Francesco Ferrari, ala classe 2005 in forza alla UEB Gesteco di Cividale, si racconta al settimanale della Gazzetta - lo Sportweek - fresco di titolo Europeo conquistato con la Nazionale italiana Under 20 ed arricchito dal premio personale come MVP del torneo e dall'inserimento del suo nome nel quintetto ideale della manifestazione.
Un Europeo vissuto da assoluto protagnoista, con una media di sedici punti nelle sette partite giocate dall'Italia - finale compresa. Il momento che non dimenticherà mai del torneo ce l'ha ben chiaro in testa: "L'abbraccio a mio padre, mia madre e mio fratello più grande dopo la vittoria in finale sulla Lituania. Gli ho urlato 'Ce l'ho fatta!'. Hanno risposto con un bel bacione e qualcuno ha detto: 'Te lo meritavi'".
Nella vittoria finale ci ha iniziato a credere fortemente in un momento ben preciso del torneo: "A metà del terzo quarto contro Israele, nei quarti di finale, quando abbiamo iniziato la rimonta che ci ha consentito di portare a casa la partita. Mentre recuperavamo punto su punto, mi sono detto: 'Se vinciamo questa possiamo fare veramente qualcosa di speciale' ".
Fenomeno. È così che viene definito; un appellativo difficile da portare e che si rende conto che gli mette sulle spalle una grossa responsabilità: "Io mi sento una persona normalissima, poi come tutti i ventenni sto sui social e leggo ciò che dicono di me. Sono grato per i complimenti, che però aumentano le aspettative sul mio conto e di conseguenza il mio senso di responsabilità".
Una vittoria condita anche da una nota amara, come i commenti razzista sotto alla foto pubblicata dalla Federazione prima della partenza della squadra per il torneo: "Con questa vittoria abbiamo zittito parecchi".
Poi, una domanda sulle società italiane di basket e il coraggio di lanciare i giovani; coraggio che - a dire di Ferrari - deve arrivare si dai club, ma deve arrivare anche dai ragazzi: "Certamente serve coraggio, ma non solo da parte delle società. Anche noi giocatori dobbiamo avere il fegato di fare certe scelte, intraprendere un certo tipo di percorso, alzando l'asticella poco alla volta. Poi ci vuole fortuna, compresa quella di sfruttare l'occasione che ti viene data, perché se sbagli, pochi club te ne concedono un'altra, anche se non dovrebbe essere così".
"Penso che a livello tecnico e mentale non ho nulla in meno rispetto a chi gioca in A. Oggi gioco a Cividale, in un club di A2 di alto livello, perciò, si, penso di essere pronto" ha ammesso, alla domanda se si sentisse pronto per la serie A.
Poi il papà, che l'ha sempre ispirato e che lui ha sempre seguito nella sua carriera da giocatore - e che gli ha trasmesso questa passione per lo sport: "Da bambino andavo a vederlo giocare anche in trasferta, insieme al resto della famiglia. Se non ci fosse stato lui non so se sarei qui in questo momento. Di sicuro papà era un gran tiratore, aveva delle mani migliori delle mie".
Il suo idolo da bambino era Kobe, ma ha sempre apprezzato molto anche Danilo Gallinari: "Ieri, come oggi, mi piace molto Gallinari. Molti mi accostano a lui: Danilo è più alto, ma entrambi siamo pericolosi al tiro e sappiamo 'aprire' il campo. Sarebbe un sogno essere come lui. Un anno fa ho fatto qualche allenamento con lui in Nazionale a Trento. Ero il più piccolo del gruppo, non conoscevo nessuno, passavo da uno all'altro a presentarmi finché si avvicina lui a me e mi fa: 'Ciao, piacere Danilo'. 'Ciao, piacere Francesco', ma in realtà avrei voluto dirgli: 'È inutile che ti presenti, so benissimo chi sei'. Ora mi ha scritto su Instagram dopo l'Europeo: i suoi complimenti sono molto importanti per me".
E senza basket, cosa farebbe ora Francesco Ferrari?: "Alle elementari scrissi in un tema che o avrei giocato a pallacanestro o avrei fatto il gelataio".
E tra NBA ed Eurolega..."Ho sempre seguito molto l'Eurolega, anche perché mi sento un giocatore più da squadra europea, ma la NBA sarebbe un sogno perché ci stanno i migliori al mondo. Il mio obiettivo è giocare al più alto livello possibile: quindi ti dico Eurolega, ma la NBA sarebbe wow".
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