Ho seguito l’ultimo mese della pallacanestro udinese dai quattro cantoni del mondo. Meglio? Peggio? Semplicemente lavoro. Saluto quelli che non hanno perso occasione di sfottermi per il mio presunto cestistico ottimismo nel periodo negativo; li abbraccio ché (lo sanno) voglio più bene a loro che… Uguale, uguale.
L’ho seguita: nel periodo buono d’inizio campionato; in quello pessimo iniziato con la presuntuosa ripresa contro Caserta (la quale continua a vincere, peraltro) e nella parziale risalita culminata con il trentello rifilato a Imola ieri sera.
Scrivo da Manchester, ultima tappa del mio tour ottobrino-novembrino; scrivo con la consapevolezza di non voler smentire quanto sostenevo mentre si giocava il nefasto torneo amichevole precampionato.
E cioè che la squadra ha tante facce giuste. Non campioni, nemmeno ‘pippe’ da tagliare. Facce giuste per un buon campionato, e poi vediamo cosa ne nasce.
Facce.
Le facce dello staff tecnico, Bonacina-Gerometta e coach Ale; qualcuno ancora qualche giorno fa invocava la giubilazione di Ramagli, dimostrando poca conoscenza della persona e di come uno spogliatoio vada tenuto. Coach Ale ha tutte, tutte!, le carte in regola per gestire momenti di crisi e di esaltazione con lo stesso piglio. La stessa faccia.
Le facce coloured di Teejay e Gerald. A Udine vivono troppe vedovelle di Kyndall Dykes, uomo dallo spessore morale straordinario ma, tecnicamente, il meno preparato delle tre guardie americane che hanno vestito il bianconero di recente. Cromer sta cercando la sua via, e dopo un paio di passaggi a vuoto ieri sera ha giocato una gara straordinaria: 14 punti quando serviva, assist smazzati per i compagni, finalmente gran difesa. È facile arrotondare il conto quando si è meno 20 e si sta giocando una ripresa da garbage; ai distratti ricordo che nel secondo tempo di ieri Ramagli si è risparmiato quasi del tutto gli americani, Cortese, Antonutti usando Amato solo all’occorrenza. Diamo tempo al ragazzo e sicuramente godremo di prestazioni di rilievo. Ad altri distratti ricordo che in maglia Vechta il tanto bistrattato Trevis Simpson è uno dei top scorer in BCL (l’altra Eurolega) e stabilmente nel quintetto ideale. Così. Per tacere di Troy Caupain.
Gerald è un giocatore di categoria che ha bisogno di una mano sotto le plance per rendere. Ed ecco (di nuovo) la faccia giusta del ragazzone nostrano che chiamiamo Jack. Inizio super, poi naso rotto e tante prestazioni dimesse. Qualcuno lo deve aver ‘motivato’ alla friulana, prova ne sia che ieri sera ha ‘mangiato in testa’ a Morse e compagni. Continuando così la coppia non scoppierà.
La faccia giusta della colonia più esperta: nelle ultime due gare, assieme a Cromer, sono stati Antonutti e Cortese ad aprire la scatola avversaria. Il capitano sta crescendo gara dopo gara, allontanando sempre di più lo spettro di una stagione, quella passata, da dimenticare senza rimpianti. Amato, poi, è il play con leadership incorporata che serviva a queste latitudini. Passa, tira, gioca senza lasciare nulla d’intentato.
La faccia giovane e rampante di Penna, Nobile e Jerkovic. Se per Lollo questa è la stagione decisiva per la consacrazione ad alti livelli, parlando di Vittorio pochi, ad inizio campionato, si aspettavano una maturità ed una crescita di queste proporzioni. Credo l’anno difficilissimo vissuto a Reggio gli abbia gettato un secchio d’acqua gelata in testa: il 4/4 dall’arco registrato ieri sera è testimonianza di un giocatore da rotazione, non solo di un aggregato per meriti natali (anche se esser di Basiliano non è banale). Jerkovic, infine, ha faticato a capire cosa si volesse da lui; forse mentalmente non è stato da subito pronto all’uso. Ha mezzi fisici e tecnici, e si vede: anche lui darà profondità alle rotazioni di coach Ale.
E la faccia da schiaffi dei giovanissimi? Daniel ed Enry non sono semplicemente due ‘under’ messi in roster per evitare sanzioni, ma due giocatori del portafoglio di Ramagli. Ohenhen ha sviluppato un fisico impressionante, deve solo sgrezzarsi; Enrico, e non cito il cognome per evitare che qualcuno fraintenda le mie parole, a quindici anni dispensa tentelli in serie C ed anche in A2 gioca con la faccia di tolla che ci vuole per sfondare in questo ambiente. Ho seguito Luka Doncic da quando lo vidi segnare un sessantello ad un torneo per ragazzini in maglia Olimpija; adesso ne parlano tutti, molti di questi mi aspettavano al varco quando (le parole scritte non sbiadiscono), arrivato al Real, dissi che la sua destinazione d’uso sarebbe dovuta essere oltreoceano. Abbandonato Luka, mi dedicherò a capire, studiandolo, quanto lontano potrà arrivare il ragazzino udinese.
Figlio, il suddetto ragazzino, di un eroe che condivide con il sottoscritto e Daniele Muraro l’avventura di un BH club in cui si dice quel che ci va, senza limitazioni né inibizioni. Lo chiamo eroe, perché so come soffre quando Caserta ci rulla in casa, o a Ferrara cediamo con modesta resistenza opposta. Si merita, lui ed il pubblico friulano, infinite serate come quella di ieri sera.
Il pubblico, appunto: per me straordinario. Deve solo imparare, al gong del 40’, a spegnere la modalità-tifo e dimenticare le reti sociali. Chiedere equilibrio è forse eccessivo, inibirebbe la passione; magari evitiamo le forbici postate ogniqualvolta un giocatore disputi una gara sottotono.
Chiedere equilibrio dopo una partita come quella di ieri sera, direte voi, è sciocco. Davvero?
Secondo me no. Imola ieri sera si è offerta, testa-sul-ceppo, per 35 minuti su 40. Con un coach in confusione tattica (passare, dopo un timeout, dalla difesa a ‘zona’ a quella a uomo con Udine che deve concludere in fretta e prendere canestro è semplicemente un suicidio), un americano (Bowers) che si sveglia quando sugli spalti si urla solo ‘cento, cento’; il resto della truppa che spadella fino a quando un parziale di 7-0 li riporta… a -16 (da lì al meno 34 in un amen) testimoniano di una gara mai nata per gli emiliani, che arrivavano baldanzosi da tre vittorie in quattro gare. Troppa Udine, niente Imola, 32 punti di distacco. È un episodio, bellissimo, che rimarrà tale se a Mantua Udine non saprà dare continuità alla striscia vincente.
Con la faccia giusta.
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