Il basket è uno sport complicato, anzi semplicissimo: si può vincere sul piano tattico, fisico, tecnico, mentale. E stasera nell’ultimo quarto la formazione più forte ha semplicemente disposto dell’avversaria, ormai con la lingua penzoloni, come meglio ha creduto, in tutti questi aspetti.

In fase di presentazione si osservava come la Virtus, dotata di forti esterni, fosse però strapotente sotto canestro. Accontentati: Lawson ha giocato solo 23’, realizzando però 24 punti (due tiri pesanti) e svitando cinque lampadine; Michelori ha interpretato perfettamente il metro permissivo dei direttori di gara (per me un’eccellente direzione), facendosi sentire con fisico ed esperienza. Rosselli, poi, ha deciso la gara piazzando tre tiri pesanti, tirando giù sette rimbalzi e difendendo come non ci fosse un domani. Bravi.

Troppo poco il Cuccarolo e lo Zacchetti di stasera: pochi punti, pochi rimbalzi, troppe seconde e terze occasioni concesse in attacco ai virtussini. La mancanza dell’esperienza di Vanuzzo si è sentita, eccome!

Udine, in scia per tre quarti di gioco, ha retto finché ha potuto; avrebbe avuto una possibilità di vincere solo se i propri esterni, tutti, avessero disputato la gara esemplare. Invece in cabina di regia Nobile e soprattutto un nervoso Traini non sono parsi nella migliore giornata; discreti Castelli e Truccolo, ed uno sfortunatissimo Okoye che si infortuna permettendo, di fatto, che sulla gara calasse il sipario. Allan Ray sentiva la gara, e non poteva essere altrimenti: otto punti di fila nel rush del terzo quarto, quando Udine pareva poter girare l’inerzia dalla propria parte; zero nell’ultimo, quando forza troppo e si fa trascinare dal nervosismo indotto da una curva bolognese che proprio non l’ha perdonato. Forse un Pinton in condizioni migliori avrebbe allungato l’indecisione della vittoria bolognese di qualche minuto...

... Ma quando nell’ultimo quarto le “Vu Nere” segnano 31 punti con percentuali vicine alla perfezione; quando difendono aggressivi e compatti, impedendo ai bianchineri linee pulite di passaggio; quando anche il giovane play Lorenzo Penna, diciottenne di Bentivoglio, trova un canestro pesante, ruba una palla per un gioco da tre e trasforma un sottomano che sancisce, di fatto, la resa udinese, c’è solo da applaudire quelli che stasera si sono rivelati i migliori.

E quindi io mi sono alzato, alla fine della gara, per applaudire le due formazioni. C’è poco da masticare amaro, quando una delle due squadre si dimostra superiore e alla fine prevale. E prendersela troppo con Ray che non decide come forse dovrebbe la gara, o coi lunghi bianchineri che vengono per ampi tratti sopraffatti dal veloce e pratico gioco dentro-fuori che immancabilmente libera un uomo al tiro, significherebbe peccare di senso sportivo. Certo: bisogna rivedere la gara, analizzare gli errori e migliorare, sempre. Perché è evidente che, ad oggi, fra Udine e Virtus Bologna il gap esiste, anche se secondo me diciotto punti di differenza non ci stanno. E Bravo Ramagli, che ha saputo (prendendosi pure un tecnico) girare la gara a suo favore motivando la feroce difesa dei suoi giocatori. Bravo anche Lardo, ma con meno frecce al proprio arco, specialmente oggi. E una gestione di Ray in cui forse ha prevalso la tutela morale del ragazzo anziché lo sfruttamento delle sue capacità.

Recuperare gli infortunati e guardare alla Tezenis; la trasferta di Verona sarà importante per l’autostima e la consapevolezza nei propri mezzi. Sarà dura, la gara contro la Scaligera di coach Frates e del team manager Zanus Fortes, pesante ed esperta, ma domani sarà un altro giorno e si inizierà l’avvicinamento al PalaOlimpia. Stasera la sconfitta fa meno male: abbiamo visto un gran basket, e (senza peccare di piaggeria) ringrazio il dynamic duo Pedone&Micalich per questo.

Ultimissima menzione per il pubblico: una cornice calda, bella, colorata sebbene di bianco e nero, sonora ed educata. Alla quale si è aggiunta la curva bolognese, al netto dell’ultimo coro contro la madre di Allan Ray che spero gli meriti qualche euro di multa. Niente di grave, bravi e caldi anche loro. Una dimostrazione chiara: sostenere i propri colori, con orgoglio, senso di appartenenza e dignità, si può. Parola del Settore D.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 14 novembre 2016 alle 10:30
Autore: Franco Canciani
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