ad ogni buon conto che tale mossa può apparire, e forse lo è, uno schiaffo dei ricchi ai poveri.
C'è solo una cosa però che detesto meno della volgare esposizione di soldi e potere: l'ipocrisia.
L'ipocrisia di alcuni tifosi che sostengono come questa mossa ruberebbe poesia al calcio, toglierebbe meritocrazia ai club che si qualificassero per le coppe, impoverirebbe il campionato (pensando che fosse vera l'inverosimile scelta dell'ostracismo verso i club fondatori). Sono forse gli stessi tifosi che per Udinese-Juventus fanno a pugni per un biglietto popolare a due miliardi di dinari, ma di una storica Udinese-Celtic ''chi se ne frega, siamo già fuori, e poi fa freddo, e poi ci sono i tifosi ospiti brutti e cattivi, e poi si gioca alle 18, e poi la seguo su livescore''. Quindi l'importante è giocare contro le squadre forti?
L'ipocrisia dei vertici UEFA, che oggi si dichiarano sedotti ed abbandonati dall'ex presidente dell'ECA, dimenticando che in quella posizione non è ammessa ignoranza né ingenuità. Lo posso essere io che ancora ci credo, non chi decide, non proprio nella maniera migliore, delle sorti del calcio europeo. Parlo di debiti alla faccia del FPF. Parlo di plusvalenze farlocche.
L'ipocrisia di qualche collega che cerca di farsi vessillifero del calcio storico quasi fiorentino. Pensando esclusivamente alla bottega propria e non nostra, alle pagine da riempire, alla filosofia (anche quella, secondo me, eticamente discutibile) di 'bacino d'utenza'.
State tranquilli: alla fine si appatteranno. Riformeranno la Champions nel senso desiderato dai secessionisti, facendo felici tutti, ma proprio tutti. Me lo dice l'assenza di qualche squadra, come il Bayern, che giustamente non vuol farsi carico dei debiti altrui.
Sì: perché se sommiamo i debiti delle sole Real e Barça arriviamo quasi al fatturato totale della Champions. Già: tanti hanno tirato in ballo, non proprio a proposito, Euroleague di basket e le leghe statunitensi. L'Euroleague nacque dopo che i parrucconi cestistici misero in campo una cosa chiamata Suproleague; ancora oggi esiste una Champions League, ma la valenza agonistica del campionato europeo chiamato appunto Eurolega è inarrivabile. Eppure, sappiatelo, è un campionato in rosso sprofondo, il cui presidente verrà presto chiamato alla sbarra da sette club critici.
Dico anche che la sola NFL, seguita da circa 310 milioni di spettatori medi a stagione, produce ricavi per 9,8 miliardi di dollari. Real e Barcellona hanno circa 2 miliardi di disavanzo, stando agli ultimi dati forniti; la UCL, con un bacino d'utenza di 3 miliardi di spettatori nel mondo, ha 2,9 miliardi di fatturato. Sono uomo di terra, radici nella vera cultura contadina friulana (e non solo) e faccio i conti con testa e mani: uno spettatore della NFL produce 30 dollari di fatturato, uno spettatore Champions 90 centesimi di euro.
Capite adesso, secondo me, perché è davvero un enorme masso gettato nello stagno? Quelli delle nostre parti ricordano che un simile avvenimento, a Vajont, produsse disastri. Nessuno li vuole: non Agnelli e soci, che chiedono solo più soldi per continuare a investire 300 milioni su giocatori non proprio freschissimi; non le televisioni, che hanno firmato contratti milionari soprattutto per i grandi match e non solo per gli scontri salvezza; non la UEFA, che cambierà (forse anche più di qualche testa) per continuare a rimanere sé stessa.
È certa però una cosa: i numeri messi in campo da JP Morgan, la 'banca' che garantisce l'operazione, sono fuori portata per le federazioni attuali. Questo è di certo una bomba atomica: o il vecchio establishment sarà in grado di reagire, cosa della quale sono tutt'altro che certo, per rimontare questa mano di poker adesso saldamente condotta da Pérez e soci; oppure davvero lo scisma si consumerà. Cosa che non vuole, credetemi, nessuno.
Vogliono solo più soldi. Alla faccia del sostenitore, la parte sana del calcio, del quale alle vecchie gerarchie calcistiche sino ad oggi interessa poco. Genti, i parrucconi anche scarsicriniti, meccaniche e di picciol affare, le cui responsabilità sono evidenti assieme a quelle politiche, segnatamente del nostro Belpaese: crisi da COVID, stadi di proprietà, riforma del calcio, governance dubbia: pensano al fuorigioco elettronico, mentre il mondo attorno a loro sta sciogliendosi.
O vogliamo pensare che ieri, domenica 18 aprile, i 'dodici' si siano trovati a pranzo e improvvisamente, battendo un pugno sul tavolo, abbiano deciso lo scisma? Studi di fattibilità, banche e network statunitensi, miliardi dai finanziatori asiatici non si inventano fra il carrello dei bolliti (che magari stanno altrove) e il caffè corretto crema di whisky.
Ho parlato con colleghi di grande esperienza che non vedono possibile la mediazione. Io invece, da testa di calcio, la vedo come unica possibilità. Con buona pace delle formazioni di serie A che oggi hanno chiesto l'esclusione di Milan, Juve ed Inter dal campionato in corso per meri interessi di bottega. Cioè gli stessi che muovono gli accusati. Sapendo benissimo che ciò non può, per un miliardo di ragioni, succedere.
Cosa da lasciare un amaro in bocca che neanche l'infuso di erbe rare degli anni settanta: avete voluto il calcio moderno? Mi avete 'sfottuto' dicendo che vivo nel passato, che oggi è tutto più bello, che Messi, che CR7, che mille telecamere? Vi hanno mescolato la polenta nel paiolo davanti agli occhi, e quello che era uno sport è diventato, solamente, un business.
Basterà inserire nel calderone altre 'metropolitane' o 'wannabe', e tutto si rasserenerà. Venendo incontro alla nuova, cervellotica Champions appena presentata.
Comunque vada, sarà un successo.
Ma non per noi.
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