A meno di un mese dal ritorno in campo per il ritiro estivo, il volto dell’Udinese 2025/26 è ancora avvolto dalla nebbia. Una situazione figlia di un momento di transizione profonda, legata non solo al mercato ma anche – e soprattutto – al rallentamento della trattativa per la cessione del club al fondo americano Guggenheim Partners. Il passaggio di proprietà, che sembrava in dirittura d’arrivo già a giugno, è in uno stato d'impasse: si continua a trattare, ma il closing potrebbe slittare addirittura a settembre.
Un’incertezza societaria che inevitabilmente rallenta anche la costruzione della rosa. Gino Pozzo, ancora saldamente alla guida del club, è impegnato a fare cassa: la cessione di Bijol al Leeds è cosa fatta, mentre Lucca è nel mirino del Napoli (ma tutto dipenderà da Osimhen) e per Solet si attende ancora un’offerta concreta, nonostante l’ottimo impatto da gennaio in poi. La difesa rischia di essere rifondata da zero e per ora l’unico innesto è Bertola, classe 2003, prelevato a parametro zero dallo Spezia: giovane interessante, ma da solo non può bastare a risolvere i problemi di una difesa che resterà orfana di almeno uno dei suoi leader principali.
Anche in panchina la situazione non è del tutto definita. Kosta Runjaic, tecnico confermato dopo una seconda parte di stagione senza infamia né lode, ha ancora un anno di contratto. È stato sondato dalla Federazione polacca, ma nessuna trattativa concreta è nata. Resta però da capire quale sarà la sua Udinese: riproporrà il 3-6-1 poco spettacolare e avaro di risultati messo in mostra da gennaio in avnati o proverà un cambio di passo, magari con un atteggiamento più offensivo? In ogni caso, servono innesti precisi, soprattutto sulle corsie laterali, rimaste un punto debole cronico.
A centrocampo, potrebbe salutare Lovric, finito sul taccuino di diversi club italiani, apre un nuovo problema: al fianco dell’insostituibile Karlstrom, serve un giocatore capace di alternare quantità e qualità. Sicuramente Atta si prenderà maggiore spazio ma qualcosa va aggiunto. L’equilibrio della squadra, che spesso è mancato nella passata stagione, passa anche dalla cabina di regia.
Il reparto d’attacco è quello con più punti interrogativi. Se Lucca saluterà, servirà una punta in grado di garantire la doppia cifra: compito non facile, considerando i costi elevati degli attaccanti affidabili. Davis dovrebbe essere confermato, ma la sua fragilità muscolare resta un’incognita. In uscita quasi certo Alexis Sanchez, desideroso di avere più spazio dopo una stagione vissuta per infortuni e scelte sbagliate ai margini. Confermatissimo invece Florian Thauvin, fresco di rinnovo automatico: sarà ancora il leader tecnico, con l’ambizione – dichiarata – di sognare un posto al Mondiale 2026, sperando nella considerazione del Ct Deschamps. I giovani? Tanti nomi ma pochi minuti. Pafundi, Iker Bravo e Pizarro hanno bisogno di giocare: se non a Udine, altrove. A dar man forte il solo Bayo dal Watford, altro profilo tutto da decifrare.
E poi c’è il nodo portiere. Con Okoye coinvolto nel caso scommesse e a rischio squalifica, l’unico sicuro di restare è Padelli. Anche qui si dovrà intervenire con prontezza, trovando un nuovo numero uno affidabile.
In tutto questo, la sensazione è che l’Udinese sia sospesa tra due ere, in attesa di capire se sarà ancora la famiglia Pozzo a guidare il club oppure se sarà Mark Walter, potente Ceo di Guggenheim e prossimo proprietario dei Los Angeles Lakers, a raccogliere il testimone. In ogni caso, il tempo stringe e la programmazione non può aspettare. Ai tifosi, oggi più che mai, non resta che attendere. Con curiosità, ma anche con un pizzico di preoccupazione.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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