È da poche ore ufficiale il trasferimento di Sven Kums dal Watford (propietario del cartellino) all’Anderlecht. Il belga in realtà ha calcato i campi della Serie A quest’anno, giocando in prestito all’Udinese. Soliti giri che conosciamo benissimo tutti, tra due club che sono sotto la stessa proprietà. Bisogna dire che Pozzo per acquistarlo ha dovuto presentare un’offerta da 10 milioni di euro al Gent (Sven ne era capitano e giocatore di maggior tasso tecnico), cifre che sono sicuramente fuori dalla portata delle casse friulane, ma non di quelle inglesi, che possono usufruire degli introiti stellari della Premier League. Questa estate dunque sembrava che fosse finalmente arrivato il regista di spessore tanto richiesto dagli allenatori passati per di qua e dai tifosi. Colantuono, per esempio, aveva chiesto sin dal suo arrivo un giocatore che impostasse la manovra. Chiese Jorginho, ai tempi ai margini del progetto Napoli, ma con Sarri alla fine l’italo-brasiliano divenne un profilo importante, dunque l’ex tecnico dell’Atalanta si dovette accontentare di Lodi, centrocampista già passato per Udine e nella parabola discendente della sua carriera. Ha fatto il suo, ma era evidentemente una pezza. Nella piazza friulana gli unici due registi “puri” che sono stati capaci di imporsi negli ultimi anni sono stati il cileno Pizarro (che contribuì alla cavalcata per la Champions) e Gaetano D’Agostino, che durante le annate in bianconero qualcuno paragonò a Pirlo ed ottenne la qualificazione in Nazionale, salvo poi sparire, dopo il mancato trasferimento alla Juventus. Per il resto, si sono adottate sempre soluzioni alternative, come quella di mettere Inler al centro del 3-5-2 a fare da ibrido tra regista e mediano di rottura. Sembra quasi però che solo col regista puro si possa ambire a certi risultati ed ecco dunque che a grande richiesta Pozzo in estate fa il colpaccio. Kums infatti era cercato anche da Napoli e Fiorentina, alla caccia di piedi buoni da inserire a centrocampo.
Arriva verso la fine del precampionato, giusto in tempo per fare un paio di amichevoli ed illuminare subito con passaggi precisissimi e grandi lanci, che ricordano quelli che, molto di rado, riusciva a fare il buon vecchio Lazzari, altro regista che si è rivelato essere una pezza temporanea. La rivoluzione della rosa sembra così completa, con tanti nuovi innesti giovani e promettenti, come De Paul e Fofana, e l’arrivo di giocatori di spessore, come appunto Kums (che deve fare un po’ da chioccia anche a Balic, visto come il centrale del futuro dell’Udinese). C’è però una cosa che forse la società non ha preso in considerazione al momento dell’acquisto: il belga è abituato a giocare innanzitutto in un centrocampo a quattro e non a tre o a cinque, inoltre era innestato in un’intelaiatura che gli permetteva di inserirsi spesso nella zona offensiva, occupandosi meno di coprire la difesa, nonostante abbia le qualità per fare anche questa fase con efficacia. In sostanza, non può fare tutte e due le zone del campo contemporaneamente, cosa che tra l’altro è difficile per praticamente chiunque, e quindi ha bisogno di un compagno che gli faccia da “scudo”, proteggendo la zona che resta scoperta quando Kums si spinge in avanti. Iachini non vuole andare ad intaccare il modulo per cucirlo su misura per il belga, ha altre priorità. Nel 3-5-2 estivo Kums viene messo al centro, cosa che rimane anche quando, a inizio campionato, si decide di passare definitivamente al 4-3-1-2. L’ex Gent viene piazzato come schermo davanti alla difesa, quindi i suoi compiti prevedono soprattutto il fare da filtro per la difesa, recuperando palla e scaricando rapidamente la palla ad un compagno, o tenendola per far salire la squadra, grazie alla sua capacità fuori dal comune di proteggere la sfera. Il belga viene messo lì anche per mancanza di alternative. Il tecnico ex Siena vede Hallfredsson come mezzala e prova Fofana in quella posizione, con pessimi risultati. Da subito il numero 26 fa vedere che in difesa può aiutare tanto, ma quando si tratta di illuminare i compagni, imbastendo l’azione, è praticamente invisbile, non riuscendo quasi mai a trovarsi con il trequartista De Paul. Con Iachini le cose a non funzionare sono tante e, dopo lo 0-3 con la Lazio, gli viene dato il ben servito, in favore di Delneri. Il tecnico, al momento della presentazione, deve subito spiegare come intenda sfruttare Kums, dato che è fondamentalmente l’acquisto più importante dell’estate e dai suoi piedi dovrebbe passare il rilancio delle zebrette. Il tecnico risponde che ha avuto giocatori simili in passato e che mettendoli in posizioni più avanzate possono dare il loro meglio.
Delneri ha due settimane per preparare il suo esordio e negli allenamenti l’idea di passare a un centrocampo a quattro o a un 4-2-3-1 non viene nemmeno sfiorata. Si passa al 4-3-3 e Kums viene sempre piazzato lì, davanti alla difesa e con due mezzali da innescare. Il discorso resta lo stesso. L’ex Gent è bravo a coprire, ma non riesce a dare fluidità all’azione, nemmeno quando si ritrova ad avere al suo fianco due giocatori dinamici come Jankto e Fofana. Partita dopo partita si inizia a vedere sempre più chiaramente come il ragazzo faccia fatica ad inserirsi nei ritmi del calcio italiano, facendo benissimo la fase difensiva, che, essendo l’uomo davanti ai due centrali, è quella di cui si deve occupare maggiormente, ma in avanti il suo piede da rifinitore non si vede mai. Il tecnico di Aquileia inizia quindi a pensare ad altre soluzioni. Intanto però, a novembre, Kums sembra invece per un attimo aver capito come muoversi. Nel match casalingo con il Napoli timbra l’unico assist della sua stagione, mettendo sulla testa di Perica il gol dell’1-2. Poi, due settimane dopo, contro il Bologna, Delneri decide di schierarlo mezzala, mettendo affianco a lui Hallfredsson e Fofana dalla parte opposta. La nuova posizione sembra definitivamente sbloccare l’ex Gent, che contro i felsinei gioca probabilmente la sua migliore partita di quest’annata, rendendosi spesso pericoloso in avanti. Purtroppo però si rivela essere un fuoco di paglia. Nelle partite successive continua il problema della collocazione. Contro l’Inter, al rientro dalle vacanze, gioca un’altra buona partita, ma poi con la Roma torna mostrare le stesse difficoltà e inizia inoltre a lamentare un piccolo problema al ginocchio. Delneri ne approfitta e praticamente istituisce quello che sarà per diversi mesi il centrocampo titolare dell’Udinese, ovvero il terzetto formato da Fofana, Hallfredsson e Jankto. Nel girone di ritorno dunque Kums diventa una seconda linea di super lusso e sembra iniziare anche a perdere sempre più entusiasmo, regalando spezzoni molto anonimi. Cerca di svagarsi facendo il turista in giro per il Friuli, tanto che le sue foto vengono anche esposte in una mostra ufficiale e viene premiato dalla presidente della regione Serracchiani come “novello ambasciatore”.
Sul campo però le cose non vanno bene per lui e bisogna trovare una soluzione. Il 27 aprile inizia a circolare un’intervista rilasciata ad un’emittente belga in cui Kums annuncia che a fine stagione tornerà a Watford, dato che per Delneri lui è un giocatore da mettere davanti alla difesa e lui non si sente a suo agio in quel ruolo. Il tecnico, nella conferenza stampa pre Bologna, rettifica parzialmente la cosa, spiegando che in realtà quello che ha detto al belga è che lui non può giocare davanti alla difesa e dovrebbe giocare in un ruolo che nell’Udinese di questi mesi non è previsto, per esprimersi al meglio. Insomma, errore di traduzione o meno, la sostanza è la stessa: Kums è fuori ruolo, non può rendere al meglio e non è previsto che a breve si imposti il gioco in base alle sue caratteristiche. L’addio dunque viene confermato ed anzi a fine maggio si sviluppa in modo ancora più drastico. Il giocatore infatti è giù di morale e non se la sente di tentare una nuova avventura in un nuovo campionato come quello inglese, chiede quindi di tornare in patria. Pozzo lo accontenta e inizia a trattare con l’Anderlecht a fine maggio. Il trasferimento diventa ufficiale il 2 giugno. Anche stavolta dunque il regista classico per l’Udinese si è rivelato un fallimento, stavolta più per l’idea di gioco che è stata imbastita che per reali limiti tecnici del candidato di turno. Un peccato, perché Kums ha mostrato di avere un piede d’alto livello, ma non è riuscito ad adattarsi al nuovo ambiente e non si è voluto aspettare un anno come si fece con Pizarro (che però era molto più giovane e “sgrezzabile”). Poco male però, perché il centrocampo dell’Udinese ha scoperto nelle ultime quattro partite un altro potenziale fenomeno (dopo Jankto e Fofana), ovvero Balic, che sta mettendo in mostra caratteristiche diverse, ma che potrebbe aver imparato molto proprio da Kums, che potrebbe aver così lasciato comunque un piccolo segno nella squadra friulana.
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