La vita ha detto loro che dovevano crescere presto. L’ha fatto con tutti e due. Con Ivan Juric, con Igor Tudor. Amici avversari, oggi, al Bentegodi. Uno che ha preso il cuore di Verona in tempo-record, per quel carattere da antipersonaggio che mette in cima a tutto i principi: se si parla di una cosa, la si fa. Niente chiacchiere. Lealtà, rispetto, questo ci vuole. Il popolo gialloblù è stato catturato da Juric nei giorni delle sconfitte. Quella con il Milan, quella con la Juve. Perché dentro partite così il tifoso dell’Hellas ha rivisto se stesso: la passione al di là del risultato, un orgoglio che sfida anche Saturno contro. L’altro, invece, si trova davanti al destino che vale per ogni tecnico che venga da tre sconfitte di fila. Dopo la gara persa con il Brescia, Tudor ha disposto un allenamento extra per l’Udinese. Ora, il duello con il «gemello diverso» Juric. Derby triveneto, sostenevano i vecchi cronisti. Derby di Spalato, per chi, come loro, viene dalla splendida perla della Croazia.
Temperamento Si sono incontrati all’Hajduk. Ivan già giocatore, Igor che saliva dalle giovanili, sul punto di fare il grande salto. A ventidue anni,Juric prese il volo per la Spagna. Siviglia. Spalato era nei gesti di ogni attimo, Spalato era Irena, la ragazza con cui stava fin da adolescente e che lo seguiva ovunque. Tudor, di anni ne aveva venti quando la Juventus lo prese, facendolo arrivare a Torino con un aereo privato. In bianconero sarebbe rimasto dal 1998 al 2005, uno dei duri della difesa di Carlo Ancelotti e di Marcello Lippi. Il temperamento non è dei più accomodanti, ma il carattere si è ammorbidito. Juric, a chi lo guarda di prim’acchito, sembra brusco, ma dietro il volto di pietra c’è un’umanità profonda, figlia dell’educazione familiare, ricevuta dai genitori, Jure e Mila, e condivisa con la sorella Karmen. Nelle orecchie sente la musica che ama, il death metal, e negli occhi scorrono le pagine dei libri che ha imparato ad adorare. Ha letto Lev Tolstoj e Fedor Dostoevskij, e in lui ci sono gli stessi sentimenti dei grandi della narrativa russa: è guerra e pace, è delitto e castigo. Poi, di nuovo, Spalato. Gente di mare, Ivan e Igor. D’estate, in barca, Juric gira per le coste croate, le uniche concessioni che fa alla disciplina di ferro che applica al suo lavoro. Anche Tudor ha la stessa abitudine: sempre una barca, sempre la Croazia, preferibilmente per raggiungere Hvar, l’isola di Lesina, per gli italiani: lì ha le radici, le origini.
Lottatori Nella calma dell’Adriatico, nel rumore colorato della Dalmazia, questi due lottatori trovano la quiete interiore. Sono croati e patriottici, con tanti rapporti in comune, tra cui l’amicizia con l’ex portiere Stipe Pletikosa: ancora Spalato. Lì Juric ha investito, ristrutturando, in società proprio con Pletikosa, una villa storica. Tudor si è, pure lui, dedicato al ramo immobiliare e ha anche aperto, in città, un ristorante di cui è comproprietario, insieme a Goran Vucevic, già centrocampista, indovinate un po’, dell’Hajduk. Dimmi da dove vieni e ti dirò chi sei. Nemici mai, Ivan e Igor. Ma a Verona, per i 90’ più recupero di una partita elettrica, si incroceranno con lo spirito di Spalato a guidarli.
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @Sbentivogli10
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