Nulla di nuovo sul fronte del calcio italiano. L’ennesima giornata di videoconferenze e incontri virtuali consente alla montagna di partorire il classico topolino, o forse anche meno. Fumata grigia un po’ ovunque, perché non è ancora il tempo delle decisioni. Col Paese fermo ormai da giorni, impegnato in una estenuante (per gli eroi al fronte) o alienante (per quelli chiusi in casa) battaglia contro il nemico invisibile che ha bloccato il pianeta, mica solo l’Italia. Si cercano rimedi, cure, misure. Si cerca di immaginare il futuro che nessuno vede. 

Si prende atto dell’unico fatto incontrovertibile, almeno finché non avremo qualche arma in più: decide il virus. E questa presa di coscienza, forse, potrebbe anche porre un freno a tutte le frecciate e le stilettate a cui stiamo assistendo. Non fosse che il nostro calcio è arrivato alla crisi senza aver fatto i compiti a casa, gravato dai suoi eterni debiti. E, dato che qui non c’è il ministro Azzolina, dato che qui ci saranno rimandati e persino bocciati, dall’alto cipresso al cespuglio, bosco e sottobosco si agitano spaventati alla vista di un buco che già c’era ed è stato soltanto allargato in potenziale voragine. Dando, per la cronaca, ancora una volta pessima immagine di sé stessi. 

Fumata grigia in Lega Serie A. Via Rosellini, intesa in senso metaforico, arriva al massimo al punto e virgola. La fotografia è nel comunicato conclusivo: si continua a fare la conta dei danni, mentre i danni vengono prodotti. Legittimo, ovvio. Prima la salute è il messaggio finale, anche se è chiaro che non tutti la pensino allo stesso modo. E se vogliamo è abbastanza fisiologico, per quanto non encomiabile, che diverse valutazioni siano fatte più sulla base di interessi particolari che guardando al quadro d’insieme. La proposta dei tamponi a tappeto con ritiro extralarge, per ora, rimane nel cassetto.

Sezione: Focus / Data: Sab 04 aprile 2020 alle 13:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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