Uscire al più presto da questo momento di difficoltà attraverso il lavoro. È questo il messaggio lanciato dal Direttore Generale bianconero Franco Collavino. queste le sue parole rilasciate alla tv ufficiale del club: “Bisogna partire dai numeri, 12 punti non depongono a nostro favore e rappresentano un chiaro segnale di difficoltà, ma ciò che garantiamo è che al nostro interno vige una politica di zero alibi per tutti: giocatori, staff e dirigenti. Nessuna attenuante, anche se ci sono delle situazioni oggettive, che hanno determinato questa situazione problematica. Abbiamo la seconda rose più giovane del campionato e una delle più giovani d’Europa. Non è inaspettato, l’avevamo valutato nel corso della programmazione. Sapevamo che saremmo partiti con un nuovo ciclo, ma il tempo per adattarsi non è stato sincronizzato con altri imprevisti accaduti nel tempo. Cambio di allenatore? Necessario ma non indolore” 

A condizionare questa prima parte di stagione i tanti infortuni: "È l’elemento che ha pesato maggiormente. Il primo che viene in mente è Gerard Deulofeu, che ha subito un intervento chirurgico importante. Le terapie stanno dando dei risultati, incrociamo le dita e facciamo tutti il tifo per lui. Speriamo di vederlo in campo il prima possibile, se lo merita come calciatore e come uomo. Lo ringrazio per tutto ciò che sta facendo per il club e i tifosi. L’infortunio che ci ha spiazzato più di tutti è stato quello di Brenner, che è arrivato a fine agosto. Il contratto d’acquisto è stato firmato il 15 aprile, la società si era mossa in anticipo per arricchire la rosa e in caso si verificassero vendite all’ultimo secondo, come poi è successo con Beto. Keinan Davis è arrivato negli ultimi giorni di mercato per sostenere il reparto offensivo, si è infortunato dopo due giorni, è tornato e si è fatto male al polpaccio. Entrambi a fine dicembre dovrebbero essere pronti. Problematiche che hanno colpito anche il reparto arretrato. Enzo Ebosse e Jaka Bijol sono state due tegole, ma il club si farà trovare pronto a tutte le situazioni, senza che ciò costituisca un alibi per quanto successo in stagione".

La società cerca una soluzione: "Contrariamente a quello che si può pensare il livello di autocritica interno al nostro club è veramente molto alto, talvolta anche maggiore di quello esterno. Rivoltiamo tutti i progetti come calzini ogni volta che ci approcciamo a qualcosa di nuovo. E questo è un elemento di forza, perché ci permette di imparare dagli errori in un contesto sempre in movimento. Si può rimanere in Serie A per 29 anni consecutivi senza lungimiranza? Io penso di no. Può sembrare una risposta presuntuosa, ma dalla mia parte c’è l’esperienza di risultati anche importanti. La rosa che abbiamo quest’anno è stata costruita inserendo talenti seguiti dal nostro scouting, lanciandoli e facendoli giocare. È sempre stata e sempre sarà la storia dell’Udinese”.

Collavino passa poi ad analizzare altri fattori particolarmente complessi, come entusiasmo o scoramento eccessivi: “Bisognerebbe evitare di dire che quando si vince a Milano col Milan i giocatori sono di grande talento e prospettiva e quando si perde con l’Inter allora non sono più di qualità. Servirebbe più equilibrio, ma fa parte del gioco”.

Reduce dalla sua prima espulsione in carriera, il dirigente si concede una battuta con un mezzo sorriso affermando: "Sono stato fortunato, perché se fossi stato in panchina con l’Inter sarebbe scattata anche la seconda. Non va mai bene commentare l’operato degli arbitri dopo aver preso quattro gol, ma la cosa più anomala nella decisione presa sabato sera è stata l’intervento del VAR. Credo che si debba recuperare lo spirito del perché sia stato introdotto, ossia intervenire su situazioni eclatanti per evitare danni gravi. Quella del rigore di sabato sera non era tale. Inoltre non tutti gli arbitri sono cuor di leone come Daniele Orsato, che rimane coerente con le scelte fatte in campo. Quando il VAR chiama, nel 90% dei casi le decisioni vengono capovolte”.

Non si rinuncia però a riaffermare le proprie responsabilità. “Qualche volta in questo campionato non ci siamo presentati con la giusta determinazione, inutile negarlo. Sei minuti di black out ci sono costati una figura evitabile. L’allenatore sa bene dove intervenire e su quali giocatori puntare. Poi noi siamo qua, c’è il mercato di gennaio alle porte e la società non si farà trovare impreparata. L’effetto Gabriele Cioffi non è finito, avverto le sensazioni nello spogliatoio. In questa seconda edizione è molto più maturo e focalizzato, cura moltissimo i dettagli e presta grande attenzione a tutti i particolari per far crescere tutti i giocatori. È seguito e non potrebbe essere diversamente. I giocatori hanno ben chiaro l’obiettivo da raggiungere, non parliamo a sproposito di obiettivi irraggiungibili. Ciò che è successo San Siro è un’eccezione e deve rimanere tale. In più partite abbiamo dato la sensazione che ci mancasse pochissimo per fare il salto di qualità e trovare una posizione meno problematica, ma abbiamo fallito più volte. Grida ancora vendetta il pareggio con l’Hellas Verona, dovevamo vincere. Io stesso mi sono arrabbiato per un prolungato recupero un po’ indebito. Pulita la cortina fumogena, però abbiamo preso tre gol, la responsabilità di questo è nostra. Non possiamo dire che il Verona abbia rubato qualcosa, ha meritato il pari e questo deve farci riflettere. La società è qui per evitare che qualcuno non abbia chiara l’esatta situazione. Abbiamo superato momenti più difficili con il lavoro quotidiano e la compattezza. Quando le stagioni nascono maledette non bisogna pensare che sia tutto sbagliato, che i giocatori non abbiano valore e che l’ambiente sia negativo. Bisogna fare attività di chirurgia mirata e affrontare i problemi uno a uno. Adesso dobbiamo parlare poco e lavorare tanto, sono venuto qui proprio per dare un segnale all’esterno di consapevolezza, non di paura o presunzione. Sappiamo quali sono i problemi e interverremo facendo le scelte giuste”

Nonostante il periodo complicato i tifosi non hanno fatto mai mancare il proprio appoggio alla squadra: "C’è comunità d’intenti tra squadra, società e i tifosi, che sono stati ancora una volta esemplari venendo a San Siro in un ponte festivo, col freddo e un orario non agevole. È un segnale di grande passione e credo che questo sia il momento di unire, non dividere. Sono proprio i tifosi ad aiutarci e a far sì che le preoccupazioni non si concretizzino. Abbiamo una fortuna grande, più di 13mila abbonati, lo stadio è quasi pieno a ogni partita di gente entusiasta che ci sostiene dal primo all’ultimo minuto. È difficile per una squadra non corrispondere a tutto questo amore”.

Un amore che parte dal vertice dell’Udinese Calcio, dal patron Gianpaolo Pozzo: "È un grandissimo appassionato, vive la situazione della società quotidianamente. È in sede tutti i giorni per portare la sua esperienza e incidere nella gestione. Sono segnali importanti da dare. Al tempo stesso trasmette calma e invita le persone a riflettere, per evitare un’agitazione che porterebbe a perdere lucidità nelle analisi. Tutte le componenti del club devono dare qualcosa in più, soprattutto per il presidente”. 

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 11 dicembre 2023 alle 22:49
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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